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Psicotivù: Stewie Griffin

Come al solito, anche oggi ho fatto tardi. L’ultimo appuntamento della sera è sempre quello più devastante, e il paziente è in ritardo. Ho sempre la sensazione che sarebbe meglio saltare a piè pari quell’ultimo, onirico appuntamento.

Più che bussare sento tamburellare alla porta. Che strano, un bussare così sommesso non può scaturire dalla mano di un adulto. Apro la porta e…un bambino! Accompagnato da un cane.

Il mio presentimento comincia a prendere forma. Rimango bloccato per un attimo sulla porta, e i due strani figuri mi sgattaiolano ai lati e si mettono a frugare nel mio studio. Il bambino ha – non ci crederete – uno sguardo crudele. Vorrei potervi far vedere una foto (e credo che lo farò.)


Cerco di osservare i due mentre si aggirano furtivi nel mio studio quasi noncuranti della mia presenza. La cosa strana è che sembrano comunicare tra di loro: il bambino si rivolge al cane con suoni di lallazione tipici dei bambini della sua età, il cane risponde con borbottii sommessi appena udibili.

Hanno un aspetto singolare. Il cane ha un che di estremamente elegante, quasi signorile. Vedo che a un certo punto si guarda il polso, come se controllasse l’ora.

In un lampo ritorno in me e mi rendo conto della gravità della situazione, per cui mi fiondo sul bambino e lo sollevo da terra: qualcuno deve averlo perso o, ancora peggio, abbandonato.

Ma nel momento in cui lo sollevo da terra, quello mi rivolge uno sguardo di morte e di minaccia. Alza un pugnetto come per colprimi, io non mi aspetto niente del genere e lui mi colpisce sonoramente con la manina. Piena di sassi. Aveva la mano piena di sassi.

Non si può descrivere il dolore che sento. Lo appoggio istintivamente su una delle due poltrone che uso con i pazienti, l’altra viene raggiunta immediatamente dal cane. Non so perchè, forse per controllarli meglio, mi siedo al mio posto. E inizia il delirio.

Li guardo. Borbottano tra di loro, poi rivolgono lo sguardo a me, come se stessero giudicando se fare o non fare qualcosa. Con la borsa del ghiaccio sulla testa e un dolore pulsante cerco di parlare con il piccolo, ma non mi considera.

Improvvisamente il bambino fa un cenno col capo, il cane gli risponde con un altro cenno di conferma, e a quel punto il bambino estrae dal taschino una sorte di strano marchingegno elettronico pieno di lucine che emette uno strano ronzio. Una specie di pistola molto complessa.

Sono spaventato e le mie paure prendono forma quando il bambino punta l’arma contro la mia faccia. Prima che io possa chiedere gentilmente al bambino di mettere giù l’arnese, il piccolo fa fuoco e un raggio rosa molto luminoso investe la mia faccia.

Quello che sento è solo un lieve solletico all’interno della testa e un forte ronzio in tutta la faccia. E in quel momento comincio inspiegabilmente a capire le parole dei miei singolari pazienti.

Il bambino dice di essere molto sollevato che l’attrezzo funzioni. Io taccio e rimango instupidito nell’udire cosa ha da dire. Il cane ha una bella voce, profonda, affascinante, mentre il suo piccolo amico possiede un eloquio adulto aggressivo e stridente. Mi chiede, imprecando, se ho del latte materno.

Mentre ascolto il bambino, il cane, che dice di chiamarsi Brian, mi ricorda che è l’ora del tè, e mi chiede se ne ho. I due hanno un aria complice. La mia mente non è abbastanza lucida per rispondergli. Mi rivolgo al piccolo.

Dice di chiamarsi Stewie Griffin, dice di essere venuto perchè ha un problema. Dice di essere venuto perchè ha un miliardo di problemi, e che sarebbe stato un onore per me poter aiutare un genio come lui a risolvere i suoi problemi.

Mi stupisco di me stesso e rientro subito nel mio ruolo di professionista. Gli chiedo di andare avanti. Nel frattempo il cane si è fatto un tè, e lo sorseggia annoiato. Io guardo sbigottito.

Il bambino dice di essere un genio incompreso, e con fare enfatico si chiede il perchè di tanta ingiustizia al mondo. Mi dice di avere due obiettivi fondamentali che, nonostante la sua mente superiore, non è riuscito ancora a raggiungere.

Il primo è quello di uccidere sua madre Lois. Dice di esserci quasi riuscito, ma “quasi” equivale a niente. Sostiene che più la madre stenta a rendersi conto che lui la vuole morta, più la sua rabbia cresce. Sbattendo il pugno sul tavolo mi urla di dargli del latte. Non ne ho. Vorrei averne, ma non ne ho.

Più la mamma continua in modo beffardo a trattarlo come un bambino (come vorrebbe essere trattato?), più la voglia di strapparle con le unghie quello schifoso e vacuo sorriso dalla faccia cresce. In lui convivono due anime, una di neonato, l’altra di quaranta/cinquantenne con problemi.

Gli chiedo, come prescrive il protocollo, di approfiondire la descrizione della sua famiglia. Mi dice di tacere, mi dice che il resto è costituito da una marmaglia inutile e ininfluente, dice di lasciarlo parlare. Mi chiede di aiutarlo.

Lo capisco, in fondo, per quanto possa sembrare adulto è pur sempre un bambino! Gli prendo la piccola mano nella mia e lui cambia subito sguardo…rimango sbigottito…ma sembra che mi stia guardando in modo..lascivo!?!? Un bambino della sua età?

Ritiro la mano imbarazzatissimo, il cane scuote la testa. Stewie ritorna in sè, dice vuole morta la mamma, e tutte le donne del mondo. Sembra un Complesso di Edipo, ma solo per quanto riguarda la parte distruttiva. E poi indirizzato alla madre.

Mi sento un pò a disagio. La realtà è che sono in una situazione folle e che non so cosa dire. Mi fermo un attimo a riflettere, e quello mi guarda torvo, e mi chiede se sto complottando qualcosa.

Il secondo obiettivo è la conquista del mondo, pura e semplice. Poverino, penso io. Mi dice che se ha l’impressione di essere compatito mi fa sbranare da Brian. Brian assume un’espressione schifata nell’udire queste parole.

Dice di aver costruito macchinari impressionanti, roba da fantascienza, ma dice che il suo obiettivo è sempre stato ostacolato da sciocchi contrattempi.

Mi chiede se posso aiutarlo. Gli rispondo che posso, e che lo farò con piacere. I miei due ospiti si guardano con un lieve cenno di stupore: Stewie accenna un sorriso beffardo, e mi chiede: “Dottore, lei davvero può aiutarmi ad uccidere mia madre?”.

1 commento su “Psicotivù: Stewie Griffin”

  1. …Stewie Griffin è fantastico, il bimbo che ogni madre vorrebbe avere…il fratello che tutti vorrebbero avere, un vero leader, un grande oratore… 🙂

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