Strano Paese l’Italia, manifesto di cultura millenaria che tutti ci invidiano, oppresso da mille contraddizioni mutuate da un’ignoranza latente che disconosce una cosi sublime tradizione, dove i governanti uniformano le leggi in base ai loro interessi, alla faccia di quella libertà cosi tanto proclamata ma mal preservata. In questi giorni Paolo Romani viceministro alle Attività Produttive, ha presentato un decreto che ufficialmente recepisce la direttiva comunitaria sulle televisioni (Tv senza frontiere) ma che di fatto andrebbe ad intaccare tra gli altri alcuni principi fondamentali che riguardano la fruizione di filmati sulla rete.
In particolare il decreto prevede: la cancellazione delle norme a sostegno delle produzioni indipendenti di fiction e cinema, la limitazione degli affollamenti pubblicitari per il satellite e i canali a pagamento, l’esclusione del tetto del 20% stabilito dalla legge Gasparri dei canali pay e di quelli che ripetono programmi e infine, il giro di vite sul web, derivante dall’inclusione di internet nella disciplina riguardante i siti che trasmettono non occasionalmente immagini. La normativa garantirebbe al dicastero delle Attività Produttive e quindi al governo, la discrezionalità in materia autorizzativa anche alle trasmissioni in diretta o live streaming su internet.



