
Come al solito, anche oggi ho fatto tardi. L’ultimo appuntamento della sera è sempre quello più devastante, e il paziente è in ritardo. Ho sempre la sensazione che sarebbe meglio saltare a piè pari quell’ultimo, onirico appuntamento.
Più che bussare sento tamburellare alla porta. Che strano, un bussare così sommesso non può scaturire dalla mano di un adulto. Apro la porta e…un bambino! Accompagnato da un cane.
Il mio presentimento comincia a prendere forma. Rimango bloccato per un attimo sulla porta, e i due strani figuri mi sgattaiolano ai lati e si mettono a frugare nel mio studio. Il bambino ha – non ci crederete – uno sguardo crudele. Vorrei potervi far vedere una foto (e credo che lo farò.)



