A più di un mese dall’arrivo sui teleschermi italiani di Wedding Tv, canale 406 di Sky, forte del successo acquisito in molti Paesi fra cui Irlanda, Russia, Turchia, Scandinavia, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Ucraina, Africa, Malesia e Australia, Cinetivù ha incontrato Filippo Mori Ubaldini alla guida di Filmedia società che distribuisce in Italia, oltre alla tv per gli sposi, un altro marchio di successo quale Discovery Channel. Ecco cosa Ubaldini ci ha anticipato sulle prossime novità in palinsesto.
Dopo il successo all’estero avete deciso di portare Wedding Tv anche in Italia, come mai?
Consideri che la mia società Filmedia ha tra i suoi obiettivi principali quello di intercettare e importare brand internazionali, noi collaboriamo inoltre per Scripps Networks International di cui siamo consulenti strategici per l’Italia che è uno dei più grossi produttori di canali lifestyle degli Stati Uniti con cui stiamo valutando nuovi progetti per l’Italia, insieme ad altri due in fase di start up per il prossimo anno che prevediamo sarà particolarmente esaltante. Filmedia ha inoltre altre due aree di business che sono Framepool una delle più importanti banche di immagini al mondo, dove noi vendiamo i video con riscontri notevoli e inoltre rappresentiamo importanti broadcaster pubblici come ORF e Deutche Welle.
Quali obiettivi vi proponete?
Nei prossimi sei mesi cercheremo di rendere Wedding Tv più identificabile con il mercato italiano, con tutta una serie di produzioni più appetibili per il pubblico di casa nostra. Stiamo inoltre lavorando con degli editori, per trovare delle sinergie che rendano il brand del canale meglio localizzabile.
Al momento in palinsesto vi sono molti programmi in inglese (con commento in italiano) continuerete a proporli anche in futuro?
Assolutamente no, come dicevo in precedenza nei prossimi mesi la programmazione subirà un cambio piuttosto radicale. A partire dalla fine di gennaio cominceremo ad inserire ogni mese due/tre nuove produzioni, fino ad arrivare all’obiettivo previsto che è di 100 ore l’anno autoprodotte.
