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Switch off digitale: il nord Italia trema?


Lo switch off dilaga sullo Stivale. La transumanza verso il nuovo sistema di trasmissione digitale è in atto nel Nord Italia con gli inevitabili inconvenienti e disagi che avevano caratterizzato il Lazio in particolare, nel novembre scorso, per un’operazione avvenuta forse un po’ troppo repentinamente. In cifre, nel giro di due mesi, dallo scorso 25 ottobre fino al prossimo 15 dicembre, verranno interessate 20 provincie. Fino al 26 novembre protagonisti saranno parte del Piemonte, la Lombardia (con il passaggio “chiave” di Milano) ed Emilia Romagna, per un totale di 2000 comuni. Dal 27 novembre sarà la volta del Nord Est con Friuli Venezia Giulia, Veneto e il resto dell’Emilia Romagna. Esclusa la Liguria il cui switch off slitterà di sei mesi per i probabili problemi che potrebbe causare alle frequenze della vicina Toscana, la quale si ritroverà a combattere con i decoder implementati o meno a partire dal 2012.

Impossibile calcolare l’impatto che una simile rivoluzione potrà avere su un’area geografica così vasta, di sicuro molti telespettatori si ritroveranno a combattere con segnali ballerini o addirittura inesistenti, a tal proposito il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo a disposizione degli utenti il numero verde 800.022.000, i cui operatori saranno chiamati ad un impegno non facile, soprattutto quando si tratterà di dover supportare il cospicuo pubblico di anziani, chiamati a destreggiarsi tra telecomandi vari e canali con numerazioni diverse. Altro tallone d’Achille del passaggio al digitale è infatti la mancata attuazione, slittata ancora di qualche giorno, dell’assegnazione automatica della numerazione (Lcn, Logical channel number) per cui è certo che nella prima fase si assista ad un fritto misto con segnali posizionati più per la capacità trasmissiva che per il reale valore dei canali in se, in questa sorta di delirio digitale.

In più di un’occasione l’emittenza privata si è detta contraria all’assegnazione delle frequenze, ritenendosi penalizzata rispetto ai network nazionali. In alcune regioni fra cui la Lombardia, la zona di Milano in primis, l’elevato numero di tv locali comporterà sicuramente problemi di coabitazione sui vari mux, mentre in Veneto ad esempio è scontato che le realtà televisive del posto dovranno chiedere assistenza a quelle d’oltre confine. Preoccupazione per le comunità montane, probabili vittime di un black out televisivo, le quali dovranno far affidamento senza ombra di dubbio sulla tecnologia satellitare. Insomma un quadro non proprio esaltante, per una situazione che richiederà qualche mese prima che possa giungere a livelli di tolleranza che mettano d’accordo tutti: operatori del settore e il pubblico. Nel frattempo chi può far a meno della tv potrà dar fondo alla scorta personale di dvd, o meglio affidarsi alla cara, vecchia radio.

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