Pro Tv International, in arrivo sul canale 68 TiVù Sat

Da giovedì 24 Luglio, sbarca sul canale 68 di TiVù Sat il canale dedicato ai romeni nel mondo, Pro TV International: la rete televisiva è stata lanciata nell’Aprile del 2000 e nasce con l’obiettivo di creare un legame fra i numerosi romeni che vivono all’estero e far conoscere la cultura, le tradizioni e le bellezze della Romania a chiunque sia interessato; da oggi, il canale tv è visibile sulla piattaforma satellitare gratuita italiana.

Tv interattiva, il futuro è già qui?

Qualcuno aveva già intonato il de profundis, in molti lo davano per spacciato, ma il piccolo schermo ha trovato la forza per rinnovarsi e trovare nuova linfa vitale, divenendo autentico crocevia delle nuove tecnologie che vedono nell’interattività il loro punto di forza, permettendo all’utente di crearsi una programmazione personalizzata. Da un lato abbiamo apparecchi di dimensioni sempre maggiori in grado di collegarsi alla rete e a questo punto il gioco è fatto, con a disposizione dello spettatore una quantità illimitata di informazioni di ogni genere, dall’altro c’è chi ha interesse a fornire i contenuti, ecco spiegato il motivo per cui un colosso come Apple si è gettato a capofitto nel progetto Apple Tv con risultati più che lusinghieri. E’ di queste ore la notizia che negli Stati Uniti il dispositivo prodotto da Apple Inc in grado di riprodurre musica, video e podcast presenti nelle library di iTunes ha superato il milione di acquirenti, mentre in Italia sta prendendo piede la seconda versione che permette di guardare film in streaming al costo che varia dai 99 centesimi ai 4,99 euro.

Ovvio che la concorrenza non sta a guardare con Google che scalpita dietro a un progetto di tv per ora solo a livello sperimentale, mentre Microsoft già consente di usare la Xbox come porta d’accesso verso il noleggio di film e prossimamente dovrebbe aprire le porte alla ricezione di canali via internet, stesso discorso per Nintendo, mentre pare che anche Amazon e Yahoo e la nostra Telecom Italia (il Cubo Vision avanza a fatica) stanno affilando le unghie per progetti che vedono al centro dell’attenzione ancora lei, madama televisione che come una sorta di Araba Fenice sta risorgendo dalle sue ceneri, più tecnologica che mai.

Arriva Wewell channel, il canale del wellness

Gli amanti del vivere bene avranno al ritorno dalle vacanze una gradita sorpresa. A settembre prenderanno il via le trasmissioni di Wewell channel (Sky, 863-Tivù Sat, 60) interamente dedicato al wellness, un mercato che in Italia muove qualcosa come 16 miliardi di euro l’anno. Ma cos’è il wellness termine a metà strada tra le parole inglesi “well being” e “fitness”? Secondo Nerio Alessandri presidente Technogym azienda leader mondiale negli attrezzi da palestra:“Il Wellness è il nuovo stile di vita per il benessere psico-fisico inventato da Technogym, orientato al miglioramento della qualità della vita attraverso l’educazione ad una regolare attività fisica, un’ alimentazione adeguata, un approccio mentale positivo. Significa scegliere di vivere bene, cercando di coniugare l’antico adagio “mens sana in corpore sano”.”

Wewell channel con sede a Perugia e Milano, si rivolge ai numerosi fruitori di questo grande settore, oltre a coloro che desiderano avere maggiori informazioni sull’argomento. E’ una piattaforma multilingue disponibile anche sul Satellite Hot Bird a 13° che raggiunge l’Europa, il Nord Africa, i paesi Arabi arrivando sino ai confini della Russia con la Cina, un mercato di oltre 300 milioni di telespettatori, inoltre è presente anche sul web grazie al sito www.wewell.tv.

Mediaset potrebbe “sparire” su Sky?

 Mediaset abbandona Sky? L’ipotesi tutt’altro che peregrina viene ventilata da Giorgio Scorsone su Digital-Sat Magazine. Nell’articolo viene evidenziato come in questa settimana Canale 5 abbia criptato sulla piattaforma satellitare quasi tutti i programmi di prima serata, mentre fino ad oggi si era limitato a quelli del mattino o del primo pomeriggio, il tutto nell’ottica di una sperimentazione volta a verificare quanto l’audience di Sky vada ad influire su quella più generale del canale in vista di un criptaggio pressocè totale in un futuro prossimo.

Al posto delle regolari trasmissioni l’ammiraglia Mediaset manda in onda uno spot che invita il telespettatore a passare su TivùSat, un’evidente ritorsione nei confronti di Sky rea di non aver voluto concedere al biscione i diritti delle partite del prossimo mondiale di calcio sul dtt, al contempo il marchio di Rupert Murdoch propone l’attivazione sui propri decoder in hd della digital key che consente la visione dei canali sul digitale terrestre, i prodromi per una nuova battaglia (in parte già in atto) senza esclusione di colpi tra i due colossi televisivi ci sono tutti.

La tv cambia in peggio, chi pensa agli spettatori?

 Oppresso da logiche opportunistiche tipiche della politica da una parte e dalle non certo migliori esigenze di fare cassa a tutti i costi dall’altra, il sistema televisivo italiano in questi ultimi tempi sta subendo una serie di sommovimenti che lo scuotono dalle fondamenta. Continua incessante la rivoluzione digitale che ha reso felici produttori di televisori e decoder, un po’ meno i diretti interessati, quei telespettatori spesso anziani e poco competenti (non per colpa loro) costretti a ripetute sintonizzazioni di canali che spariscono e ricompaiono senza una collocazione fissa.

Come è possibile che un evento così importante, storico addirittura, quale la conversione del segnale da analogico a digitale sia stato pianificato in maniera a dir poco frugale, senza stabilire una numerazione definitiva sul telecomando? Risultato la “scomparsa” di Rainews, giustificata da motivi tecnici, dalla maggior parte delle tv d’Italia durante il recente switch over lombardo, da aggiungere a una generale riorganizzazione (leggi cambio di numero) dei canali stessi anche nelle regioni non interessate.

Sul satellite lo scontro Sky-Mediaset ha assunto toni cruenti: da qualche giorno il segnale di Canale 5 al mattino è criptato, una scritta invita i teleutenti a trasferirsi sulla piattaforma Tivù Sat creata apposta per fronteggiare l’avanzata del colosso di Rupert Murdoch. Mediaset risponde così all’introduzione della digital key sui decoder Sky. La chiavetta consente di ricevere tutti i canali trasmessi in chiaro sul digitale terrestre, iniziativa poco gradita al Biscione il quale probabilmente sta contemplando altre misure di ritorsione, anche i questo caso si denota poca sensibilità nei confronti di coloro che con il telecomando sono in grado di modificare i delicati equilibri del mercato tv : gli spettatori.

Rai, il canone aumenta e la qualità?

Canone si, canone no, una disputa che dura da illo tempore rinfocolata dalla recente notizia, che dal prossimo anno la Rai ritoccherà quella che per molti rappresenta l’odiosa gabella di 1,50 euro passando dagli attuali 107,5 a 109 euro. Molti i fattori che depongono a sfavore di una così intempestiva decisione: innanzitutto l’evasione fiscale che fa del canone l’imposta più elusa dagli italiani senza che si faccia nulla per reprimerla, a ciò si aggiunge la campagna dissacratoria lanciata da alcuni organi di stampa che hanno fatto del canone l’agnello sacrificale, per indurre la Tv di Stato a riconsiderare l’esistenza di alcune trasmissioni ritenute “scomode” per gli organi governativi, uniamoci la qualità dell’offerta Rai non proprio ai massimi storici e il recente switch off verso il digitale terrestre che ha complicato in alcune zone geografiche la ricezione dei canali Rai, costringendo gli utenti ad accedere alle offerte satellitari, fra cui la recente di Tivù Sat, il consorzio nato dall’alleanza Rai, Telecom Italia Media e Mediaset.

I dubbi e incertezze circa la reale consistenza dell’imposta sono più che lecite, innanzitutto sono anni che assistiamo a un graduale annichilimento del servizio pubblico televisivo, con un appiattimento dell’offerta tutt’altro che alternativa a quella dei canali commerciali ma semmai equivalente, con spot pubblicitari chiamati ad infarcire ogni trasmissione senza un minimo di rispetto nemmeno per i film di un certo valore, allo stesso tempo sembra mancare all’interno della Tv di Stato quel briciolo di imprenditorialità che potrebbe far aumentare le risorse piuttosto che reprimerle come la recente decisione di accantonare l’accordo con Sky.

Rai, nominati i vicedirettori di Raiuno e Tg1, Masi spiega spiega il divorzio da Sky

Oggi il Cda della Rai si è riunito per nominare i nuovi vicedirettori del Tg1 e di Raiuno. All’assemblea erano assenti i rappresentati dell’opposizione Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e Rodolfo De Laurentiis.

I nuovi vicedirettori del Tg1, nominati dai presenti, compreso Paolo Garimberti sono stati: Susanna Petruni, Fabrizio Ferragni, Cladio Fico, Andrea Giubilo e Gennaro Sangiuliano.

Differente il discorso per la vicedirezione di Raiuno, dove i nuovi sono stati votati solo dalla maggioranza (Garimeberti si è astenuto su tutti, tranne che su Gianluigi Paragone, su cui si è spresso contro, perché non rispondeva al criterio di evitare esterni all’azienda): Vilfredo Agnese (Vicario), Maria Pia Ammirati, Ludovico Di Meo, Giovanni Lomaglio, Gianluigi Paragone e Daniel Toaff. Il direttore del Palinsesto è Angelo Teodoli.

Oggi nasce Tivù Sat: è la vera alternativa a Sky?

La domanda contenuta nel titolo è più che lecita, torniamo parlare della piattaforma satellitare in orbita da qualche ora che vede protagonista la società partecipata da Rai (48.25%), Mediaset (48.25%) e Telecom Italia Media (3.5%), perché nonostante le parole poco belligeranti dei diretti interessati in breve tempo Tivù Sat potrebbe assumere se non l’aspetto di vera e propria alternativa, quanto meno quello di una spina nel fianco del colosso Sky che vedrebbe limitate le sue ulteriori pretese di espansione sul mercato italiano.

Tivù Sat non rappresenta una concentrazione tra imprese: semplicemente, è un’intesa tra player. Il nostro target sono le 1,5 milioni di famiglie che non ricevono il Dtt, ossia il 5% della popolazione”, affermava pochi giorni fa il presidente di Tivù Sat Luca Balestrieri a cui si univano le dichiarazioni di Giancarlo Leone vicedirettore generale Rai:“Tivù Sat non è uno strumento di competizione, ma di crescita e qualsiasi collegamento alla vicenda di Rai e Sky è fuorviante”.

Sarà! Diciamo noi, ma il parterre de roi di canali completamente gratuiti con cui si presenta agli utenti il nuovo progetto televisivo è di tutto rispetto oltre a 10 canali Rai, 7 Mediaset , più La7, Sat 2000, K2-Kids Tv e Class News, l’elenco viene completato da una sequela di canali internazionali: Euronews, France 24, BBC World News, TVE International, Canal 24 Horas, Arte, Deutsche Welle, ZDF, ARD, destinata ad aumentare nelle prossime settimane: “Molti editori sono interessati a salire su Tivù Sat“, spiegava Alberto Sigismondi consigliere delegato della neonata società.

Tivù Sat, secondo Adiconsum non rispetta le delibere Agcom

Adiconsum scende nuovamente in campo per difendere i diritti dei consumatori: questa volta l’associazione si schiera con quei tre milioni di spettatori che in passato per vedere i canali della RAI hanno dovuto, non per volontà loro, ma perché costretti dalla mancanza di segnale terrestre, munirsi di parabola, e che dal 31 luglio, con la nascita di Tivù Sat, saranno costretti a comperare un nuovo decoder (minimo altri 100 euro) per poter vedere integralmente i programmi della RAI, cosa che non sarà più possibile fare con Sky. La nota dell’Adiconsum pone numerose domande:

E’ vero che non esiste abbonamento ma aver scelto molte emittenti la stessa decodifica crea di fatto un nuovo bouquet che si può vedere solo con un decoder dedicato. Perché si obbligano tutti gli utenti (circa sei milioni) che utilizzano il satellite a dover acquistare un nuovo decoder? Perché chi non riceve il digitale terrestre deve pagare di più di chi lo riceve? Perché chi utilizza un decoder satellitare common interface, predisposto per tutte le codifiche non può utilizzarlo per Tivù sat? Perché gli abbonati a SKY non possono vedere anche Tivù sat con un solo decoder satellitare?

Tivusat presentata a Roma: i canali generalisti Rai e Mediaset rimangono su Sky

Oggi a Roma è stata presentata Tivusat, la futura piattaforma satellitare in cui confluiranno Rai, Mediaset e Telecom Italia Media (La7), che partirà il 31 luglio, il giorno in cui scadrà il contratto tra RaiSat e Sky.

Premesso che i tre canali generalisti della Rai (Raiuno, Raidue e Raitre) si continueranno a vedere anche su Sky (quelli di Mediaset, come vi avevamo anticipato ieri sarebbero rimasti comunque su Sky, seppur criptati per alcuni eventi), gli altri canali di RaiSat potrebbero finire nel digitale terrestre, così da tranquillizzare coloro che come il segretario della Fnsi Franco Siddi si diceva preoccupato del futuro di Raisat (fonte AGI):

Sarebbe imperdonabile se le scelte della Rai dovessero cancellare questi tesori e rinunciare alla portata innovativa degli operatori contrattualizzati e precari che hanno dato lustro in questi anni alla presenza del servizio pubblico sul satellite. Ci sono anche obblighi sociali e giuridici da tener presente insieme ai valori culturali e economici di questo progetto. Il Cda della Rai non potrà far finta di niente.

Rai-Sky, rottura o compromesso?

 Rai-Sky, la trattativa dai contorni simili a quelli della più classica delle telenovelas, pare proprio destinata se non a un lieto fine quanto meno a un felice compromesso. E’ noto come ormai da settimane il Servizio pubblico radiotelevisivo nella persona del direttore generale Mauro Masi, stia trattando per la permanenza futura dei suoi canali sulla piattaforma satellitare.

In particolare in vista della scadenza del contratto prevista per il prossimo 31 luglio, a fronte di una proposta Sky che prevede 50 milioni di euro l’anno per i prossimi sette più altri 75 milioni in tre anni di acquisto di titoli cinematografici da Rai Cinema, la controparte Raisat si aspetta una maggiore valorizzazione dei propri servizi “pay” (Extra, Premium, Cinema, Smash Girls, Yo Yo, Gambero Rosso) e “free” (Rai Gulp, Rai Storia) a cui vanno aggiunti i tre canali generalisti Raiuno, Raidue e Raitre, su una struttura che di fatto è ormai il secondo gruppo televisivo italiano quanto a ricavi.

A proposito delle “tre punte di diamante” della televisione di Stato, il contratto di servizio stipulato con il Ministero dello Sviluppo Economico, prevede l’obbligo di permanenza del marchio Rai su tutte le piattaforme televisive, almeno così sembrerebbe poiché il viceministro Paolo Romani si è affrettato a chiarire: “La Rai ha un obbligo di presenza su ogni piattaforma ma non su tutte: per quel che riguarda il satellite spetta all’azienda scegliere quale sia la più indicata”. Chiaro il riferimento alla neonata TivùSat che prenderà il via il prossimo 31 luglio con protagonista oltre che la Rai anche Mediaset e i canali Telecom Italia Media.

Tivù Sat al via il 31 luglio

 Tivù Sat ai nastri di partenza, data ufficiale d’inizio 31 luglio 2009, comunicata da Luca Ambrogetti presidente di Digtvi (l’associazione nata per promuovere il digitale terrestre) a Digital Sat a margine del Forum Europeo sulla tv digitale tenutosi di recente a Lucca, dove il direttore marketing della società Tivù, David Bogi a ufficializzato il progetto: “Tivù è nato ad ottobre 2008, partecipata da Rai e Mediaset al 48% ciascuno e al 4% da TI Media. Due missioni principali: promuovere e spingere lo sviluppo della TDT in Italia, unitamente al processo di switch previsti dal Ministero dello Sviluppo Economico. La seconda è di garantire a chi non è coperto dal segnale terrestre, non solo digitale ma anche analogico, di poter fruire della offerta digitale con Tivù Sat, satellitare gratuito offerto dalla società Tivù srl

Sulla nuova piattaforma digitale satellitare i telespettatori potranno vedere via satellite 10 canali Rai: Raiuno, Raidue, Raitre, Rai4, Rai Gulp, Rai Gulp +1, Rai Sport +, RaiNews24, Rai Storia e Rai Edu 1; 7 canali Mediaset: Canale 5, Retequattro, Italia 1, Iris, Boing, Boing+1 e Mediashopping; La7; Sat 2000 e tutti i canali free internazionali.

Sat2000 cambia in Tv2000

 Aria di cambiamenti per Sat2000, l’emittente televisiva della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) in onda dal 1998. Durante l’ultima assemblea generale, che aveva fra gli argomenti all’ordine del giorno il passaggio al digitale terrestre, è stato annunciato il cambio del nome in Tv2000: “E’ stato focalizzato – afferma il comunicato dei vescovi – il passaggio alla televisione digitale terrestre, processo già avviato in alcune regioni e destinato a completarsi entro il 2012. Si tratta di un’innovazione tecnologica che comporta significative ricadute anche sul piano della fruizione dello strumento, offrendo allo spettatore una più ampia gamma di scelta fra i canali e la possibilità di interagire con il mezzo televisivo”.

Con il passaggio al nuovo mezzo di trasmissione, la Cei ha annunciato “una rivisitazione del suo rapporto con le emittenti locali che ne ristrasmettevano il segnale e con le quali si intende mantenere e rinnovare il rapporto di reciproca collaborazione”.

Da quando ha iniziato le trasmissioni, Sat2000 ha sempre dato un interessante apporto al prodotto televisivo italiano, con una serie di programmi fra tutti il Grande Talk e Uno per Uno e personaggi di successo come Arianna Ciampoli, Gigliola Cinquetti, Paola Saluzzi.

La Rai abbandonerà Sky e rinuncerà a 475 milioni? Oggi il CDA dovrebbe decidere

Oggi pomeriggio si riunisce il consiglio d’amministrazione della Rai per parlare del futuro della tv di stato sul satellite. Come vi abbiamo già anticipato la Rai ha due opzioni: rinnovare il contratto con Sky che scade a luglio o salire solo sulla piattaforma satellitare TivuSat in compagnia di Mediaset e Telecom Italia Media (La7).

Sky avrebbe offerto prima 50 milioni l’anno più 75 milioni per i prodotti di Rai Cinema fino al 2016, poi 475 milioni totali (pari a quasi il doppio del capitale sociale dell’azienda!) e la rinuncia del diritto all’esclusiva. Il D.G. Mauro Masi, che ha il mandato per negoziare con la società di Murdoch, sembra sia intenzionato a rilanciare chiedendo di essere pagato anche per le trasmissioni di Raiuno, Raidue e Raitre, richiesta che pare più come un modo per scendere dal satellite, che un modo per ottenere più soldi.

Gli aspetti negativi del divorzio sono molteplici: l’azienda perderebbe 100 milioni annui (grazie a quel 2,5% di share che arriva dal satellite), non raggiungerebbe tutta l’utenza (non tutta le zone dell’Italia sono coperte dal digitale terrestre) e dovrebbe sbrigarsi a salire su un altro satellite (quello Tivù, che avrebbe un altro decoder!) per non rischiare sanzioni (per legge la tv di stato deve essere presente su tutte le piattaforme).