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Recorder – 23 – Relic Hunter

Prima che arrivasse sul grande schermo Tomb Raider, un’altra ricercatrice di tesori perduti aveva già invaso il piccolo schermo con le sue avventure: intrigante, sexy, esotica, sono solo alcuni degli aggettivi che si possono assegnare a Sydney Fox, l’antropologa protagonista di Relic Hunter.

Relic Hunter, serie canadese (e non solo), prodotta tra gli altri dalla Fireworks Entertainment, narra le mirabolanti avventure della ricercatrice di tesori Sydney Fox (Tia Carrere) che, insieme ai suoi due inseparabili colleghi l’intelligente e affascinante assistente Nigel Bailey (Christien Anholt) e la studentessa segretaria Claudia (Lindy Booth), sostituita nella terza serie dalla sexy Karen (Tanja Reichert), gira il mondo per recuperare manufatti di inestimabile valore e donarli ai musei o restituirli ai legittimi proprietari: in ogni puntata la protagonista si trova ad affrontare trappole di ogni genere, dai muri che la schiacciano alla sabbia che la soffoca, misteri inspiegabili e incredibili verità, nonché nemici crudeli, colleghi avidi e gente corrotta pronta a tutto per arrivare alla scoperta prima di lei.


Nei sessantasei episodi che formano le tre stagioni, si possono trovare delle similitudini con il leggendario Indiana Jones: Sydney come Indy è un’insegnante di storia antica, dotata di una singolare vena ironica, che ha la grande capacità (difetto) di mettersi sempre nei guai.

Tra gli aspetti più significativi che contraddistinguono la serie posso ricordarvi: le molteplici volte in cui Nigel ha creato problemi a causa della sua sbadataggine e goffaggine; le tante situazioni imbarazzanti in cui si trovava Sydney (ritrovarsi nuda in un campo di nudisti per andare ad una runa, oppure dover adottare improponibili travestimenti per procedere nella missione o ancora i continui fraintendimenti e doppi sensi che si creavano tra i protagonisti); il misterioso Trinity College, università americana non identificata, dove lavora la professoressa Fox a cui vengono destinati spesso, come fondi, i soldi dei ritrovamenti; la freschezza con cui si trattava l’archeologia e l’antropologia, che seppur semplificata e non sempre aderente alla realtà, incuriosisce lo spettatore.

Relic Hunter, andata in onda per la prima volta nel Settembre del 1999 su Syndicated, e due anni più tardi, nel Giugno del 2001 su Italia 1 (replicato poi da Duel Tv e Fantasy), ha concorso per ben quattro volte ad importanti premi (Alma Awards, Gemini Awards, Young Artist Awards), in particolare quello per le musiche originali di Donald Quan, il compositore della colonna sonora di tutti gli episodi.

Concludendo: Relic Hunter non è assolutamente paragonabile come tensione narrativa, recitazione e spettacolarità a Indiana Jones, ma il ritmo veloce, le situazioni al limite del credibile e la carica umana dei personaggi (un po’ troppo stereotipati), sono sufficienti per rendere il telefilm appetibile all’ampio pubblico televisivo, senza sfigurare.

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