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Il figlio della luna

Moonchildè una bellissima canzone di Chris Cornell, uno dei miei cantanti preferiti, e parla di una persona speciale. Trovo suggestivo l’appellativo di Figlio della luna, e come ci insegna l’omonima fiction, può avere molti significati.

La storia è un storia vera, che inizialmente è una storia di dolore, ma nella quale viene riversata una montagna di coraggio. Lucia Frisone (Lunetta Savino) è la mamma del piccolo Fulvio, interpretato, a seconda dell’età, da Alessandro Morace e da Paolo Briguglia.

Il figlio ha delle gravissime menomazioni, quindi Lucia e il marito Carmelo ( Antonio Milo) si trovano ad affrontare tutti i guai e gli ostacoli che in queste situazioni si manifestano sistematicamente.


Lucia è una madre coraggio, e dal modo in cui affronta questa vicenda ottiene veramente il massimo: adesso il figlio affetto da tetraplegia spastica distonica dalla nascita ha quaranta anni ed è un fisico nucleare.

Di traguardi quindi, ne ha raggiunti, consierato che in questa lotta i genitori di Fulvio sono praticamente senza appoggi, nè politici, nè istituzionali.

Una lotta basata sulla necessità di voler vedere il proprio figlio sbocciare e fiorire come le due precedenti figlie, Palmira (Evelyn Famà) e Pinella (Sabrina Sirchia).

Il film di Gianfranco Albano – scritto da Paola Pascolini e Mauro Caporiccio, ci narra una vicenda sincera e dura ma affrontata con la necessaria umiltà, in modo da renderla assolutamente comprensibile e formativa.

Il quadro generale è drammatico e difficile da raccontare: le difficoltà sono così tante che la scelta rappresentativa è mirabile nell’essere descrittiva, e il dramma traspare nella sua interezza senza eccessi o ridondanze.

La madre è una delle più grandi lottatrici di sempre, affiancata dal padre, ingegnoso, innamorato del figlio, che gli costruisce il primo braccio “meccanico” artigianale per aiutarlo a svolgere attività come la scrittura o il disegno.

E poi emergono i drammi tutti italiani del tentativo di entrare nelle scuole pubbliche e della lotta che perennemente deve essere incalzata con le pigre istituzioni che mal si adattano alle situazioni di difficoltà e controvoglia apportano il loro soccorso in situazioni simili.

Situazioni così lontane da molti di noi, che a volte quasi si stenta a credere siano vere. E invece è tutto reale, e tutto parte dal coraggio e dall’amore di una madre che riesce a far avere al figlio anche una normale vita sessuale.

La fiction è andata su Rai 1 alle 21:10.

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