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Riccardo Cresci: Lo Zecchino D’Oro di Topo Gigio

Quarto appuntamento con le riflessioni di Riccardo Cresci, volto giovane, noto al pubblico di Sky Tg 24, riguardanti la televisione italiana.

Il periodo Natalizio è ormai alle porte ed ecco rispuntare Topo Gigio e tutto il cucuzzaro. Ritorna Il Piccolo Coro dell’Antoniano, ritornano le mega orecchie del Topo più famoso d’Italia, ma c’è qualcosa che manca, dov’è finito Mago Zurlì, l’amato Cino Tortorella?

Si è fatto una magia ed è svanito nel nulla, molti potrebbero malignare e invece no, la magia è stata compiuta della Dirigenza Rai (dice lui) che lo vede troppo anziano nel ricoprire il suo storico ruolo, un po’ magico, un po’ fuori dalla realtà.

Lo Zecchino d’Oro, non l’ho mai digerito tanto. Fin da piccolo non riusciva proprio ad interessarmi e Gigio mi è sempre sembrato un Topo un po’ troppo saccentino e sempre pronto ad avere l’ultima con quel suo intercalare a volte ripetutamente fastidioso: “Ma cosa mi dici mai?”

Mi sono sempre chiesto: ma cosa gli avrebbero potuto mai dire di così sconvolgente, ma un’altra frase perché non fargliela inventare nel corso di questi anni? … Oltre “Strapazzami di coccole” ovviamente.

Per fortuna, però, che molti non la pensano come me, anzi, tanti bambini sono grandi fan del Topo per eccellenza dalle ciglia lunghe e dagli occhi grandi e luccicanti, subito dopo Topolino.

Ho già parlato della televisione che sta correndo e sta cambiando i suoi ritmi, viaggia veloce, corre, non ci aspetta. I bambini di oggi sanno prima usare il computer e dopo sanno cambiare canale sul televisore. Ormai crescono con il portatile, ce ne sono di tutti i tipi, dai 2 ai 12 anni, per arrivare a quelli per adulti.

Il tempo dello Zecchino d’Oro è forse finito per i giovanissimi del 2010. Certo dispiace dirlo, ma non tutto può durare per sempre con lo stesso successo di cinquant’anni fa. In cinquanta’anni cambiano le mode, gli stili di vita, la realtà delle piccole cose di ogni giorno, si cresce, si invecchia, ci si trasforma. Non possiamo pensare che il mondo possa fermarsi alla nascita del tostapane e della friggitrice, perché dobbiamo riflettere sulla vita che scivola come l’evolvere di tutti i piccoli o grandi eventi.

L’idea di un Festival dedicato solo ai giovanissimi di allora che ora sono nonni già da un po’, è stata sicuramente una favola per la televisione di quegli anni: i bambini potevano essere come i grandi in un’epoca dove i bambini non giocavano a fare i grandi, ma che sapevano assaporare con il nulla il valore degli elementi più genuini.

Ora “Gigione”, può rivivere nei sogni di quei bambini adesso ultracinquantenni, ma vederlo rinchiuso in quel teatrino con sfondo nero, non so quanto bene possa fare ai desideri dei piccoli del nuovo millennio che vedono un mondo senza limiti e confini. Si, potrà ancora divertire e strapparci un sorriso, ma dopo ben dieci anni dal duemila, anche un bimbo di tre anni riesce a capire come prende vita “Topo” all’interno della sua casetta. Non c’è più, purtroppo, l’effetto sorpresa, quello stupore che era legato all’essere ignari di tutto. Di questi tempi a tre anni si può vedere già l’impossibile, grazie o per causa di Internet.

Il Festival per i piccoli cantanti si sta distruggendo sia per mancanza di fondi, ma soprattutto per la guerra di Reality / Talent Show rivolti anche ai più giovani e per la crescita più repentina dei nostri ex bambini. A quattro anni già sono signorine di otto, come ad otto sono teen-ager di dodici, come a dodici sono già pronte per uscire con il fidanzatino di sedici. E’ tutto un quadruplicarsi!

Nell’ottica del quattro non c’è più tempo per guardare lo Zecchino d’Oro, ma Mago Zurlì deve rivivere nell’animo di tutti quei piccoli gioielli che hanno fatto crescere il Piccolo Coro dell’Antoniano diretto per tanti anni dalla dolcezza di una Mariele Ventre capace di emanare amore per i suoi “folletti” in ogni suo muovere le mani.

Un patrimonio culturale tutto Italiano che non deve essere dimenticato, anzi che deve continuare a creare e a sperimentare nuovi “versi di Coccodrilli” o nuove Cristina D’Avena, ma lasciamo correre il tempo, non imprigioniamolo dentro al teatro di Topo Gigio. E’ così bello avere dei propri ricordi tutti personali nel cuore e se mai potesse rimanere nei palinsesti d’oggi, allora concediamo allo Zecchino una serata importante, di quelle da programma di punta, da Topo Gigio in smoking, magari sotto un mega albero di Natale, perché in fondo cinquanta anni non si dimenticano in una Ciribiricoccola.

Cresci con Riccardo continua…

5 commenti su “Riccardo Cresci: Lo Zecchino D’Oro di Topo Gigio”

  1. I giovani dovrebbero imparare a rispettare le tradizioni. Concordo sull’importanza di evolvere e anche con quella di proporre Lo Zecchino D’Oro in prima serata.
    L’evoluzione del programma non è nell’eliminare Cino Tortorella, quanto nel rinnovare la trasmissione mantenendo lo stesso clima.
    Cordiali saluti.
    Gianni

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  2. Topo Gigio funzionava tanti anni fa, bisognerebbe lasciare respirare aria nuova alla televisione di oggi.
    Anche se il vaccino dell’influenza io l’ho fatto, ma non perchè me l’aveva detto Topo Gigio!
    Cla

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