Missione ampiamente fallita. Al debutto di Plastik, il direttore di Italia 1, Luca Tiraboschi, aveva difeso, a spada tratta, la sua originalissima creatura (“Non c’è niente di becero, lavoreremo sull’ironia, è la vocazione della rete”) senza aver visto il prodotto finale. Il nuovo format, condotto da Elena Santarelli, è la tragica (e troppo fantascientifica) evoluzione de Il Brutto Anatroccolo di Amanda Lear, già tramutato in un Bisturi abbastanza sadico (tanto da essere spostato in seconda serata) affidato alla coppia Pivetti/Platinette.
Come ricordato, a più prese, dalla stessa padrona di casa (“Plastik ha l’intento di far scoprire la chirurgia estetica a 360 gradi e perchè no bacchettarla quando serve”), il programma vuole mostrare le motivazioni che spingono una donna (ma anche un uomo) a ricorrere ad un’operazione correttiva. Sotto forma di docureality (un pò come accade per i filmati di Mistero tranne per le frizzanti colonne sonore che sembrano più adatte ad uno stacchetto delle Veline che all’atmosfera pseudo-scientifica dello show), inoltre, la trasmissione scruta morbosamente gli aspetti più intimi di un intervento chirurgico seguendo il paziente fin in sala operatoria senza risparmiarci immagini più crude, un pò come accade nella serie cult americana, Nip/Tuck.