Sul Doppiaggio – 9 – Nuove società e la nascita della TV

La politica di Augusto Incrocci si può riassumere in tre punti: il lavoro deve essere equamente distribuito per garantire ad ognuno il minimo necessario per condurre una vita dignitosa; deve avere un atteggiamento di apertura verso le legittime aspirazione dei doppiatori ad associare in modo stabile e duraturo la propria voce ad un divo; deve cercare di rendere più facile il passaggio ad una categoria superiore e permettere di entrare nell’olimpo dei direttori tenendo presente anche l’anzianità maturata oltre alle attitudini e le capacità personali.

La sua politica porta malcontento fra tutti i doppiatori: quelli famosi non vogliono lasciare il posto agli altri nel doppiare i divi di Hollywood e quelli meno famosi in questo modo non riescno a salire di categoria; gli anziani si vedono incalzare dai giovani, senza però riuscire ad accedere alla categoria e senza quindi riuscire a diventare direttori di doppiaggio, categoria quasi di casta.

Nel 1952 i doppiatori paventano le dimissioni in blocco per mandare un segnale forte a Giannuzzi, presidente ODI, e ai direttori di doppiaggio, i quali da diverso tempo non rispettano neppure le regole stabilite da loro stessi utilizzando ad esempio attori non soci.

Sul Doppiaggio – 8 – La prima regolamentazione

Giannuzzi tiene certamente conto della forte domanda di doppiaggio, che non può essere soddisfatta dalla solo CDC, ma le motivazioni non sono solo di ordine pratico e di mero calcolo imprenditoriale; la ODI, secondo i suoi intendimenti, deve ridare smalto al doppiaggio appesantito dalla presenza delle solite voci logorate dal tempo e appannato da un perfezionismo tecnico assurto a freddo mestiere.

I primi problemi che si trova ad affrontare sono prendere il mercato alla CDC facendo cambiare idea alle majors, quasi impossibile, e trovare voci. Per quest’ultimo, Giannuzzi ricorre alle voci di teatro ancora poco conosciute imponendo come principi fondamentali l’adesione perfetta fra voce e volte e l’alternanza dei doppiatori nel doppiare un attore.

Tra le due società nasce una concorrenza reale anche perché fondamentalmente gli ambiti in cui operano sono complementari. Le case di produzione, che tengono ad un eventuale positivo sodalizio tra il doppiato e il doppiatore, si servono della CDC, che non fa nulla per diversificare, mimetizzare e rinnovare le sue splendide voci dalla cui costante presenza trae la sua forza di mercato; quelle che non hanno, invece, una simile esigenza o addirittura temono la loro identificabilità si servono della ODI che, al contrario, cerca la non riconoscibilità delle sue.

Sul Doppiaggio – 7 – Il secondo dopoguerra

Una volta finita la guerra, finisce anche il periodo di monopolio con l’abolizione della legge nel 1945 e una nuova ventata di liberalizzazione spazza via l’aria appesantita delle tante imposizioni del regime.

Le Majors, che avevano accumulato un’ingente quantità di film, non aspettano altro che togliere l’embargo e ridistribuire i propri film. Questi film sbarcano in Italia insieme alle truppe alleate che la devono liberare. In Massa gli italiani si riversano nelle sale per ricucire uno strappo lungo anni con un cinema che un tempo distraeva.

Gli americani definiscono l’Italia un Paese che non ha bisogno di un cinema proprio e pensano bene di essere loro ad occupare questo campo: inondano il territorio di circa 500 pellicole di cui gran parte ancora con le didascalie, perché impossibilitati dal doppiarle. Gli Italiani disertano il cinema anche quando i film sono doppiati da voci che loro non riconoscono, quelle voci oriunde che erano le uniche che si potevano trovare in circolazione durante il tempo di guerra.