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Raitre: Paolo Ruffini, mercoledì silurato, difende il suo operato

 Molto probabilmente da mercoledì prossimo Paolo Ruffini non sarà più direttore di Raitre: ieri il direttore generale della Rai, Mauro Masi ha telefonato a Ruffini per avvisarlo che il suo mandato sta per terminare e già al prossimo consiglio di amministrazione potrebbe essere sostituito da uno tra l’ex direttore del Tg3 Antonio Di Bella e il direttore di RaiEducational Giovanni Minoli.

Il motivo del suo allontanamento, nonostante gli ottimi risultati che ha fatto registrare in termini d’ascolto, sarebbe il più stupido del mondo: lui è vicino a Dario Franceschini che ha perso al congresso del Pd, mentre Di Bella potrebbe essere sponsorizzato dal neo segretario Bersani.

Ruffini, a cui potrebbe essere proposta la direzione di RaiCinema o quella di RaiNews24, intervistato da Repubblica fa sapere:

Non ho avuto proposte. E se le avessi avute la mia risposta sarebbe stata la stessa. Semplice, banale: perché? Perché doversi inventare una proposta quando la soluzione più normale sarebbe una riconferma? Forse che Rai3 non ha portato risultati alla Rai? Nessuno ha avuto il coraggio di dirmelo. I direttori delle reti vanno avvicendati come i prefetti? La mia direzione di Rai3 non è in scadenza. I palinsesti sono stati approvati fino all’estate. Non sarebbe più giusto giudicare dai risultati, dai progetti? Io credo che il problema della Rai, come quello di qualsiasi azienda, non sia trovare posti per le persone. Ma dare respiro ai progetti. Questo gioco dei quattro cantoni fa male alle persone e all’azienda. Sembrerò un ingenuo, ma io credo ancora nel merito. E credo nella Rai come un luogo dove si tutela il senso del servizio pubblico. Che è una buona televisione, capace di coniugare ascolti e qualità. E pluralismo.

Ruffini, che riconduce la causa della sua possibile estromissione ad aver difeso programmi come Ballarò, Che tempo che fa, Parla con me, Presa diretta, Blob, Report, Glob, Le storie e Blu Notte, in sette anni crede di aver fatto un buon lavoro:

Se io mi guardo indietro questo è il bilancio. Pochi soldi, meno, molti meno di tutte le altre reti, un rapporto costo ascolto che ha dell’incredibile per chi conosce la tv. Poche fanfare e molto lavoro di squadra. Poche dichiarazioni e la difesa della autonomia e della storia di Rai3. In questi anni siamo l’unica rete Rai a non aver perso ascolti rispetto al moltiplicarsi di numero e alla crescita di ascolto degli altri canali. Senza cedere alla deriva trash. Portando i libri e la cultura in prima serata. Senza le partite di Champions league. Senza film o fiction milionarie. Portando pubblicità pregiata su programmi di qualità.

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