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Lo scandalo della banca romana, riassunto seconda puntata

Ieri sera è andata in onda la seconda puntata de Lo scandalo della banca romana. Clemente (Vincent Perez) decide l’assassinio di Antonio Sarno per evitare che qualsiasi persona si metta contro di loro. Bernardo Tanlongo (Lando Buzzanca) sembra però non essere d’accordo con la strategia attuata dal direttore del quotidiano, nonostante sia un suo grande alleato.

Mattia (Giuseppe Fiorello) incontra il commissario Cavaterra (Ninni Bruschetta), il quale lo informa della morte di Antonio Sarno e del fatto che in punto di morte abbia nominato suo padre (Lollo Franco). Renata (Andrea Osvart) è convinta dell’innocenza del padre. Mattia lo raggiunge in Sicilia.

Il padre decide finalmente di parlare e raccontare tutto. L’uomo spiega che la banca romana dopo un pò di tempo ha iniziato a fargli delle richieste dopo avergli affidato un’ingente somma di denaro. Confessa a Mattia di aver fatto ciò solo perchè minacciato da Clemente Claudet, ed soprattutto perchè costui avrebbe dato l’opportunità a suo figlio di lavorare all’interno del quotidiano. Mattia è sconvolto e va via molto turbato.

Mattia ha un confronto diretto con Clemente e lo accusa di averlo usato. Il direttore insinua che ancora tra lui e Renata c’è ancora una relazione e lo informa che i documenti che gli ha fatto firmare per l’acquisto di molte case è stato realizzato attraverso un fido bancario che non esiste e può essere accusato di frode.

Renata è alla ricerca di Mattia, che dopo l’accaduto non si è più presentato da lei. Mattia, intanto, trascorre la notte con Ines (Mirca Viola), la quale lo informa delle menzogne di Renata. Quest’ultima li ritrova insieme e cerca di dargli spiegazioni. Gli confessa di avere inizialmente recitato una parte, ma di essersi realmente innamorata di lui.

Bernardo Tanlongo viene nominato senatore a vita, ma l’opposizione non concorda con questa nomina.  L’artefice della nomina è Clemente, il quale vuole in cambio la fusione della banca romana in una banca unica con la creazione della banca d’Italia. Bernardo non ha alcuna intenzione di cedere ai ricatti.

Il padre di Mattia è odiato dalla popolazione che non può servirsi dei propri risparmi. L’uomo si suicida sparandosi e fa in tempo a lasciare una lettera con i relativi documenti per cercare di smascherare tutti i personaggi corrotti. Per fare ciò, richiede l’aiuto del commissario Cavaterra.  Mattia va alla ricerca della sua Renata e la ritrova in un bordello. Le chiede scusa per come si è comportato, ma la donna non lo perdona e va via con un cliente.

Il commissario Cavaterra e Mattia decidono di parlare con Gustavo Biagini, che decide di raccontare tutto. L’uomo confessa che il governatore Tanlongo aveva fatto stampare della cartamoneta senza che la banca avesse il denaro necessario. L’ispettore spiega di non aver voluto denunciare questa situazione a causa dell’articolo di Mattia che lo ha costretto ad andare via lontano da Roma.

Il rapporto tra Clemente e Bernardo si sta fortemente incrinando. Clemente viene informato del fatto che ad aiutare il commissario Cavaterra nelle indagini si è offerto Mattia. Renata decide finalmente di perdonare Mattia. I due vengono interrotti dal commissario Cavaterra. La donna teme per la vita di Mattia, perchè è convinta che Clemente sia capace di tutto, anche di uccidere. Mattia va alla tomba del padre ed all’interno di un vaso che gli è stato regalato da lui, ritrova la contabilità in nero (testimonianza di quanto riferito nella lettera).

In una lettera, il padre di Mattia credeva che si trattasse di riciclaggio di denaro sporco (che la banca romana gli aveva imposto di fare), mentre in seguito si era reso conto che si trattava di denaro che non aveva alcun valore. Renata finge di essere ritornata  da Clemente e scopre che il direttore del quotidiano conosce il doppio gioco di Mattia.

Mentre Clemente riceve Cavaterra, e grazie anche a Renata, Mattia ha il tempo di perquisire la stanza con l’unico intento di trovare il registro che potrebbe colpevolizzarlo. Riesce a ritrovarlo e fugge via insieme a lei. Clemente si rende conto che è stato raggirato dalla donna.

Molti tra gli uomini corrotti sono politici e poliziotti. E’ per questo che Mattia decide di scrivere un articolo per denunciarne la situazione. Il giornalista sta per essere scoperto dal dottor Rastrelli, ma interviene in suo soccorso Renata. Inizialmente Clemente è adirato per il furto, ma infine decide ugualmente di fare pubblicare l’articolo. Scoppia una forte rivolta.

Vengono arrestati Bernardo Tanlongo, Clemente Claudet e Mattia. Il giornalista si è reso conto che Clemente se la caverà in quanto avrà l’impunità parlamentare, dal momento che è partita dal suo quotidiano questa denuncia.

Il processo, iniziato nel 1894, si concluse con la piena assoluzione di tutti gli indagati. Renata è partita per Budapest, Clemente è stato nominato consulente per il ministro degli Esteri ed il commissario Cavaterra è stato trasferito in Sardegna. Mattia decide cosi di ritornare a Cefalù dopo 19 mesi di prigione.

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