Milano Italia 2.0. Con Gianni Riotta su Rai 3

Con l’arrivo dell’estate cambiano anche i palinsesti: terminata la stagione di Ballarò (che tornerà a settembre sempre con la conduzione di Massimo Giannini) Rai 3 si affida a Milano Italia 2.0.

Si tratta della versione contemporanea di Milano Italia, il programma di Angelo Guglielmi che aveva raccontato tangentopoli e andava in onda da Milano.

Che Tempo Che Fa, 4 Maggio: Padoan, Annibali, Paolantoni

L’apertura della puntata di domenica 4 Maggio di Che Tempo Che Fa, il talk-show condotto da Fabio Fazio con Filippa Lagerback, è affidata a Guido Guerzoni, docente all’Università Bocconi, economista e storico che da anni si occupa di collezioni, collezionisti, musei e mercati dei beni da collezione, indagandone gli aspetti storici, psicologici e socio-economici; dopo il salto, parliamo degli altri ospiti del nuovo appuntamento.

Su Rai Storia Gianni Riotta da domenica 12 gennaio propone la nuova serie in 12 puntate Eco Della Storia: anticipazioni della prima puntata, tema “Le Intercettazioni”

Gianni Riotta presenta la nuova serie Eco Della Storia: 12 puntate in onda tutte le domeniche alle 21.15 su Rai Storia (ch. 54 del DTT) dove il dibattito è protagonista della trasmissione dedicata ai grandi temi ancora aperti del passato, con ospiti tra storici, editorialisti, esperti e testimoni che intervengono sul tema della puntata; il primo appuntamento ruota intorno alle intercettazioni.

Annozero, scherzi a parte: “Gli italiani si oppongano alla sospensione”

Due pesi, due misure: Michele Santoro nell’attesa anteprima del suo programma, carica di pathos per la “sospensione” forzata di dieci giorni, mette i puntini sulle “i” tra lui e il diretto interessato il dg Mauro Masi, annunciando il ricorso all’arbitrato interno. Non si capisce come in Rai ci sia gente che rimane impunita, mentre è bastato un semplice “vaffanbicchiere” a scatenare un polverone, l’impressione è che la battuta mal digerita dai vertici di viale Mazzini della puntata d’esordio sia stata solo un pretesto per mettere i bastoni tra le ruote del programma, la cui ultima edizione già iniziata male, tra ritardi e contratti mai firmati, nonostante tutto continua ad appassionare le masse.

Quello stesso pubblico che Santoro chiama a se con un proclama in cui chiede che venga espressa la volontà di non far chiudere Annozero: “Voi avete diritto a non avere i vostri cervelli ridotti ad un’unica marmellata televisiva”. Sapremo presto quali saranno le modalità grazie alle quali la gente potrà dire la sua su Annozero, certo è che il black out di 10 giorni, come sottolinea lo stesso giornalista sembra confezionato apposta per “sabotare” le due prossime puntate, a questo punto sarà l’insindacabile giudizio popolare a sancire o meno la sorte del programma.

Il Tg1 in debito d’audience, di chi è la colpa?


L’imponderabile si tramuta in reale: nei primi giorni di luglio il temibile avversario, leggi TG5, ha morso più volte ai polpacci provocando la caduta non di un telegiornale qualsiasi ma del “Tg” per antonomasia, quello delle 20 sull’ammiraglia Rai. Per i detrattori è colpa della gestione Minzolini reo di dare troppo spazio alle virtù piuttosto che ai difetti della Presidenza del Consiglio e del suo seguito, mentre gli indulgenti giustificano la flessione con la risintonizzazione dei primo canale Rai in diverse regioni italiane, a cui va ad aggiungersi la scelta per noi scellerata di Raiuno che forse mai come quest’anno ha impostato il palinsesto estivo quasi esclusivamente su repliche che ne hanno compromesso l’audience, a parte rare eccezioni fra cui quel Reazione a Catena gioco condotto da Pupo alle 19 che naviga in buone acque e destino vuole debba fungere da traino proprio al Tg1.

Il presidente Rai, Paolo Garimberti ha detto che il calo degli ascolti del Tg1: “è un tema di cui ci stiamo interrogando e un po’ di preoccupazione c’è” a lui fa eco il comitato di redazione:“Il calo degli ascolti del Tg1 è preoccupante e su questo abbiamo voluto richiamare l’attenzione dell’azienda nell’incontro di oggi (8 luglio), assieme al segretario dell’Usigrai, con il responsabile delle Relazioni Sindacali dott. Luigi Meloni”. Per Alessio Gorla del cda Rai l’erosione “è cominciata molto prima, quando il direttore era Gianni Riotta“.

Giorgio Panariello, Gianni Riotta, Renzo Arbore, Giorgio Gori: dichiarazioni e saluti

Giorgio Panariello, Gianni Riotta, Renzo Arbore, Giorgio Gori. Cosa hanno in comune questi personaggi, oltre ad essere legati al mondo della televisione? Tutti e quattro hanno rilasciato dichiarazioni. Scopriamole insieme.

Giorgio Panariello al Tgcom ha rivelato di non aver nessun progetto con Sky, dunque dopo Le Barre sarà nuovamente libero di scegliere su quale canale andare in onda:

Quando si ha qualcosa di veramente forte da portare al pubblico si accettano le sfide televisive. Chiaramente Sky e’ un posto dove si puo’ sperimentare, ma se si vuole raggiungere il grande pubblico c’e’ bisogno d’altro

L’inchiesta: chi sono i direttori dei maggiori telegiornali italiani

Uno dei nostri lettori giorni fa, mi ha scritto polemizzando sull’informazione televisiva, trovata troppo faziosa e poco informativa. Abbiamo parlato mesi addietro di Infotaiment, ovvero della fusione dell’informazione con l’intrattenimento, e spesso abbiamo contestato anche noi, con i post de L’inchiesta la scelta delle notizie e le modalità di trattarle.

Oggi, però, la nostra rubrica vuole colmare una lacuna, descrivendo il bagaglio culturale dei direttori dei principali telegiornali italiani: Gianni Riotta (Tg1), Mauro Mazza ( Tg2), Antonio Di Bella (Tg3), Emilio Fede (Tg4), Clemente Mimun (Tg5), (Giorgio Mulè) Studio Aperto, Emilio Carelli (Sky Tg24) e Antonello Piroso (TGLa7).

Gianni Riotta: palermitano, laureato a Palermo in filosofia e negli Stati Uniti, alla Columbia University in Giornalismo. Inizia come corrispondente prima de Il Manifesto, poi collaboratore de La Stampa e de Il Corriere della Sera, di cui diventa il corrispondente da New York (incarico ricoperto anche per L’espresso e La stampa). Ha collaborato con il New York Times, il Washington Post, Le Monde. Direttore del Tg1 dal 20 settembre 2006.