Parlare male di Ciao Darwin rappresenta il tipico sparo sulla Croce Rossa per gli innumerevoli appigli alla critica feroce che offre, ma allo stesso tempo è la più classica delle bucce di banana per chi scrive considerato il successo clamoroso che ottiene ogni edizione. Venerdì scorso abbiamo seguito o almeno abbiamo tentato di farlo, la prima puntata della sesta serie, dal profetico titolo: La regressione e ci siamo annoiati a morte, pur consapevoli di come una formula cosi trita e scontata possa ancora avere presa sulle masse, dati auditel alla mano.
Sarà che da Paolo Bonolis, uno che la tv la sa fare, ci si aspetta sempre un tentativo d’approccio alla novità come accaduto con Il Senso della vita, esperimento pienamente riuscito per ora in ibernazione per quanto riguarda le nuove puntate, che vederlo arringare pletore di gente arrapata per qualche centimetro in più di pelle esposta fa un certo effetto e riporta la qualità televisiva agli infimi livelli da cui in qualche modo vorremo risorgesse:“Ho accettato di condurre l’ultima edizione di Ciao Darwin perché c’era la possibilità di rintracciare nuove tipologie. Ma resto dell’idea che sia giusto intraprendere strade nuove. E’ una questione di rispetto per il pubblico, oltre che il tentativo di non rendere sterile la tv” ha affermato il presentatore di recente.
