Sul doppiaggio – 22 – La sala

1975: Il suddetto sistema viene perfezionato introducendo la computerizzazione del processo di comando. Avanzamento, arresto, arretramento e ricerca dell’anello desiderato avvengono automaticamente.

1980: Si entra nell’era elettronica, sostituendo il proiettore e la pellicola cinematografica con il videonastro e la videoproiezione, sia su monitor che su schermo. Tutto il materiale cinematografico viene duplicato su videonastro e con esso si procede al doppiaggio e a tutte le successive lavorazioni di sincronizzazione e mixage.
Il processo di avanzamento, arresto e arretramento avviene automaticamente, mentre il materiale visivo viene contrassegnato da un “time-code” (tempo/fotogramma), leggibile sulla scena stessa. Il videoproiettore il registratore a nastro magnetico perforato sono sincronizzati tra di loro con un codice elettronico.

1982: Con una nuova tecnica di sincronizzazione del dialogo, che elimina l’intervento manuale sul nastro magnetico perforato, si inizia l’ultima fase con l’introduzione di registratori a nastro magnetico da 1/4”, ½”, 1”. Questi registratori sono perfettamente sincronizzati con codice elettronico al videoproiettore. Con questo sistema scompare il nastro magnetico perforato con relativi registratori e si annulla completamente il consumo di nastro magnetico.

Sul Doppiaggio – 21 – L’evoluzione tecnica

1953: Nessuna novità per quanto riguarda la parte filmata. Ora la registrazione viene effettuata su apparecchi che utilizzano un nastro magnetico da ¼. Questo sistema permette di risparmiare molta pellicola sonora SAV, infatti si potevano trascrivere dal nastro magnetico alla pellicola SAV solo le registrazioni buone. Ma anche quel ridotto quantitativo di pellicola sonora negativa SAV doveva seguire un procedimento di sviluppo e stampa per essere utilizzata, come sopra descritto.

Il blob dei blog: Europa + Coen = Oscar

La consueta rubrica settimanale Blob dei Blog quest’anno vola per voi nel fatato mondo di Hollywood per raccontarvi quanto è accaduto stanotte alla notte degli Oscar, quando, mentre voi beatamente dormivate (me lo auguro per voi), io mi seguivo la cerimonia, scoprendomi veggente e gustandomi la vittoria europea (tutti gli attori premiati) sul cinema americano.

A bocce ferme è chiaro che a festeggiare veramente sono in tre: i fratelli Coen, dominatori assoluti della manifestazione (4 premi, di cui tre, tra i più importanti), The Bourne Ultimatum, vincitore di ben tre statuette e l’Italia che si porta a casa due premi, Miglior Colonna Sonora (Marianelli) e Miglior Scenografia(i coniugi Ferretti – Lo Schiavo), alla faccia di chi si dimentica del cinema italiano e dei suoi grandi maestri.

Tra gli sconfitti più eccellenti citerei, e lo faccio senza problemi, Johnny Depp, Cate Blanchett, Espiazione e Michael Clayton (per entrambi un solo riconoscimento) e soprattutto Lo scafandro e la farfalla, che rimane a bocca asciutta (come previsto) rimanendo quattro volte nominato e quattro volte deluso.

Sul Doppiaggio – 20 – Il direttore di doppiaggio, l’assistente, il sincronizzatore e il fonico

Il direttore del doppiaggio

Il compito del direttore del doppiaggio è innanzitutto quello di capire contenuto e stile del film, in quanto una malintesa lettura comprometterebbe tutte le fasi successive rischiando di fare un altro film.

La difficoltà maggiore del direttore del doppiaggio è trovare quell’attore-doppiatore, che per sensibilità e intelligenza interpretativa è il più adatto a rendere meglio il personaggio.

Recensione: Non è un paese per vecchi-film da Oscar

Una delle caratteristiche di Joel e Ethan Coen è quella di rendere interessante la storia più banale e scontata. In “Non è un paese per vecchi” un ordinario affare di soldi, si trasforma in incubo per tutti i protagonisti del film, tranne uno, il killer spietato che deve recuperarli.
Llewelyn Moss (Josh Brolin) è un cowboy del 21mo secolo, porta il cappello tipico dei mandriani, per dichiarare al mondo la fuori che lui è un uomo vero, solo che non immagina lontanamente cosa gli stia per arrivare addosso.
Un giorno si ritrova in mano due milioni di dollari, recuperati da un fuoristrada, dentro una valigetta, attorno un mucchio di cadaveri e tanta droga. Da quel momento la sua vita varrà meno di ogni altra cosa priva di valore. Sulle sue tracce arriva un killer inesorabile e psicopatico Anton Chiguth (Javier Bardem), nulla sembra poterlo fermare, neanche lo sceriffo Bell interpretato magistralmente da Tommy Lee Jones, che sembra appena uscito fuori da “Le tre sepolture”, film diretto e interpretato da lui di recente. La sua è l’immagine di un uomo ormai stanco e sul punto d’andare in pensione a cui capita spesso di tornare al passato con i ricordi e sogni ricorrenti.

Sul Doppiaggio – 19 – Le fasi dell’adattamento

L’adattamento avviene in fasi:

Fase preliminare: il dialoghista vede il film seguendo il dialogo o con l’aiuto del testo originale (se conosce la lingua) o del testo tradotto o semplicemente ascoltandolo.

Definizione dei personaggi: il dialoghista cerca di definire chi sono i personaggi e quale connotazione linguistica hanno, cercando id trovare una connotazione corrispondente in italiano. In questo caso si cercheranno termini adatti al personaggio. Nel caso che questi usino uno slang particolare, si cercherà di capire tramite il traduttore e i conoscenti del settore di cui lo slang fa parte, quale terminologia usare. L’unico aspetto non traducibile è il dialetto che non può essere tradotto con un dialetto italiano, siccome risulterebbe farsesco. Per supplire al problema si abbassa il lessico del personaggio, rendendolo più ignorante.
Riformulazione della sceneggiatura: il dialoghista, dopo essersi fatto un’idea generale, può passare ora a riscrivere le battute e in seguito a sincronizzarle con quelle originali immaginandosi la sonorità prodotta.

La lunga notte degli Oscar

Manca poco alla fatidica ora x, il red carpet adeguatamente steso all’ingresso del Kodak Theatre di Hollywood si animerà con alcune tra le più importanti star del firmamento cinematografico. Insomma è tempo di Oscar. Anche quest’anno verà reso noto il verdetto dei 5800 componenti dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (Ampas), che culminerà con l’assegnazione della prestigiosa statuetta. Certo è che la paura di una cancellazione della cerimonia, fino a qualche giorno era qualcosa di tangibile.

Dopo il flop dei Golden Globe Awards agli inizi del mese, ridotti a una misera conferenza stampa a causa dello sciopero durato tre mesi degli sceneggiatori della Writers Guild of America (Wga), risultato: milioni di dollari in contratti pubblicitari andati in fumo, anche gli Oscar sembrava dovessero subire lo stesso destino, un vero dramma che avrebbe comportato un ulteriore perdita d’immagine per l’industria cinematografica a stelle e strisce. Poi la schiarita, il raggio di sole, lo sciopero è terminato, tutti sono tornati a lavoro e la cerimonia può avere luogo.

Quest’anno la lunga notte degli Oscar, la cui durata sarà di circa tre ore, verrà condotta da Jon Stewart star televisiva dello show quotidiano “Daily Show”, trasmesso in Italia da Comedy Central.

SUl Doppiaggio – 18 – Il traduttore e l’adattatore

Il traduttore

La figura del traduttore ricopre un ruolo marginalizzato dall’industria del doppiaggio e in ogni caso non autonomo, poiché cura una prima stesura di traduzione letterale e grezza del copione originale del film da tradurre, senza occuparsi della parte meccanica di sostituzione dei dialoghi. Spesso il prodotto risultante può essere un testo scadente dal punto di vista della lingua d’arrivo.

Recensione: John Rambo – Contro la guerra in Birmania. Stop.

Continua la saga dell’eroico soldato americano, Rambo (Sylvester Stallone), questa volta alle prese con una missione umanitaria e un conflitto interiore, che rendono, la sua vita da eremo, un tormento, le sue tranquille giornate, una lotta alla sopravvivenza.
Ritorna a due anni di distanza da Rocky Balboa, come regista e attore Sylvester Stallone, in un film che promette di mascherare la violenza con la scusa della giusta causa. Il messaggio che passa è: il fine giustifica i mezzi. Non basta il fine a giustificare lo spreco di pellicola perpetrato dal regista. Il film, privo di contenuti, lo definirei paragonandolo ai muscoli del protagonista: pompato, ma vuoto.
Prologo: John, mascherato da figlio dei fiori vive in Thailandia vicino al confine con la Birmania. La sua è una vita umile e modesta, fatta tutta di casa e lavoro (il barcaiolo). Le cose cambiano quando, un gruppo di missionari vuole andare in Birmania a portare la parola di Nostro Signore e con questa, far cadere il governo birmano, colpevole di vessare la popolazione dei Karen da ormai sessanta anni.

Sul Doppiaggio – 17 – La scena descritta da Rigaud. Introduzione ai ruoli.

Finisce oggi la storia raccontata da André Rigaud in un articolo del 1936. Da domani la descrizione di ogni ruolo e ogni fase del doppiaggio. Gustatevi la conclusione e le riflessioni finali:

Intanto, nella gabbia di vetro, guidati dal miracolo di un gesto dell’ingegnere, tutti questi rumori confusi vengono ordinati e prendono il loro posto preciso. Una musica lontana. I rumori della strada che salgono verso una finestra aperta. Due innamorati che si mormorano i soliti giuramenti eterni.

Poveri innamorati! Li sto guardando attraverso i vetri. Fanno tutti e due dei gesti pieni di passionalità, ma poveretti non si vedono neppure. Sono l’uno vicino all’altro, ma non si vedono e per giunta non si sentono neppure, tanto è il fracasso riunito dell’orchestra e dei rumoristi. Ma i microfoni trasportano ogni rumore sul piano della sonorità esatta: trasformano il tumulto in una armonia.

Weekend al cinema: John Rambo sfida i fratelli Cohen e Tim Burton

Quattro film stranieri, tutti con la loro importanza, escono questa settimana al cinema e promettono di regalarvi grandi emozioni.

Se la settimana scorsa il weekend cinematografico ha raccontato drammi di ogni tipo, dalla travagliata vita de Il petroliere, al tremendo destino dei protagonisti di Away from her e Lo scafandro e la farfalla, quello di questa settimana ci propone una storia cruda, John Rambo, una fantastica e musicale, Sweeney Todd e una dai sapori Noir, Non è un paese per vecchi. A onor delle cronache è giusto ricordare anche la commedia Un uomo qualunque, che in tempi differenti avrebbe meritato maggiore attenzione.

Prima di andare insieme a conoscere meglio le quattro pellicole, voglio ricordarvi che questo weekend è anche quello degli Oscar, argomento che tratteremo sia alla vigilia, Domenica, che Lunedì, a giochi fatti e come leggerete in seguito, due dei film di cui vi parlerò sono pluricandidati alle ambitissime statuette.

Sul Doppiaggio – 16 – L’orchestra e i musicisti

Continua il racconto di André Rigaud:

Venite adesso con me a fare un giro in uno studio dove si registrano le sincronizzazioni, ma vi prego di non fare nessun rumore. Se, per esempio, siete proprietari di un orologio a braccialetto, non vi avvicinate ai microfoni. Nella cabina dei registratori fonici, l’operatore finirebbe con l’udire dei colpi di martello. Non abbiate nessun timore. Quelle torpedini alate che sono sospese al soffitto, non sono dei siluri. La sale è piuttosto piccolo e se voi scatenate in questa sala una dozzina di musicisti, i microfoni registreranno un fracasso musicale simile all’annuncio del Giudizio Universale. Quelle cose che somigliano a delle torpedini servono semplicemente ad attutire i suoni. Finalmente l’orchestra è collocata. Il contrabbasso è stato messo in penitenza in un angolo, perché altrimenti le sue sorde eruttazioni, attraverso il microfono diventano terremoti. Davanti al podio largo un metro, si trovano cinque o sei attori in piedi. I loro occhi sono ansiosamente fissati verso la spirale sulla quale è scritto il testo da recitare. Si tratta di una specie di lettura a chiocciola.

In un altro angolo sono collocati i rumoristi, con tutti gli ordigni più o meno eterocliti che sono necessari per creare un’atmosfera. Il direttore tecnico, seduto su uno sgabello altolocato, guarda lo schermo sul quale dovrà fra poco giudicare il sincronismo delle frasi pronunciate. L’ingegnere che si occupa dei suoni è chiuso in una specie di gabbia di vetro e maneggia dei bottoni. Lo si direbbe un amatore di radio, deciso a fracassare il suo apparecchio. Il mettinscena si è chiuso anche lui nella gabbia di vetro e tiene l’orecchio teso verso l’altoparlante, l’occhio fissato allo schermo, la matita inclinata verso un quaderno, che fra poco, cioè dopo che le voci saranno state registrate, si riempirà di notazioni sgradevoli per gli attori.

Recensione: Lo scafandro e la farfalla – Un pugno nello stomaco

Lo scafandro e la farfalla è un pugno nello stomaco, è il tasto che serve per resettare la propria mente da stupidi problemi, che giornalmente noi trasformiamo in insormontabili.
Premetto: io non amo i film drammatici, ancor meno i film con persone malate o morenti, perché sto male con loro. Potete quindi immaginarvi come possa essere stato duro per me guardare un film come Lo scafandro e la farfalla (tratto dall’omonimo romanzo Le scaphandre et le papillon), la storia di un uomo colpito da un ictus, che riesce a comunicare con il mondo che lo circonda solo sbattendo la palpebra dell’occhio sinistro.
Pensare di averlo visto è stato ancora più difficile perché alla fine, prima dei titoli di coda, appare la scritta che testimonia la reale esistenza di Jean Dominique Bauby, l’uomo che, nonostante il grave problema fisico che l’ha colpito, è riuscito a scrivere un libro (dettandolo ad una donna utilizzando un alfabeto, che mette in ordine di maggior utilizzo le lettere, nonché la sua palpebra) e a lasciarci una testimonianza.

Festival di Berlino: pollice verso per l’Italia

Berlino amara per il cinema italiano. A pochi giorni dalla fine della 58ma edizione del Festival del Cinema, che ha visto assegnare l’Orso d’Oro per il miglior film, al brasiliano “Tropa de Elite” di José Padilha, ci ritroviamo a commentare l’ennesimo deludente risultato per una pellicola di casa nostra:”Caos Calmo“. Il film di Antonello Grimaldi, non ha ricevuto nessun riconoscimento degno di una significativa menzione, che ci saremmo aspettati almeno per il protagonista maschile: Nanni Moretti.

Nei giorni precedenti alla premiazione, la stampa tedesca pur non mostrando particolare apprezzamento per la pellicola, si era mostrata ben più benevola verso l’interpretazione di Moretti , cosa che faceva ben sperare per un positivo esito finale, con qualche premio sia pur marginale.

L’unico prodotto italiano premiato è stato il documentario “Improvvisamente l’inverno scorso” di Gustav Hofer e Luca Ragazzi, che ha ricevuto la menzione speciale del premio “Manfred Salzgeber“, dedicato a lungometraggi o documentari particolarmente innovativi. Al cospetto delle grandi manifestazioni internazionali, l’Italia si ritrova ad occupare ancora una volta un ruolo marginale.