Richard Widmark è morto

E’ morto, a 93 anni, Richard Widmark. Ad annunciarlo la moglie Susan Blanchard.

L’attore, morto Lunedì in seguito ad una malattia che lo martoriava da tempo, nella sua casa a Roxbury in Connecticut, ha interpretato numerose pellicole, soprattutto in ruoli da criminale, militare e western.

Tra queste vi ricordo Kiss of Death (Il bacio della morte), con cui ha ottenuto una nomination all’Oscar nel 1947 e vincendo un Golden Globe, L’Ultima Carovana (1956), La Battaglia di Alamo (1960) e Vincitori e Vinti (1961).

Recensione: La volpe e la bambina

Una bambina (Bertille Noël-Bruneau), passeggiando nel bosco, si imbatte in una volpe. Il suo desiderio di poterla accarezzare e la voglia di poterle diventare amica diventeranno il suo unico motivo di vita: la bambina, che abita in una casa poco distante dal bosco, si reca ogni giorno nel luogo dove l’ha trovata la prima volta per poterla avvicinare, ma la volpe accetta soltanto di essere guardata, ma non toccata.
Un giorno, due lupi stringono la volpe su un tronco, con l’intento di assalirla e mangiarla. La nostra protagonista, lentigginosa, dai capelli rossi e il vestito viola melanzana, riesce a far fuggire i predatori e a salvare la sua amica, che in cambio le permette di accarezzarla.
Da quel giorno inizia un nuovo tipo di rapporto tra la volpe, battezzata Titù dalla bambina e la stessa, che cerca col tempo di addomesticare l’animale (contro il suo volere).

Recensione: La banda

Una banda di Alessandria d’Egitto approda in terra d’Israele, ma, invece di ricevere una calorosa accoglienza organizzata dalla sua ambasciata, non trova nessuno ad aspettarla.
Gli 8 componenti, comandati dal colonnello Tawfiq (Sasson Gabai), voce della banda, decidono di cercare di arrivare all’inaugurazione del centro culturale da soli, ma per un errore di pronuncia finiscono in una sperduta cittadina dimenticata da Dio.
In città c’è Dina (Ronit Elkabetz), la giovane proprietaria musulmana del ristorante dove la banda si appoggia per trovare una soluzione all’imprevisto, che noncurante delle differenze di religione e dei passati conflitti tra le due nazioni, li aiuta dando loro da mangiare e sistemandoli alla buona per farli dormire.

Dina Sassoli è morta

Dina Sassoli, l’indimenticabile Lucia de I Promessi sposi di Mario Camerini del 1941, è morta oggi, all’età di 88 anni.

Il suo esordio cinematografico avviene nel 1939, con il film farancese Papà Lebonnard. Dà qui tanti successi e tante soddisfazioni.

L’attrice riminese, che ha interpretato il suo ultimo film nel 1986, diretta da Luigi Comencini ne La Storia, ha diviso la sua carriera fra cinema (ricordiamo Mercoledì delle ceneri di Larry Peerce con Elizabeth Taylor e Henry Fonda), teatro (Zio Vania) e televisione (Le sorelle Materassi, nonché lavorato con tutti i più grandi artisti italiani del dopoguerra, da Vittorio De Sica a Gino Cervi, da Alberto Luttuada a Mario Mattoli.

Recensione: Spiderwick – Le Cronache

Una mamma, Helen Grace (Mary-Louise Parker), con tre figli, i gemelli Jared e Simon (Freddie Highmore) e la sorella maggiore Mallory (Sarah Bolger), si trasferisce ad abitare nel New England, perché ha appena rotto definitivamente col marito, che l’ha lasciata per un’altra.
La casa, un decadente edificio gotico, lasciata libera dalla prozia Lucinda (Joan Plowright), che si è trasferita in un centro per anziani, è in realtà occupata da una creatura amante del miele, di nome Giangoccetto, guardiana del libro “La Guida Pratica di Arthur Spiderwick al Mondo Fantastico che Vi circonda”. Il libro, scritto proprio dal prozio dei bambini, il grande Arthur Spiderwick (David Strathairn), è l’insieme di tutti i segreti degli abitanti del mondo fantastico e, se cadesse nelle mani sbagliate, ad esempio in quelle dell’orco Mulgarath (Nick Nolte, che si nota ben poco) e del suo esercito di goblin, tutto avrebbe fine.
Un giorno, Jared, il figlio che ha sofferto maggiormente la separazione dal padre e l’inizio di una nuova vita, trova il libro in un baule e, incurante del biglietto che vieta di leggerlo, lo sfoglia. Tutto ciò risveglia gli orchi, che riprendono la caccia alla guida, che avevano interrotto anni prima, dopo averne perse le tracce. Per Jared, Simon e Mallory, in pericolo di vita, quest’avventura sarà un modo per ritrovare la compattezza perduta e tornare ad essere una vera famiglia.

Recensione: Questa notte è ancora nostra

Una relazione costruita per interesse e finisce per trasformarsi in amore; il confronto tra due culture che convivono nella realtà romana (e non solo); gli stereotipi che circondano l’universo cinese; l’happy end. Tutto questo è Questa notte è ancora nostra, il film diretto dal duo Genovese e Miniero (Incantesimo napoletano) e sceneggiato da Fausto Brizzi e Marco Martani.
Massimo (Nicolas Vaporidis) lavora nell’impresa di pompe funebri a conduzione famigliare insieme al suo migliore amico Andrea (Massimiliano Bruno). Insieme, nel tempo libero, suonano in un gruppo. L’occasione della loro vita capita quando un impresario (un simpatico Franco Califano, che interpreta un personaggio molto simile alla sua persona) è pronto ad ascoltare un loro concerto e la loro nuova canzone Occhi da orientale, a patto che trovino una cantante cinese con bella voce e bel culo. Le selezioni della voce non vanno bene, anche se a Roma, la comunità cinese è molto estesa.
Un giorno, durante il trasporto di una salma verso la chiesa, Massimo e Andrea si imbattono in una ragazza in motorino, che canta divinamente e deve essere loro. Il piano è quello di sedurla per convincerla ad entrare nel gruppo.
La ragazza sul motorino è Jing (Valentina Izumi) una ragazza cinese, a cui i genitori, per risolvere i loro problemi finanziari, hanno combinato il matrimonio. La sua migliore amica (Ilaria Spada) le consiglia di trovarsi un fidanzato per evitare di sposarsi.

Recensione: 27 volte in bianco

Cosa fareste se foste innamorati dell’amore, sognaste il principe azzurro, ma lui preferisse vostra sorella a voi? Perdereste fiducia nel sentimento più bello del mondo? Rinneghereste la vostra passione per i matrimoni?
La risposta che ci dà Anne Fletcher con 27 Volte in Bianco, al suo secondo impegno alla regia dopo Step Up, è quella di non disperare e di guardarsi bene intorno, perché il principe azzurro esiste e a volte non è esattamente la persona che noi sognatori, scegliamo.
Jane (Katherine Heigl) è una segretaria che ha tenuto a battezzo ben 27 matrimoni (la sua è quasi una vocazione). L’uomo di cui si innamora è il suo capo George (Edward Burns), che però le preferisce la sorella, Tess (Malin Akerman), a tal punto di pensare di convolare a nozze con lei. Un giornalista arrivista, Kevin (James Marsden), che scrive di matrimoni, si interessa alla storia di Jane, pensando di poterci ricavare un articolo che gli permetta di fare il salto di qualità e di ottenere una promozione, ma finisce per innamorarsene. Jane si troverà di fronte al dubbio amletico di scegliere fra George (e in tal caso dovrebbe mandare a monte il matrimonio della sorella) e Kevin (e in questo caso dovrebbe accettare di essersi sbagliata sul principe azzurro).

Weekend al cinema: Vaporidis contro Scamarcio e film per le famiglie

Il weekend di Pasqua offre ben sette nuovi film al cinema, tre italiani e due americani, che sembrano ammiccare soprattutto ad un pubblico giovane: i bambini, ma anche gli adulti amanti della natura e di paesaggi spettacolari e le famiglie, probabilmente preferiranno vedere La Volpe e la Bambina; i teenager, soprattutto l’universo femminile sceglierà fra la commedia di Paolo Genovese, Questa notte è ancora nostra (nelle sale già dal 19 Marzo), con Nicolas Vaporidis e il thriller di Sergio Rubini, Colpo d’occhio (uscito ieri), con Riccardo Scamarcio.

Gli amanti del cinema americano, possono scegliere tra la commedia romantica 27 volte… in bianco e l’avventura fantastica raccontata in Spiderwick – Le cronache.

Gli ultimi due nuovi film in programmazione, che non ho ancora citato, sono La banda, una commedia israeliana e il terzo film della terna italiana, il drammatico Cover-Boy diretto da Carmine Amoroso.

David: tutti i candidati e novità

Gian Luigi Rondi, presidente dell’Accademia del Cinema Italiano, ha comunicato i David di Donatello speciali. I vincitori sono Carlo Verdone, per i suoi primi trent’anni di attività (1978-2008), Luigi Magni, per i suoi ottant’anni compiuti di recente e Gabriele Muccino, per i suoi successi negli Stati Uniti come autore e come regista. Un altro premio speciale verrà dato al Cinema italiano nella sua totalità.

Lo studio notarile Marco Papi ha invece diramato le liste dei nominati ai David di Donatello: spiccano le 18 candidature per Caos Calmo, di Grimaldi, le 15 di Giorni e Nuvole di Silvio Soldini e de La ragazza del lago e le 9 de La Giusta distanza, di Carlo Mazzacurati. Anche Silvio Muccino tra i nominati.

Prima di vedere le liste dei candidati, vi ricordo che l’anno prossimo la premiazione avverrà l’8 Maggio, nel 2010 il 7 Maggio e nel 2011 il 6 Maggio. Quest’anno la premiazione avverrà a Roma il 18 Aprile e sarà diretta da Tullio Solenghi e trasmessa su Rai2.

Recensione: I padroni della notte

Booklin, 1988: Bobby Green (Joaquin Phoenix) gestisce, nel quartiere russo, un locale economicamente fiorente, ma di dubbia legalità. In effetti, El Caribe, è frequentato da gente poco raccomandabile, tra cui Vadim Nezhinski (Alex Veadov), spacciatore, ma in realtà farabutto a 360° con la licenza di uccidere, ricercato da tutta la polizia di New York, dal capo, Albert Grusinsky (Robert Duvall), a suo figlio, l’agente modello Joseph Grusinski (Mark Wahlberg).
Bobby non vuole saperne niente dei traffici illegali (lui è un consumatore di droghe, non uno spacciatore), a lui interessa soltanto guadagnarsi il suo lauto stipendio, gestire un nuovo locale a Manhattan e godersi, Amada (Eva Mendes) la fidanzata di cui è pazzamente innamorato. Di contro non ha grande fiducia nemmeno della polizia, a tal punto da volersi far cambiare il suo cognome da Grusinski (ebbene si, è anche lui appartenente alla famiglia degli sbirri) in Green (il cognome della madre).
Il suo fragile equilibrio viene messo in discussione quando, dopo l’arresto di alcuni scagnozzi di Vadim, prima rischia la vita il fratello, poi rimane ucciso il padre. Da quel momento, anche lui, figlio scapestrato riluttante all’idea di legge, decide di collaborare con Joseph, entrando in polizia, per vendicare il padre e fare giustizia.

Recensione: Onora il padre e la madre – Un piccolo capolavoro

Un ladro, Bobby (Brian F. O’Byrne), rapina la gioielleria, ma qualcosa va storto e la vecchia signora proprietaria della gioielleria rimane uccisa, non prima di aver ammazzato a sua volta il malvivente. Fuori, il palo, Hank (Ethan Hawke), un uomo divorziato con problemi di soldi, vede il suo collega morto e scappa.
Un agente immobiliare, con problemi matrimoniali e di droga, Andy (Philip Seymour Hoffman), viene a sapere che il fisco effettuerà dei controlli e, avendo manipolato i conti, ha bisogno di contanti per scappare a Rio con la moglie, Gina (Marisa Tomei), e cominciare una nuova vita. Andy, disposto a tutto per salvarsi, chiede aiuto ad Hank per rapinare una gioielleria. Quello che accade già ve l’ho detto.
Nanette (Rosemary Harris) è una vecchia signora, moglie di Charles Hanson (Albert Finney), il gioielliere. Sabato mattina non dovrebbe trovarsi in gioielleria, ma a causa di un imprevisto dell’ultimo momento, la sua dipendente non può andare a lavoro e tocca a lei, visto che pure il marito ha un impegno (deve rinnovare la patente di guida), tenere aperto il negozio. Sabato mattina rimane uccisa nella rapina, lasciando oltre al marito distrutto e dilaniato dal dolore e pronto a scoprire i colpevoli, anche tre figli: Martha (Amy Ryan), Andrew detto Andy e Henry detto Hank.

Recensione: Tutti i numeri del sesso

Una sorta di oracolo supertecnologico, installato in un luogo indefinito, all’interno di una stanza dall’ambientazione stile Matrix (con tanto di simil Morpheus ) invia mail agli esseri umani scrivendogli esplicitamente il giorno della morte o, come nel caso di Roderick Blank (Simon Baker), la lista delle ragazze con cui ha fatto e avrebbe fatto sesso.
Il problema di Roderick, facoltoso manager, inizialmente è quello di accettare, a pochi giorni dalle nozze, di avere ancora una vita sessuale così promiscua e intensa davanti a sé (la futura moglie è la 29 di una lista di 101 ragazze), in seguito, di scoprire che l’ultima della sua lista altri non è che Gillian (Winona Ryder), meglio conosciuta come Death Nell, la serial killer degli uomini (ben 20 mandati in coma o morti).
Tra rapporti di vario tipo con donne di ogni età, razza e fisionomia, Roderick diventerà schiavo della lista, perdendo più volte la possibilità di crearsi una vita stabile con una compagna. Quello che può sembrare un regalo divino, è in realtà la verità più atroce di una vita già programmata, che non si può modificare.

Recensione: Mimzy il segreto dell’Universo

Mimzy il segreto dell’universo è un film, che ha almeno tre livelli narrativi distinti. La somma di tutti loro dà al film la sufficienza, ma prendendole separatamente, le storie sono o già viste, o esasperate. Analizziamo le tre possibili trame una ad una.
Per un pubblico di bambini: Emma (Rhiannon Leigh Wryne) e Noah Wilder (Chris O’Neil) sono due fratelli, la prima secchiona, il secondo appassionato di videogiochi. Durante le vacanze di pasqua, vanno con la mamma nella loro casa al lago e trovano dei giocattoli. Quelli, che per l’occhio di un adulto potrebbero sembrare cose insignificanti, per i bambini sono in realtà degli oggetti speciali. Emma trova pure un coniglietto di pezza, Mimzy, con il quale comunica, che le darà una missione da compiere per salvare il mondo.
Per un pubblico adulto: Jo(Joely Richardson) e David (Timothy Hutton) sono i genitori di due figli, Emma e Noah, che sembra non vogliano mai ascoltarli, preferendo stare ore e ore a giocare con i videogiochi o a guardare la televisione. I due giovani genitori, quando scoprono la trasformazione dei figli in geni, senza alcun motivo palese (si scoprirà in seguito che la causa scatenante è un coniglietto di pezza, che è stato progettato nel futuro per ritrovare i valori che salvino l’umanità), decidono di scoprire la verità affidandosi alla scienza e alla filosofia. La soluzione è però davanti a loro: basta che ascoltino i bambini.

Recensione: 10000 A.C. – probabilmente su un altro pianeta!

Roland Emmerich, dopo i successi di The day after Tomorrow e Il patriota, questa volta ha proprio fatto fiasco: 10000 A.C., è un film senza senso, che infrange tutte le regole storiche, racconta una vicenda che non ha nulla di speciale, tranne gli effetti, usati come sostegno ad una sceneggiatura zoppicante, e che delude tutte le aspettative, con il suo fare lento e citazionista.
D’Leh (Steven Strait) sin da piccolo ha trovato l’anima gemella in Evolet (Camilla Belle), a cui giura amore eterno e di non lasciarla mai andare via senza di lui, cosa che il più delle volte gli riesce difficile. Infatti un giorno, dopo aver ammazzato un mammut e aver avuto in mano proprio la bella ragazza, la perde a causa di un gruppo di guerrieri a cavallo, che la rapiscono insieme a metà del villaggio.
D’Leh, pur di rispettare il giuramento fattole, camminerà in mezzo a tempeste di neve e a deserti di sabbia, lotterà con tigri dai denti a sciabola e uccelli preistorici e convincerà, solo con il suo passare, altre popolazioni ad unirsi alla sua battaglia, per sconfiggere gli invasori. Alla fine si troverà di fronte ad un Dio in terra e dovrà dar prova a tutti di essere l’eletto (ci metterà meno di un minuto), colui che può liberare i popoli.