Sul Doppiaggio – 7 – Il secondo dopoguerra

Una volta finita la guerra, finisce anche il periodo di monopolio con l’abolizione della legge nel 1945 e una nuova ventata di liberalizzazione spazza via l’aria appesantita delle tante imposizioni del regime.

Le Majors, che avevano accumulato un’ingente quantità di film, non aspettano altro che togliere l’embargo e ridistribuire i propri film. Questi film sbarcano in Italia insieme alle truppe alleate che la devono liberare. In Massa gli italiani si riversano nelle sale per ricucire uno strappo lungo anni con un cinema che un tempo distraeva.

Gli americani definiscono l’Italia un Paese che non ha bisogno di un cinema proprio e pensano bene di essere loro ad occupare questo campo: inondano il territorio di circa 500 pellicole di cui gran parte ancora con le didascalie, perché impossibilitati dal doppiarle. Gli Italiani disertano il cinema anche quando i film sono doppiati da voci che loro non riconoscono, quelle voci oriunde che erano le uniche che si potevano trovare in circolazione durante il tempo di guerra.

Sul Doppiaggio – 6 – Dall’embargo alla guerra

Con l’embargo, i doppiatori, che si sono già abituati alla comoda attività del doppiaggio, tremano all’idea di dover ricominciare la vita del girovago attore teatrale e rinunciare ad un guadagno sicuro e consistente.

Durante l’embargo, in soccorso delle poche società di doppiaggio operanti tutte a Roma, arrivano le pellicole di produzione italiana ugualmente da doppiare per la presenza sempre più consistente di attori stranieri, oltre agli italiani che si trovano in difficoltà nel momento di auto-doppiarsi o che sono impossibilitati per altri impegni a partecipare alla post-sincronizzazione.

Un altro aiuto arriva dalle piccole case di produzione italiane che, sempre rimaste in secondo piano rispetto a quelle americane, iniziano a produrre pià film e con i loro soldi allontanano lo spettro della disoccupazione. Dopo un breve periodo di incertezza, le case produttrici come la Columbia, la United Artists, la R.K.O. e la Universal decidono di non aderire più all’embargo concordato con la MGM, la Warner e la Paramount e riprendono ad inviare le loro opere.

Sul Doppiaggio – 5 – Il doppiaggio degli attori italiani

Nel 1939 esce nelle sale un film dove gli attori che parlano con la voce di altri è in numero maggiore rispetto a quelli non doppiati. Si tratta de Il fornaretto di Venezia. La scelta delle voci inizia ad essere basata anche sulla pulizia della dizione da ogni forma di dialetto e cadenza. Per questo molti attori presteranno soltanto il loro volto al cinema.

Il fenomeno non è di alcun interesse per la stampa e le società di doppiaggio arrivano all’eccesso di far doppiare un attore ad un doppiatore che magari nello stesso film recita doppiato da qualcun altro, o caso più incredibile, un doppiatore presta la propria voce ad un attore solo in certe parti del film che per tutto il resto del tempo mantiene quella propria.

Alcuni esempi significativi possono essere Harlem del 1943, quando Luigi Pavese recita e impresta per qualche battuta la sua voce a Massimo Girotti, o Cuori in tormenta, dove Amilcare Pettinelli doppia Oreste Fares e viene doppiato da Augusto Marcacci.