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Doppiaggio: intervista ad Alessio Cigliano

 Torniamo a parlare di doppiaggio assieme da una delle voci più rappresentative: Alessio Cigliano, alle spalle tanti film, telefilm e cartoni animati ecco la sua viva testimonianza.

Alessio, una vita per il doppiaggio possiamo dire, come è nata questa passione divenuta poi il tuo lavoro?

Da ragazzo, ho iniziato a 12 anni per gioco. Poi si è trasformato in lavoro, ma con la stessa passione di allora!

Al momento com’è lo stato di saluto del doppiaggio italiano?

Dipende da situazione a situazione. Certe politiche di contenimento dei prezzi tendono un po’ a minacciare la qualità dei risultati che però a sua volta tende sempre ad essere alta. Bisogna stare attenti a non perderla!

Il proliferare dei numerosi canali digitali (satellitari e del digitale terrestre) hanno contribuito ad aumentare la mole di lavoro?

Sì, come fecero le TV private alla fine degli anni ’70. Oggi il settore è più disciplinato, anche se ovviamente c’è chi chiede l’abbattimento dei prezzi. Ma satellite e home video hanno senz’altro contribuito a mettere sul mercato ore in più da doppiare.

Alessio Cigliano è doppiatore ma anche direttore del doppiaggio, ruolo per cui è stato anche premiato, c’è ancora spazio per il teatro nella tua vita?

Volendo lo spazio c’è, anche se davvero ristretto e solo su piazza, visti gli impegni familiari. Ma insomma, non cerco troppo, il doppiaggio porta via molto tempo e concentrazione. Ma mai dire mai!

Vogliamo finalmente dire a chi ancora afferma il contrario che i doppiatori sono attori a tutti gli effetti?

Perché, ce n’è bisogno? Attori con una specifica capacità tecnica. E i talent che vengono spesso a dare la voce a tanti personaggi lo dimostrano: se non sai recitare, si sente! Queste sono polemiche sterili e inconsistenti!

Sono tantissimi i personaggi al cinema e in tv a cui hai prestato la voce fra cui cito tra gli amanti dei telefilm: il dottor John Carter (Noah Wyle) di Er oppure il terribile Sylar (Zachary Quinto) di Heroes e Chris Moltisanti (Michael Imperioli) de I Soprano, c’è un ruolo a cui sei rimasto più affezionato?

Wyle l’ho fatto per tanti anni, con tante soddisfazioni, e posso dire lo stesso per Erdogan Atalay, l’ispettore Gerchan di Squadra Speciale Cobra 11. Comunque questo lavoro è bello perché si cambia continuamente ruolo, quindi non mi sembra di avere particolari attaccamenti.

Dacci se ti è possibile una piccola anteprima: cosa stai doppiando in questo periodo?

Ho appena terminato “Frost/Nixon – Il duello“, di Ron Howard che uscirà a Febbraio. E poi i soliti televisivi, fra cui cartoni e serial.

Per entrare nel personaggio da doppiare si dice che prima delle labbra bisogna seguirne lo sguardo: cosa ne pensi?

Io guardo solo gli occhi, alla bocca ci pensa l’assistente. Sono quelli che comandano l’espressione e ci guidano verso le emozioni e sensazioni che dobbiamo ricreare. Per me è fondamentale.

C’è ancora spazio ne doppiaggio italiano per le nuove leve? E cosa consigli a chi vuole avvicinarsi a quest’arte?

Lo spazio c’è, ma c’è poco tempo per insegnare, purtroppo. Nel senso che almeno la tecnica di base bisogna possederla. Poi si lavora sulle emozioni e sul recitato. Insomma, bisogna essere attori per avvicinarsi, altrimenti non si può!

Grazie ad Alessio Cigliano per la sua cortesia e buon lavoro!

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