Frequenze Digitale Terrestre, salta termine per l’asta

Oggi, martedì 28 agosto, salterà il termine per l’asta sulle frequenze televisive. La gara, secondo le indicazioni contenute nel decreto fiscale convertito nella legge 44 del 26 aprile, si sarebbe dovuta svolgere entro 120 giorni. La notizia è stata riportata da Libero e Il Mattino.

Digitale Terrestre, un dividendo assegnato ai soliti noti?

Il passaggio del sistema televisivo italiano dall’analogico al digitale, si arricchisce di una nuova e importante fase. L’Agcom sta infatti avviando le procedure per l’assegnazione delle frequenze del cosiddetto dividendo digitale esterno, ovvero quelle che si sono liberate proprio a seguito della trasmigrazione delle emittenti tv sul Dtt. Nel computo dovrebbero essere comprese anche quelle utilizzate dal ministero della Difesa. La gara, come già sostenuto in passato dal presidente Corrado Calabrò sarà:“in linea con quanto avviene in tutta Europa, la procedura pubblica sarà del tipo beauty contest” attraverso un’asta e relativa acquisizione da parte del miglior offerente. Per l’occasione il Governo prevede di incamerare qualcosa come 2,4 miliardi di euro, per questo motivo l’Autorità ha proposto che venga creato un Comitato di ministri con il compito di disciplinare la gara. Da considerare che mentre all’estero il passaggio al digitale terrestre è servito ai Governi per incamerare fior di quattrini dalla vendita delle frequenze, negli Stati Uniti 19 miliardi, in Germania 8, in Italia si è deciso di ricevere appena l’1% sul fatturato annuale contro il 4-5% di altri Paesi, proprio in un momento in cui la congiuntura economica suggerirebbe di sfruttare al massimo ogni fonte possibile di introito.

La messa all’incanto delle frequenze analogiche verrà gestita dal ministero dello Sviluppo economico, ma secondo la Legge di stabilità dello scorso dicembre entro 15 giorni dall’entrata in vigore l’Agcom deve avviare “le procedure per l’assegnazione di diritti d’uso di frequenze radioelettriche da destinare a servizi di comunicazione elettronica mobili in larga banda” e di “altre risorse eventualmente disponibili” quelle del ministero della Difesa appunto con “l’obiettivo di garantire ancora maggiore innovazione e concorrenza al settore delle comunicazioni elettroniche”. C’è da dire inoltre che l’Autorità sembra intenzionata a non garantire a tutti la possibilità di partecipare all’asta, all’art 6 del documento di consultazione pubblica che stabilisce le modalità di assegnazione del dividendo si parla chiaramente di soggetti “in possesso dell’autorizzazione generale di operatore di rete televisivo”, limitando di fatto il numero dei partecipanti ai soliti noti e non a qualche nuova “entità” intenzionata all’acquisto.

Switch Off Nord Italia: nevrosi digitale?

Come volevasi dimostrare il cammino verso lo switch off televisivo, ovvero il passaggio dal sistema di trasmissione analogico al digitale che in queste ultime settimane ha coinvolto il nord Italia, è stato irto di inconvenienti di ogni tipo, in un concatenarsi di eventi del tutto speculari a quello che era accaduto nelle regioni ormai all digital come il Lazio e la Campania. E’ evidente che una trasformazione epocale come questa qualche complicazione della prima ora l’avrebbe generata, ma come sempre accade dalle nostre parti abbiamo saputo dare quel tocco in più frutto di pressapochismo e scarsa informazione di base, che ha fatto la felicità soprattutto degli antennisti, connotando come vittima sacrificale il solito ignaro utente.

Lo switch off nell’Italia del nord è iniziato lo scorso 25 ottobre interessando la cosiddetta Area Tecnica 3 ovvero Lombardia, Piemonte Orientale, le province di Piacenza e Parma per un totale di 5,3 famiglie. Al momento è in corso la seconda fase fino al 15 dicembre che coinvolge le Aree Tecniche 5,6,7: il resto dell’Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia (4,2 milioni di famiglie). I disservizi, che hanno visto protagoniste loro malgrado soprattutto le persone anziane, sono sempre gli stessi: problemi di ricezione, canali spariti, schermo “nero”, gli utenti Mediaset Premium non hanno potuto fruire dei servizi a pagamento, tanto che le associazioni dei consumatori nella fattispecie Altroconsumo ha richiesto a Mediaset l’elargizione di un bonus di risarcimento. Inconvenienti di ogni tipo che la recente approvazione del piano Agcom sulla posizione dei canali sul telecomando digitale ha solo parzialmente mitigato.

Paolo Romani nuovo ministro dello Sviluppo Economico: Mediaset esulta?


Dopo una lunga gestazione, la montagna ha partorito…il ministro. Cinque mesi ci sono voluti ma alla fine il dicastero ricoperto ad interim dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dopo le dimissioni di Claudio Scajola, è stato affidato alla persona più indicata, quel Paolo Romani che prima come sottosegretario con delega poi in qualità di viceministro aveva nel bene o nel male dimostrato di avere il giusto know how, in un settore come quello televisivo di non facile decifrazione in l’Italia.

Forse non tutti sanno che Romani ha alle spalle una lunga esperienza come editore tv. Nel 1974 dà il via a Tv Libera tra le prime emittenti “private” italiane, nel 1976 è la volta di Milano Tv, poi diventata Rete A, emittente nazionale, dove assolve l’incarico di direttore generale fino al 1985 per la Peruzzo Editore. Dal 1986 al 1990 è amministratore delegato di Telelombardia. Nel 1990 è editore di Lombardia 7, emittente che cede nel 1995, dopo essere stato eletto deputato con Forza Italia in piena “area” dell’attuale premier.

Numerazione canali dtt, arriva il bando del Ministero

 Il sistema televisivo italiano in pieno fermento per il passaggio dal sistema analogico al digitale, sta vivendo un altro dei suoi momenti topici. Dopo che il Cnid (Comitato Nazionale Italia Digitale) ha ufficialmente indicato il 25 ottobre come data utile da cui gradualmente le regioni del Nord Italia si adegueranno al dtt, ora è finalmente giunto il momento di mettere ordine all’assegnazione delle frequenze, materia che in più di un’occasione è stata motivo di dissapori tra le stesse emittenti, in particolare quelle locali, fatte oggetto, secondo loro, di discriminazioni rispetto ai network nazionali. Noi stessi ci eravamo lamentati in passato di come la collocazione delle tv nella cosiddetta numerazione Lcn fosse approssimativa, creando non poca confusione negli utenti.

In seguito è arrivata la decisione dell’Agcom la quale ha stabilito che i canali nazionali vengano programmati su tutti gli apparecchi dal numero 1 al 9 del primo arco di numerazione, i locali dal 10 al 19, e gli altri suddivisi per categorie nelle successive posizioni. Da qualche giorno il Ministero dello Sviluppo Economico ha reso pubblici i bandi per la richiesta della posizione nella scala dei canali dtt, rivolta in primo luogo alle Regioni del Nord in fase di switch off (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e il Piemonte) che dovranno presentare la domande entro il 20 settembre, poi sarà la volta di quelle digitalizzate (Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Lazio esclusa la provincia di Viterbo e Campania) che hanno come termine per la presentazione delle richieste dal 21 settembre all’8 ottobre.

Lo switch off nel Nord Italia è rinviato al 25 ottobre


Traghettare il sistema televisivo italiano dall’analogico al digitale si sta dimostrando più ostico del previsto, a conferma delle numerose perplessità avanzate da noi in passato circa l’eccessiva fretta delle autorità preposte nel rendere alcune regioni “all digital” in anticipo rispetto al 2012 come deciso dalla UE. Dopo un primo slittamento di inizio anno, poi rimandato al 15 settembre, è di poche ore fa la decisione del Cnid (Comitato Nazionale Italia Digitale) di posticipare ancora il passaggio al Dtt del Nord Italia al 25 ottobre, accogliendo la richiesta di numerose emittenti in difficoltà per motivi di natura tecnica.

Come riportato da Digital Sat il calendario dello switch off prevede il passaggio prima del Piemonte orientale (25/10-27/11) a seguire la Lombardia (02/11-27/11), poi Emilia Romagna (24/11-03/12 ancora da confermare), Veneto (01/12-13/12), Friuli Venezia Giulia (06/12-16/12), Liguria (2011).

Digitale terrestre, innovazione a caro prezzo

 Umiliati e offesi: siamo andati a scomodare Dostoevskij nell’intento di interpretare i malumori delle tante persone che negli ultimi quindici giorni, in particolare nella zona di Roma avvolta nel clima da switch off digitale, si sono ritrovate ad armeggiare con i decoder, uno per ogni apparecchio televisivo, trasformatisi in vere e proprie trappole malefiche. Un’esperienza non proprio condivisibile che invece in queste ore sta vivendo la popolazione della Campania, con gli inevitabili inconvenienti e disservizi che si sarebbero potuti evitare, se solo si fosse voluta abbassare di qualche grado la febbre da digitale che negli ultimi mesi ha colpito certi ambienti governativi. Ci sembra opportuno ricordare che la data ufficiale in Europa per il passaggio dall’analogico al digitale è il 31 dicembre 2012: perchè tanta fretta da noi nel voler abbandonare la “vecchia televisione“, quando si sarebbe potuto seguire un regime misto ancora per qualche tempo?

Invece si è voluto dar vita a uno:“uno switch off all’amatriciana” come lo ha definito l’Aduc (Associazione diritti utenti e consumatori), convinta che il passaggio alla tv digitale terrestre sia avvenuto:“all’insegna del pressapochismo e della disinformazione”. Alla portata dell’utente una quantità illimitata di apparecchietti presi d’assalto nelle ore precedenti al “grande momento” molti dei quali rivelatisi di difficile gestione soprattutto da parte delle persone anziane. Il Ministero dello Sviluppo economico ha messo a disposizione il numero verde 800 022 000, spacciato come una sorta di panacea in grado di ovviare a ogni malfunzionamento, quando sappiamo bene come spesso gli incovenienti si siano riproposti a ogni ripetuta sintonizzazione, necessaria sopratutto in questa prima fase dello switch off.