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Le soap opera sono in crisi?

 Correva l’anno delle telenovelas, ricordate? Era all’incirca il 1982 quando la prima produzione sudamericana (La schiava Isaura) approdava sugli schermi di Rete 4 non ancora sotto gestione Mediaset, dando il via anche nel nostro Paese ad una tendenza, quella dei programmi a lunga serialità, che avrebbe coninvolto entro breve tempo interi canali come l’allora Rete A.

Dai soggetti e interpretazioni approssimative, le telenovelas (composte da circa 200 episodi) incontrarono i favori del pubblico nostrano per più di un decennio, per poi tornare in forma più dimessa ad occupare gli stessi orari di nicchia degli esordi, ad oggi non c’è traccia dei fasti di quel periodo ma gli amanti del genere hanno modo di apprezzare su Beautiful che a distanza di quasi vent’anni dalla prima messa in onda italiana su Raidue per poi passare su Canale 5, continua ad ottenere un’audience più che lusinghiera.

Nel frattempo anche le produzioni italiane si adeguano al “nuovo corso” dando vita a serie di successo fra cui Un Posto al Sole in onda dal 1996 o Centovetrine dal 2001 a cui va ad unirsi la più giovane Agrodolce a rischio chiusura fino alla scorsa primavera e ora riconfermata per almeno altre due stagioni. Il mondo delle soap insomma godrebbe di ottima salute sebbene oppresso da problemi di budget, se a incrinare tanto ottimismo non ci fosse la recente notizia della fine di Sentieri la capostipite del genere.

Nata in radio nel 1937 (fonte Wikipedia) per poi passare in Tv nel 1952, all’attivo qualcosa come circa 16.000 puntate, la produzione ne ha deciso la chiusura per problemi d’audience. Un primo segnale di stanca? Anche le soap sono destinate a soccombere sotto i colpi incessanti del tempo che passa? Per il momento almeno per quanto riguarda l’Italia sembra di no, ma è indubbio che anche in tv vale il detto che “il troppo stroppia“.

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