Il più grande bocciato senza appello da Aldo Grasso: brutto e noioso

Il più grande (italiano dei nostri tempi) il nuovo varietà di Raidue condotto da Francesco Facchinetti e Martina Stella, dopo essere stato ufficialmente riconfermato da Massimo Liofredi, è stato bocciato senza appello da Aldo Grasso: il critico del Corriere è un fiume in piena e definisce Facchinetti, incapace di tenere le redini della trasmissione, Martina Stella incommentabile e il programma brutto, noioso, insensato e ridicolo:

Difficile concepire un programma più insensato e ridicolo; eppure è stato concepito (Mike aveva già inventato qualcosa di simile con «Flash», 1980). Eleggere, fra 50 personaggi famosi, alcuni dei quali in vita, il «più grande» fra gli italiani è una di quelle follie che funziona solo da termometro per rilevare la follia da cui siamo circondati. Il programma è brutto e noioso, mal condotto: a Francesco Facchinetti la trasmissione è completamente sfuggita di mano, soverchiato dalla personalità di alcuni ospiti; quanto a Martina Stella, beh, stendiamo un velo pietoso.

Aldo Grasso critica Io Canto, intanto Carmignano nomina Benedetta Caretta ambasciatrice!

Aldo Grasso critica Io canto, il varietà del sabato sera di Canale 5: il giornalista del Corriere della sera, non si limita a giudicare il programma fotocopia di Ti lascio una canzone, ma lo definisce sconfortante:

Rispetto alla conduzione della Clerici, il programma è un po’ meno kinderheim (la conduttrice cinguettava e chiamava i piccoli interpreti «passerotti», «stelline»), ma il risultato non cambia. La presenza in studio dei genitori che si beano delle interpretazioni dei pargoli (proiettati in un immaginario che non appartiene loro) è quanto di più sconfortante possa offrirci la tv. Per la cronaca, la migliore interpretazione per la giuria è stata quella di Cristian Imparato con «Adagio» di Albinoni-Fabian, mentre per il pubblico è stata «My heart will go on» eseguita da Benedetta Carretta.

A proposito di Benedetta Caretta. La tredicenne padovana è stata nominata dal suo comune addirittura ambasciatrice della cultura di Carmignano (il comune in cui risiede). Su Il mattino di Padova si legge:

Paolo Bonolis, frecciatine alla dirigenza Rai, Antonio Ricci, Fiorello, Aldo Grasso e Sanremo

Paolo Bonolis ha raccontato la sua vita professionale e privata in un’intervista rilasciata a Il giornale. L’aspetto più interessante è che, ridendo e scherzando, tra una domanda e l’altra, ha lanciato numerose frecciatine a personaggi e critici televisivi. Vediamone alcune:

Rispondendo alla provocazione:”Anche in tv lei oscilla tra fedeltà e farfallone ria: Ha fatto la spola tra Rai e Mediaset una decina di volte”, parla dei dirigenti Rai:

Rai e Mediaset sono le due maggiori aziende tv. Per entrambe lavoro temporaneamente. Sono fedele solo allo spettacolo e coerente con me stesso. Altri, soprattutto dirigenti, vedi Cappon ieri e Masi oggi, arrivano invece dai quattro venti – siderurgia o vattelappesca – e s’incistano in tv senza capirci niente.

Chi ha incastrato Peter Pan, Aldo Grasso contro Bonolis: il programma è vecchio

Aldo Grasso dalle colonne del Corriere della sera attacca Chi ha incastrato Peter Pan e Paolo Bonolis: il critico televisivo accusa il conduttore di non aver rinnovato il programma e di far babysitteraggio e non televisione:

Il Grande innovatore Paolo Bonolis è tornato in video con un programma vecchio di dieci anni, «Chi ha incastrato Peter Pan?». Accusa altri di inerzia creativa, ma intanto lui si è preso ancora un anno sabbatico di sicura audience (ottimi ascolti: 6.625.000 telespettatori e 27,23% di share): di fronte al ricatto dei bambini, l’inventiva può attendere. E così … si è rivestito dei panni di Febo Conti o Cino Tortorella per governare uno dei più insidiosi kinderheim televisivi: questa non è tv, è babysitteraggio.

Aldo Grasso, dopo aver citato Pennac per sottolineare che ormai l’offerta è costruita a misura del bambino cliente, continua la sua valutazione del programma e affonda il colpo:

Telefim Festival 2009 al via domani a Milano, il programma completo

Dal 7 al 10 maggio 2009, in quel di Milano, tornerà come ogni anno il Telefilm Festival, giunto alla sua settima edizione.

A detta di tutti, questo anno è stato veramente difficile a causa della crisi economica, che sembra essersi insinuata anche all’interno di serie tv molto famose come Desperate Housewives, 30Rock e I Simpson.

Durante la conferenza stampa che si è tenuta ieri, Leo Damerini in relazione alla crisi economica ha detto:

E’ stato un anno di crisi. non ci sono state grandissime idee o titoli importanti che potessero aprire un filone clamoroso. Il telefilm segno di questo cambiamento è The Mentalist che rappresenta il ritorno ad una detection più intuitiva, aperta in parte da Dr. House, Leverage e Life

Visti in tv: anno nuovo stessi volti

 Prendiamo spunto da un articolo del Corriere della Sera a firma di Aldo Grasso, per fare alcune riflessioni sul mondo televisivo: nel suddetto articolo, il noto critico non riesce a capacitarsi della eccessiva, secondo lui, presenza del “ragionierCarlo Conti, reo d’aver scalzato da ruoli di prestigio come la conduzione di Miss Italia e L’eredità, personaggi del calibro di Fabrizio Frizzi e Amadeus. Il presentatore toscano è divenuto di fatto il viso maschile ufficiale del primo canale Rai, non si capisce in base a quali meriti.

Se dovessimo stare ad indagare su quelle che sono le dinamiche che muovono il mondo televisivo, spesso lontane dal più elementare concetto di meritocrazia, non basterebbero 100 articoli sull’argomento, semmai ci sentiamo di sottolineare ancora una volta, come la televisione italiana, specchio del Paese dove viene proposta, non riesca ad esprimere un minimo di innovazione, almeno attraverso coloro che la tv la fanno.

Venerdì sera ha esordito, dopo una prima puntata di “lancio”, il programma Ciak..si canta condotto da Eleonora Daniele, la “giuria di qualità” il cui compito era quello di votare i video dei cantanti in gara era composta dai soliti noti della televisione: Massimo Giletti, Michele Cucuzza, Fabrizio Frizzi, Lamberto Sposini e Cristiano Malgioglio che consentiteci, un po’ per gli scandali degli anni passati, un po’ per rispetto delle splendide canzoni di Mina scritte in altri tempi, avrebbe fatto bene a dedicarsi a una ben più mesta vita.

Pupo polemizza con Aldo Grasso che l’ha confuso con Carlo Conti!

Tutti possono sbagliare (io sono il primo, ma fortunatamente voi lettori, quando capita, mi correggete opportunamente), ma quando l’errore lo compie Aldo Grasso, che è definito uno dei maggiori critici televisivi d’Italia, la situazione è imbarazzante.

Nel suo articolo Vincitori e Vinti, Aldo Grasso, che in passato ha attaccato più di una volta Pupo, su Il corriere della sera, ha confuso il conduttore di Reazione a catena, con Carlo Conti.

Pronta la replica scherzosa di Pupo sulle colonne di QN:

CriticoTv: La7, addio alla tv di qualità?

Come avrete capito dal titolo, Critico Tv, complice il fine settimana festivo, questa volta più che lamentarsi di qualche magagna televisiva, lancia un grido accorato a favore di uno dei canali, tra i pochi degni di nota nell’uniforme panorama analogico italiano, del quale più di una volta proprio dalle pagine di questo sito abbiamo tessuto le lodi: La7.

Si cari amici, perché proprio a causa delle ultime vicende che hanno visto protagonisti, i vertici del famoso marchio, temiamo fortemente non tanto per il futuro del canale stesso, quanto per i contenuti, che nei prossimi mesi potrebbero venire stravolti in nome dei soliti, scontati, motivi di cassetta. Un timore neanche troppo velato, del quale si è fatto portavoce fra i tanti anche il famoso critico televisivo Aldo Grasso dalle pagine del Corriere Della Sera.

Cosa è successo a La7 vi chiederete? E’ presto detto: lo scorso autunno Antonio Campo Dall’Orto, in qualità di amministratore delegato di Telecom Italia Media, la società che di fatto controlla La7 e la consorella Mtv, assume la direzione di entrambi i canali (lo era già di Mtv), con il chiaro intento di risollevare le sorti proprio de La7 , la cui audience anemica in questi anni di gestione Telecom non è mai riuscita a superare la barriera del 3%.