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Il destino della tv, cambiare tutto per non cambiare niente?

 Dice bene Umberto Brindani sulle pagine di Tv Oggi giornale che dirige, quando afferma a proposito di Raiperunanotte: “Per la prima volta una trasmissione vietata dalla Rai è andata in onda lo stesso, non sulle reti Rai però. E al di là delle solite polemiche riguardo ai numeri, con ottimi ascolti. L’hanno vista sul Web, sui telefonini, sulle tv locali, sui canali satellitari…non c’è dubbio che è stata una specie di rivoluzione. Un po’ come fare tv senza tv. Se non vorranno essere travolti, sarà meglio che i dirigenti Rai (ma anche quelli Mediaset) ci riflettano sopra”. Abbiamo sempre apprezzato e condiviso i pareri dell’ex direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, ricordiamo come spesso alla guida del noto settimanale, esercitasse una valida critica su alcune scelte di palinsesto dei dirigenti Mediaset, uno dei motivi, secondo noi, che gli costarono il posto a favore del più “allineato” Alfonso Signorini.

L’analisi che fa Brindani dell’evento mediatico dell’anno è inoppugnabile se non fosse che questo tentativo ben riuscito di svincolarsi dai normali canoni televisivi, potrebbe risultare lettera morta in un Paese dove la voglia di cambiamento sembra più pertinenza del campo teorico che quello pratico. La televisione è ingessata dentro schemi inalterabili, tra una Rai che fagocita se stessa e dati alla mano, con un pubblico sempre più anziano, costringendo i giovani a emigrare verso altri lidi e una Mediaset asso piglia tutto, favorita com’è dal Governo in carica per ovvi motivi, mentre l’eventuale “nuovo che avanza” nella fattispecie Sky viene opportunamente tenuto a distanza dalle parti dell’emisfero satellitare.

Cosa bisogna aspettarsi dalla tv del domani allora? Secondo noi nulla di buono, se Santoro ha dimostrato che si può fare tv fuori dal tradizionale contesto è anche vero che il programma ha mostrato diversi limiti nei contenuti e non venitemi a dire che avete apprezzato il duetto Venditti-Morgan, perché aldilà dell’indiscusso spessore artistico dei due, tra il primo che “ragliava” parole e il secondo praticamente afono ce n’era abbastanza per tapparsi le orecchie.

La tv di oggi appare un po’ come tante ragazze che mostrano la propria foto su Facebook in bikini, belle e ammiccanti per puro autoreferenzialismo, meglio non stupirsi allora se nella serata di venerdì scorso la gente preferisce il “diavolo” Bonolis (che fa record di ascolti) all’ ”acqua santa” della via crucis. E’ ormai assodato che la politica della “gnocca” è una delle poche carte vincenti su cui si può puntare in un Paese, disgustato dalla cultura come vorrebbero farci intendere i dirigenti tv, e all’annaspante ricerca di un’identità perduta. Cambiare la televisione si può anzi si deve, le nuove tecnologie possono esserne la panacea, ma se le teste pensanti continuano ad essere un Masi o un Minzolini oppure gli autori di Ciao Darwin e Grande Fratello, allora c’è poco di cui stare allegri.

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