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Palcoscenico: a scuola di teatro con Dario Fo e Giorgio Albertazzi

Ieri sera alle 23, Raidue ha proposto la prima delle sei puntate che compongono il nuovo ciclo di Palcoscenico, programma incentrato sul Teatro In Italia, che vede come protagonisti due grandi mattatori della scena nostrana, la cui fama travalica i confini nazionali: Dario Fo e Giorgio Albertazzi, con la partecipazione straordinaria di Franca Rame.

I temi che verranno di volta in volta sviscerati all’interno di queste vere e proprie lezioni di teatro sono : La Commedia dell’arte e le maschere; I teatranti italiani conquistano l’Europa; Il teatro, il potere e la scienza-spettacolo, da Ruzante a Galilei; L’eredità dei comici, Molière e Shakespeare; Eroi, amore e guerra, da Romeo e Giulietta ad Antonio e Cleopatra; Il mondo nuovo, Casanova e Goldoni.

Dopo una breve introduzione affidata a Giovanna Milella, vicedirettore di Raidue ideatrice del programma assieme a Alida Fanolli e Felice Cappa, ci si lascia avvolgere dalla magica atmosfera, splendidamente ricreata dai due attori, favoriti da una scenografia di tutto rispetto il Teatro Farnese di Parma, trasformato in museo, che per l’occasione torna a rivivere gli antichi fasti e il Teatro Bibiena di Mantova.


Con sul palco gli assoluti numeri uno delle scene, in grado in qualunque momento di stupire, commuovere, far sorridere il pubblico, il risultato è di sicuro effetto. Quello che ci colpisce in particolare è l’umiltà del singolo personaggio, del tutto complementare all’altro, i due si intendono a meraviglia, la passione viva per il teatro emerge da ogni loro battuta, ricreando un clima giocoso e di assoluta partecipazione da parte di chi li osserva.

Ogni fase della puntata prevede dei momenti di raccordo ricreati in uno studio virtuale, dal quale i protagonisti si spostano, conducono per mano lo spettatore nei luoghi dove la storia del teatro ha avuto fondamento.

Ieri sera si è parlato di Commedia dell’Arte (arte intesa come mestiere), delle sue origini e delle maschere che l’hanno contraddistinta, in particolare di quell’Arlecchino che vede nell’interpretazione del grande Marcello Moretti, la sua massima espressione.

Daro Fo ha come sempre dato un saggio della sua bravura, con degli straordinari monologhi e un ineccepibile esempio di grammelot, la riproduzione dei suoni tipici di una lingua senza pronunciare minimamente una parola di senso compiuto. Fo si è cimentato in un grammelot in lingua francese, impresa ancora più difficile per lui che il francese lo conosce alla perfezione.

Si è parlato di maschere come strumento per amplificare la voce, ma anche di canovaccio, la base su cui veniva costruita ogni commedia, imperlata da momenti di pura improvvisazione.

Come si diceva un programma cosi non può certo annoiare, Dario Fo e Giorgio Albertazzi, sono dei veri maestri che oltre a saper recitare, sanno anche insegnare il mestiere dell’attore, requisito non sempre connaturato in coloro che esercitano la medesima professione. Un esempio lampante di servizio pubblico, un ruolo di cui la Rai dovrebbe riappropriarsi più spesso, poiché difficilmente vedremmo una trasmissione del genere collocata nei palinsesti di certe tv commerciali.

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