Silvio Berlusconi – Ruby: cdr Tg1 e Aiart contro la gestione di Augusto Minzolini

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Il comitato di redazione del Tg1 ha scritto una nota molto dura contro Augusto Minzolini riguardo al modo con cui il direttore del telegiornale di Raiuno ha deciso di gestire la vicenda Silvio Berlusconi – Ruby:

Dopo la rievocazione del caso Leone, il sexy-gate di Clinton: si propongono accostamenti alla vicenda che coinvolge il presidente del Consiglio e si omettono gli elementi chiave dell’inchiesta che lo riguarda. Così non si fa informazione completa ed equilibrata, ma si usa il principale telegiornale del Paese per orientare i telespettatori. Il cdr chiede che una vicenda istituzionale così delicata sia finalmente trattata in modo completo, a garanzia di tutti i nostri telespettatori.

Anche il presidente dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart, Luca borgomeo, è critico:

Tg1, l’offensiva di Minzolini: “Da gennaio monitorerò le cantonate dei colleghi”

Chi la fa l’aspetti, pare dire il direttore del Tg1 Augusto Minzolini che in un’intervista pubblicata oggi su Panorama dichiara: “Sulle mie note spese non c’è alcuna inchiesta interna e comunque sono disposto a dimostrare che le mie spese sono sempre state in ordine. E contrattaccherò anche sugli altri fronti. A Minzoparade (rubrica del Fatto quotidiano in cui si critica il direttore del Tg1) e attacchi vari risponderemo con Media, una rubrica di un minuto che da metà gennaio, all’interno del tg, monitorerà cantonate e faziosità dei colleghi”. Insomma Minzolini sta preparando una controffensiva a tutti gli effetti, dopo le innumerevoli critiche piovute da ogni dove a lui e al suo Tg, accusato di faziosità e di visione parziale degli accadimenti soprattutto politici, oltre ad aver infarcito il contenitore delle 20 con tutta una serie di servizi su argomenti spesso risibili.

Sul groppone del giornalista anche la questione Tiziana Ferrario reintegrata al servizio dal giudice del lavoro, dopo essere stata “rimossa” dallo stesso Minzolini con una decisione motivata dall’esigenza di voler “svecchiare” la redazione: “‘La sentenza è il frutto di un intreccio perverso fra politica, magistratura e baronati tv”, afferma Minzolini, “Susanna Petruni e Francesco Giorgino, rimossi dalla conduzione da Giulio Borrelli e Clemente Mimun, non andarono dall’avvocato. Con questa logica un editorialista del Corriere della Sera che non convince più il direttore potrebbe imporre la sua firma in prima pagina rivolgendosi alla magistratura”. Aggiungendo poi:”Sulla vicenda di Tiziana Ferrario ovviamente faremo ricorso“.

Rai ricorrerà contro il reintegro di Tiziana Ferrario

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La Rai ricorrerà contro la sentenza del tribunale del lavoro che ha ordinato il reintegro di Tiziana Ferrario alle sue mansioni di conduttrice del Tg1 delle 20.00. Ad annunciare la decisione della tv di stato è la stessa giornalista in una lettera aperta ai colleghi affissa in bacheca nella sede del Tg1:

Nessuna lesa autonomia del direttore, nessun trionfo della gerontocrazia, nessun baronato, nessuna inamovibilità del conduttore. L’ordinanza con la quale sono stata reintegrata nei ruoli che svolgevo al Tg1 prima della mia brutale rimozione ha semplicemente stabilito che non posso stare senza lavorare e che mi devono essere assegnate mansioni adeguate alle mie professionalità di cui la conduzione è una componente molto importante.

La Ferrario, che si augurava che la Rai non facesse ricorso, precisa che in un anno di direzione di Minzolini la Rai non ha:

potuto mostrare al giudice alcun documento che provasse il mio utilizzo, nessuna trasferta tranne quella ordinatemi in fretta e furia a novembre quando la direzione – solo dopo essere venuta a conoscenza della mia causa e dell’udienza fissata per il 26 novembre scorso – mi ha chiesto di sostituire per 15 giorni il corrispondente di New York.

Tiziana Ferrario reintegrata al Tg1 dal giudice

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La sezione lavoro del tribunale di Roma ha accolto il ricorso Tiziana Ferrario e ha ordinato che la giornalista sia reintegrata nelle mansioni di conduttrice del telegiornale serale del Tg1 e di inviata speciale per grandi eventi. Secondo il giudice Maria Gabriella Marrocco, la rimozione è stata:

Una grave lesione della sua professionalità per motivi di discriminazione politica a seguito dell’opposizione della stessa giornalista alla linea editoriale del direttore Augusto Minzolini.

La Ferrario si dice soddisfatta:

Perché è stata riconosciuta un’ingiustizia professionale. E’ stata una sentenza importante perché afferma il principio fondamentale che i poteri del direttore di una testata giornalistica sono limitati dalla legge: non ha infatti il diritto di emarginare o mettere i giornalisti della sua redazione in condizione di non lavorare… Dunque una sentenza ancora più importante in quanto può rivelarsi utile a tutti coloro che hanno subito il mio stesso trattamento, da Paolo Di Giannantonio a Massimo De Strobel, da Raffaele Genah a Bruno Mobrici, alla stessa Maria Luisa Busi che con grande coraggio ha deciso di rinunciare alla conduzione del Tg1 perché non riteneva di essere più nelle condizioni di svolgere con serenità la propria professione.

Enrico Mentana, le scelte del TgLa7 e il commento sul Tg1 di Minzolini

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Enrico Mentana a quota 111 conduzioni consecutive del TgLa7 delle 20.00 parla del suo telegiornale e in un’intervista rilasciata a Il giornale: il direttore spiega come fa a rimanere in onda da più di cento giorni:

Non soffro di stress. Arrivo in studio un minuto prima, mi allaccio il colletto della camicia button-down e comincio. E’ questione di carattere. Sono ansioso solo per le persone che amo. Di me stesso mi sento sicuro. Mi conosco da tempo.

Il giornalista, che ha scelto personalmente il colore dello sfondo, verde, ma non di avere i neon nascosti sotto il vetro della scrivania, apprezza la scelta di uno studio spoglio (“Quando gli spettacoli hanno troppo arredo, significa che non c’è sostanza”). A proposito della sua conduzione rivela di non scriversi i testi:

Tv: gli immigrati preferiscono Mediaset alla Rai, Tg5 programma più seguito

Quali sono i programmi più seguiti dagli immigrati? Una possibile risposta viene data da un’interessante ricerca Mass Media e immigrazione in Umbria, realizzata dalla Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Perugia.

Il risultato della ricerca, condotta nei principali comuni dell’Umbria (seconda regione italiana per presenza di immigrati), attraverso 420 interviste, parla chiaro: gli stranieri che guardano la tv, l’89,8%, seguono soprattutto Canale 5 e Rete 4, piuttosto della Rai.

I dieci programmi più seguiti sono il Tg5, poi Amici, Tg1, Grande Fratello, Uomini e Donne, Striscia la notizia, Le Iene, I Bellissimi di Rete 4, le partite di calcio, I Simpson e Studio Aperto. I teenager preferiscono Colorado, Grande Fratello, One Piece e I Simpson.

Sondaggio Demos-Coop sui Tg: chi sale, chi scende


Che l’Italia fosse media dipendente non vi erano dubbi, l’ulteriore conferma arriva dal sondaggio annuale condotto dall’ Osservatorio Demos-Coop pubblicato di recente dal quotidiano La Repubblica. Una media altissima, 8 italiani su dieci, attinge all’informazione televisiva al punto che ormai si può dire che la realtà venga mutuata dai fatti che in grande spolvero vengono proposti ogni giorno dai Tg nazionali. La nota positiva del sondaggio arriva proprio dai dati relativi alla disaffezione o meno nei confronti di questo o quel Tg. Al di là dei proclami dei vari Augusto Minzolini e Clemente J Mimun che si dicono paladini della vera informazione, con i rispettivi telegiornali infarciti di servizi al limite del ridicolo se non addirittura imbarazzanti, l’italiano medio dimostra di non essere il classico organismo decerebrato incapace di discernere tra la qualità e la quantità, come qualcuno vorrebbe farci credere.

La peggiore battuta d’arresto la segnano proprio il Tg1 (che tra l’altro ci rimette anche in pubblicità) con dieci punti in meno rispetto ad un anno fa e il Tg5 con un gradimento pari al 49% in caduta libera. A guadagnarci sono il Tg3, Sky Tg24, il Tg La7 e udite udite, Rainews di cui in più di un’occasione ci siamo ritrovati a tessere le lodi proprio da queste pagine. Con una situazione in perenne bilico, il direttore Corradino Mineo in odore di sostituzione da illo tempore, il canale all news della Rai, riesce a togliersi più di un sassolino dalla scarpa. “Cresce il gradimento e la fiducia del pubblico per Rainews – riporta una nota del cdr – E’ questa l’ennesima prova dell’importante ruolo di servizio pubblico che svolge l’all-news della Rai. E della nostra qualità dell’informazione, pluralista, autonoma indipendente. Non c’è più spazio per ulteriori rinvii, la Rai deve decidere su risorse e mezzi per il canale all-news“ In più si aggiunge:“Ma le mancate decisioni dell’azienda, a cui da oltre un anno chiediamo risorse e mezzi per il rilancio del canale, rischiano di vanificare per sempre i risultati raggiunti”.

Agcom diffida il Tg1, richiama Tg4 e Studio Aperto per squilibrio a favore di maggioranza e governo: Minzolini, Fede e Toti non ci stanno

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LAgcom ha ammonito Rai e Mediaset a causa del forte squilibrio dell’informazione a favore della maggioranza e del governo: la commissione Servizi e Prodotti dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dopo aver analizzato il pluralismo per il periodo luglio – agosto – settembre 2010, ha diffidato il Tg1 e ha richiamato il Tg4 e Studio Aperto, che non sono stati equi nel minutaggio. Per questo l’autorità avverte:

Qualora tale squilibrio perdurasse verranno adottati ulteriori provvedimenti.

Augusto Minzolini, direttore del Tg1 ha replicato (fonte Libero):

E’ una decisione che mi lascia perplesso e poi non può certo essere l’Agcom a dire quale deve essere la presenza dei partiti all’interno del telegiornale. I dati dell’Osservatorio di Pavia che abbiamo a disposizione vedono a settembre l’istituzionale al 13,7%, il governo al 36,5%, la maggioranza al 21,5% e l’opposizione al 25,6%.Come si vede i dati sono sostanzialmente in linea con la divisione 30 al governo, 30 alla maggioranza, 30 all’opposizione. Questa discordanza di dati con quelli dell’Agcom è già una stranezza. E bisogna considerare che Fli è conteggiato nella maggioranza. In secondo luogo nell’ultimo periodo le vicende politiche hanno riguardato prevalentemente la maggioranza e il governo ed il criterio di notiziabilità va comunque considerato.

Tg La7: la sfida al Tg1 è iniziata?

Lungimirante, al momento non troviamo aggettivo migliore per definire Enrico Mentana, l’uomo che ha saputo dire basta alla corazzata Mediaset (ricorderete le dimissioni da direttore editoriale e quindi da Matrix), che ora ha saputo reinventarsi in una realtà come La7 la quale gli consente, speriamo che le circostanze favorevoli restino tali, i necessari spazi di manovra. In appena due mesi, il prode Enrico ha saputo rivitalizzare l’asfittico Tg La7 (+58% di share rispetto ad un anno fa) attestandolo nell’edizione delle 20, su una media di 697mila telespettatori con punte di 1,4 milioni, sfidando i blasonati Tg1 e Tg5: “È come un campionato, la tua squadra deve vincere ma speri anche che gli altri facciano dei passi falsi. E se, per assurdo, dichiara Mentana, i due principali Tg fossero entrambi filogovernativi, ci sarebbe più spazio per noi, che non privilegiamo né Bersani né Berlusconi“.

Dalle parti del Tg1 si ostenta sicurezza, in una recente dichiarazione durante la trasmissione Uno Mattina Estate di Raiuno, il direttore Augusto Minzolini tutto intento a dare un’anima alla sua creatura, anima sappiamo bene di chi, ha dichiarato: “Francamente non mi sento in competizione con Mentana Ha un grande seguito sui media, che parlano di questo successo de La7, che è meritato. Noi ad agosto, rispetto all’anno scorso, abbiamo avuto 500 mila spettatori in più, Mentana ne ha guadagnati 240 mila, di fatto noi abbiamo guadagnato il doppio. Il Tg5 ne ha persi all’incirca 270 mila. Semmai il problema non è mio, ma di Clemente Mimun”. Minzolini sa d’avere a che fare con un osso duro, che potrebbe mettere in crisi seria la sua già contestata leadership del telegiornale più visto d’Italia.

Mauro Masi parla di Annozero, Serena Dandini, Sky, il Festival di Sanremo 2011 e il Tg1

Ieri Mauro Masi a Cortinaincontra è stato intervistato da Giovanni Minoli: il direttore generale della Rai ha parlato di numerosi argomenti tra i quali Sanremo, Annozero, Serena Dandini, il Tg1 e il rapporto Sky-Rai (fonte Apcom).

Annozero
La stima per la persona e per il professionista è fuori discussione, Ma è un caso molto specifico e peculiare, il suo rapporto con l’azienda è determinato da una doppia sentenza del giudice del lavoro che fissa anche gli orari per andare in onda. La sentenza dice che Santoro deve fare un programma, non quale programma. Ci vedremo nei prossimi giorni. Ho firmato le carte che servono per avere un incontro costruttivo (che si terrà domani N.D.R.)

Serena Dandini
Ci siamo incontrati, io ero perplesso sul programma ma lei mi ha convinto che farà un programma un po’ diverso, sempre quattro serate a settimana.

Speciale Tg1 – Documentari su Raiuno

Da questa sera in seconda serata su RaiUno all’interno del ciclo dello Speciale Tg1 intitolato Il Documentario, andrà in onda il primo di una serie di otto film documentari, un omaggio alla storia del documentario italiano che la Rai ha voluto proporre ai propri telespettatori in collaborazione con Rai Cinema. Il progetto nasce dall’esigenza di ridare visibilità e prestigio ad un genere spesso sottovalutato, che offre invece uno spaccato di realtà e che strizza l’occhio ai grandi temi di attualità.

Il documentario, attraverso una cura delle immagini e ad un linguaggio più specificamente cinematografico è vicino ai telespettatori: grandi inchieste, racconti internazionali, vite di personaggi che hanno reso grande il nostro paese. La Rai ha messo insieme giornalisti, registi giovani e autori affermati per raccontare le storie che ci riguardano, che conosciamo ma spesso senza approfondimento.

Tg 1 e di Rai Cinema mettono insieme le loro forze, i loro bagagli di conoscenza per dare vita a un primo pacchetto di titoli, che comprende L’Oro di Cuba di Giuliano Montaldo, Sotto il cielo azzurro di Eduardo Winspeare, Tessere di pace in medio oriente di Luca Archibugi, Siamo tutti vecchi di Francesca Muci, Ward 54 di Monica Maggioni, Petrolio di Roberto Olla e per concludere Ritratto d’artista, due documentari firmati da Vincenzo Mollica.

Informazione in tv: Tg5 ed Enrico Mentana i più amati dagli italiani

In periodo di crisi dell’informazione, tra leggi bavaglio e telegiornali con la T maiuscola, Affaritaliani.it, in collaborazione con SWG, ha chiesto a 1.000 soggetti che seguono abitualmente i telegiornali quali sono i giornalisti e i Tg che preferiscono.

I risultati parlano chiaro: tra i giornalisti Enrico Mentana, possibile nuovo direttore del Tg La7, è quello più apprezzato, con il 20% delle preferenze, grazie alla trasversalità del gradimento, seguito da Bianca Berlinguer (votata soprattutto dal pubblico del centrosinistra, con il 15%) e da Antonello Piroso (14%).  Maria Luisa Busi (12%) batte il suo direttore Augusto Minzolini (10% in maggioranza di centrodestra), mentre Clemente Mimun (9%) supera Emilio Fede (6%) fanalino di coda.

Minzolini:”Tg1 trasparente ed imparziale”, chi gli crede?

 Le chiamano affinità elettive, sono pulsioni dell’essere umano, sorta di alchimie inconscie che ci inducono a trovare coloro che più si avvicinano alle nostre aspettative d’amicizia meglio ancora sentimentali, ci viene da pensare che il fenomeno si ricrei anche tra l’uomo e quelle che inopportunamente chiamiamo bestie, la presunta somiglianza tra il cane e il suo padrone ne è esempio. Sarà per questo che gli uomini di potere amano circondarsi di persone che in qualche modo rispecchino in toto i loro credo, non stiamo pensando di semplici lacchè ma di individui che mossi dall’adorazione verso il capo, da attori consumati, si calano nel personaggio al punto da divenire tutt’uno con esso.

Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini deve aver imparato bene la parte ed ora la recita a soggetto senza sbagliare neanche una virgola. Al comando del più importante telegiornale italiano (ma chissà se lo è ancora), infischiandosene delle critiche e richiami che gli giungono da più parti, tira dritto per la strada, esternando sorrissini maliziosi, un piglio da perfetto affabulatore di masse. Dopo aver effettuato il restyling della redazione e ora anche della scenografia (ma la sigla lascia a desiderare), da capitano della nave profondo conoscitore delle rotte, si affida all’unica stella del suo personale firmamento, a cui concedere d’essere guidato sfidando le tempeste.

La tv cambia in peggio, chi pensa agli spettatori?

 Oppresso da logiche opportunistiche tipiche della politica da una parte e dalle non certo migliori esigenze di fare cassa a tutti i costi dall’altra, il sistema televisivo italiano in questi ultimi tempi sta subendo una serie di sommovimenti che lo scuotono dalle fondamenta. Continua incessante la rivoluzione digitale che ha reso felici produttori di televisori e decoder, un po’ meno i diretti interessati, quei telespettatori spesso anziani e poco competenti (non per colpa loro) costretti a ripetute sintonizzazioni di canali che spariscono e ricompaiono senza una collocazione fissa.

Come è possibile che un evento così importante, storico addirittura, quale la conversione del segnale da analogico a digitale sia stato pianificato in maniera a dir poco frugale, senza stabilire una numerazione definitiva sul telecomando? Risultato la “scomparsa” di Rainews, giustificata da motivi tecnici, dalla maggior parte delle tv d’Italia durante il recente switch over lombardo, da aggiungere a una generale riorganizzazione (leggi cambio di numero) dei canali stessi anche nelle regioni non interessate.

Sul satellite lo scontro Sky-Mediaset ha assunto toni cruenti: da qualche giorno il segnale di Canale 5 al mattino è criptato, una scritta invita i teleutenti a trasferirsi sulla piattaforma Tivù Sat creata apposta per fronteggiare l’avanzata del colosso di Rupert Murdoch. Mediaset risponde così all’introduzione della digital key sui decoder Sky. La chiavetta consente di ricevere tutti i canali trasmessi in chiaro sul digitale terrestre, iniziativa poco gradita al Biscione il quale probabilmente sta contemplando altre misure di ritorsione, anche i questo caso si denota poca sensibilità nei confronti di coloro che con il telecomando sono in grado di modificare i delicati equilibri del mercato tv : gli spettatori.