Ogni pubblico ha la tv che si merita? La risposta dovrebbe essere affermativa, considerate le condizioni precarie in cui riserva il piccolo in schermo da diversi anni, dove col termine precario ci si riferisce alla qualità in continua discesa dei programmi e relativi contenuti. C’è chi riconduce il processo di decadimento della tv in Italia, alla nascita delle emittenti commerciali e alla loro necessità di fare cassa, un appiattimento verso il basso da cui neanche la Rai è immune ma che anzi nel tempo ha visto la Tv di Stato uniformarsi alle esigenze di mercato, assumendo di fatto le sembianze degli allora rivali (lo sono ancora?).
Tracciamo una breve cronologia delle dichirazioni che negli anni si sono susseguite nell’avvalorare la tesi che l’imbarbarimento televisivo sia un dato di fatto. Nel 1992 Giorgio Gori allora direttore di Canale 5 afferma:”La tv è un eccezionale specchio sociologico: andiamo in giro per le case degli italiani e scopriremo che la televisione non è altro che un’ immagine fedele del Paese“, dichiarazione che ci sentiamo di condividere. A favore della tesi che la tv è cambiata e non in meglio personaggi da cui non ci si aspetterebbe, per ovvi motivi, simili commenti come Valeria Marini che nel gennaio 1999 dichiara: “Tv volgare, si poteva evitare nelle feste di Natale. Meglio lo show tradizionale, Baudo e Mike. Vorrei tornare ai tempi di Canzonissima“, quell’anno Domenica In aveva proposto con relativa scia di polemiche un balletto di ragazze a seno nudo.