Terra di confine, da stasera su Rete 4

Da questa sera, in seconda serata a 00.30 su Rete4 (in replica la domenica mattina alle 09.30), andrà in onda Storie di Confine, un programma prodotto da Videonews, Mediafriend, Onlus e creato da Mediaset, Medusa e Mondadori.

Il programma è un contenitore di sei reportage fatti in varie zone della terra, in paesi come Brasile, Congo, Santo Domingo, Sudan, Thailandia e Uganda, tra la gente comune, tra chi ha bisogno di aiuto, quell’aiuto che grazie all’Onlus viene donato.

Italia 1: il ritorno di Lucignolo

La foto che abbiamo scelto, la dice lunga sui contenuti della nuova stagione di Lucignolo, in onda da questa sera su Italia 1 alle 21.10 per otto puntate. Fin da quando è nata nel 2003 come rubrica del telegiornale Studio Aperto diretto allora da Mario Giordano, la trasmissione ha sempre proposto della realtà quotidiana il lato più ludico e trasgressivo, un ritratto a tinte forti con sullo sfondo stagliata a caratteri cubali la parola SESSO, il motore che fa girare il mondo assieme al denaro e luogo comune di quella bella vita, di cui negli anni passati il programma è divenuto il manifesto.

Anche quest’anno quindi gli argomenti toccati saranno i soliti, possibilmente rincarando la dose. Niente più Studio Aperto ma Videonews la struttura informativa di Mediaset, sganciata dai Tg diretta da Claudio Brachino, che rivela a Tgcom:”La tv è grande quando riprende la realtà. Ho sempre detestato la tv pedagogista, noi non vogliamo essere volgari, non vogliamo calcare la mano sul sesso tanto per fare, ma il sesso è una delle componenti della vita dei giovani e come tale noi la registriamo“.

Il sale della tv commerciale è fare ascolti, non ci sono dubbi che certi argomenti contribuiscano ad aumentare la pressione dell’auditel in un periodo già caldo di suo per le temperature estive. “Negli ultimi due anni la media di ascolti di Lucignolo è stata del 13% in prima serata, un risultato ottimo se si considera che la media di rete si attesta intorno al 10,5 – 11%“. Rivela Mauro Crippa, direttore dell’informazione Mediaset, che a proposito delle polemiche relative al programma sempre su Tgcom afferma “Lucignolo non vuole avere e non ha un taglio pedagogico, non dà giudizi morali, ma mostra semplicemente la realtà che esiste. E’ un contenuto di frontiera, che mostra il buono che c’è nel mondo dei giovani, ma anche il cattivo”.

Verissimo: squadra vincente non si cambia

Si è conclusa ieri l’undicesima edizione di Verissimo-tutti i colori della cronaca, il rotocalco di Videonews, diretto da Claudio Brachino, in onda ogni sabato alle 16, condotto da Silvia Toffanin. Alla conferenza stampa di fine stagione, il direttore di Canale 5, Massimo Donelli non ha lasciato dubbi sulla conferma del programma anche per la prossima stagione.

Verissimo, chiude una stagione straordinaria che ha visto una ulteriore crescita degli ascolti e la conferma della leadership nella fascia d’ascolto. Un risultato reso possibile dal mix dei contenuti (cronaca ma anche spettacolo, costume e un pizzico di gossip) e da una confezione del prodotto sempre accurata. Silvia Toffanin, con il suo stile di conduzione sobrio e garbato, ha guidato con professionalità il programma, formando con Alfonso Signorini un tandem giornalistico affiatato, che il direttore di Videonews Claudio Brachino ha saputo valorizzare al massimo. Squadra che vince non si cambia: tutto il team di Verissimo, dopo una meritata vacanza, tornerà al lavoro per una nuova edizione autunnale”

Dopo dei trascorsi non proprio felici negli ultimi anni, in cui da quotidiano di approfondimento giornalistico Verissimo è divenuto un rotocalco di gossip, cronaca e spettacolo, ora pare proprio che abbia trovato la giusta collocazione in quella attuale del sabato alle 16 , la stessa che ha visto dal 2006 alla conduzione Silvia Toffanin con l’ausilio di Alfonso Signorini direttore del settimanale Chi.

L’inchiesta: chi sono i direttori dei maggiori telegiornali italiani

Uno dei nostri lettori giorni fa, mi ha scritto polemizzando sull’informazione televisiva, trovata troppo faziosa e poco informativa. Abbiamo parlato mesi addietro di Infotaiment, ovvero della fusione dell’informazione con l’intrattenimento, e spesso abbiamo contestato anche noi, con i post de L’inchiesta la scelta delle notizie e le modalità di trattarle.

Oggi, però, la nostra rubrica vuole colmare una lacuna, descrivendo il bagaglio culturale dei direttori dei principali telegiornali italiani: Gianni Riotta (Tg1), Mauro Mazza ( Tg2), Antonio Di Bella (Tg3), Emilio Fede (Tg4), Clemente Mimun (Tg5), (Giorgio Mulè) Studio Aperto, Emilio Carelli (Sky Tg24) e Antonello Piroso (TGLa7).

Gianni Riotta: palermitano, laureato a Palermo in filosofia e negli Stati Uniti, alla Columbia University in Giornalismo. Inizia come corrispondente prima de Il Manifesto, poi collaboratore de La Stampa e de Il Corriere della Sera, di cui diventa il corrispondente da New York (incarico ricoperto anche per L’espresso e La stampa). Ha collaborato con il New York Times, il Washington Post, Le Monde. Direttore del Tg1 dal 20 settembre 2006.