Recorder – 21 – Le avventure del giovane Indiana Jones

In seguito al grande successo ottenuto con la trilogia di Indiana Jones, George Lucas pensa di creare una serie televisiva che racconti le avventure giovanili dell’archeologo più famoso del mondo. Per questo motivo, nel 1992, realizza il prequel della saga vincitrice di 10 Emmy: Le avventure del giovane Indiana Jones.

La serie di tre stagioni, 44 episodi totali, di cui pare non tutti trasmessi in Italia, narra le vicende compiute in giovane età da Indiana Jones (interpretato da Corey Carrier nelle storie fino a 10 anni e da Sean Patrick Flanery da adolescente sedicenne), il figlio del professore universitario di Princeton Henry Jones (Lloyd Owen), raccontate per bocca dello stesso avventuriero, all’età di novantatre anni.

Nei suoi viaggi, anche nel ruolo di foto reporter, Indy ripercorre la prima parte del novecento incontrando personaggi importanti (Pablo Picasso, T.E. Lawrence, Teddy Roosevelt, Sigmund Freud, Pancho Villa, Ernest Hemingway, George Gershwin, Mata Hari, la principessa Sofia d’Austria) e vivendo in prima persona avvenimenti storici di primo piano (il Trattato di Versailles).

Città Criminali

Su La 7 si raccontano, in un’altra forma, le ombre presenti sul volto dell’Italia. Città Criminali è stata definita una docu-fiction, in quanto racchiude in sè elementi di entrambi i generi.

Il progetto si propone infatti di delineare i tratti grevi e oscuri di alcuni tra gli eventi che hanno sporcato di sangue alcune delle più belle e importanti città italiane. La novità sta nella monocromia geografica: una città per puntata.

L’approfondimento si perde attraverso le vie di una città spesso nota, forse addirittura la stessa in cui viviamo. E questo un pò ci spaventa, ma il tocco di reality è dato a scopo infromativo, per rendersi conto che queste cose esistono, e si verificano con una certa frequenza.

L’inchiesta: chi sono i direttori dei maggiori telegiornali italiani

Uno dei nostri lettori giorni fa, mi ha scritto polemizzando sull’informazione televisiva, trovata troppo faziosa e poco informativa. Abbiamo parlato mesi addietro di Infotaiment, ovvero della fusione dell’informazione con l’intrattenimento, e spesso abbiamo contestato anche noi, con i post de L’inchiesta la scelta delle notizie e le modalità di trattarle.

Oggi, però, la nostra rubrica vuole colmare una lacuna, descrivendo il bagaglio culturale dei direttori dei principali telegiornali italiani: Gianni Riotta (Tg1), Mauro Mazza ( Tg2), Antonio Di Bella (Tg3), Emilio Fede (Tg4), Clemente Mimun (Tg5), (Giorgio Mulè) Studio Aperto, Emilio Carelli (Sky Tg24) e Antonello Piroso (TGLa7).

Gianni Riotta: palermitano, laureato a Palermo in filosofia e negli Stati Uniti, alla Columbia University in Giornalismo. Inizia come corrispondente prima de Il Manifesto, poi collaboratore de La Stampa e de Il Corriere della Sera, di cui diventa il corrispondente da New York (incarico ricoperto anche per L’espresso e La stampa). Ha collaborato con il New York Times, il Washington Post, Le Monde. Direttore del Tg1 dal 20 settembre 2006.