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Eroi di tutti i giorni: Paola Perego conduce il programma più brutto di sempre

Più irritante di Pomeriggio Cinque, più insulso di Uomini e donne, più immotivato di Tamarreide: Eroi di tutti i giorni è a mio avviso il peggior programma che mente umana (o autoriale) potesse concepire. Condotto da Paola Perego, la serata che intende premiare il coraggio di grandi e piccini in situazioni estreme è andato in onda dall’Auditorium Rai di Napoli. Innanzitutto, partiamo dal concept: che senso ha proporre un format del tutto inadeguato alla prima serata? Eroi di tutti i giorni si presenta in nuce come una delle tante costole del day time offerte dai vari Pomeriggio Cinque, Domenica in, Domenica Live, I fatti vostri. Inoltre, pompare un’intera serata televisiva di buonismo a gogò fa venir voglia di prendere a calci il televisore. Voi direte che esiste il telecomando: sì, ma noi blogger per poter criticare un programma abbiamo il dovere di visionarlo per intero. Non è affatto una lamentela, esistono mestieri peggiori. Come condurre Eroi di tutti i giorni.

A me questa iniziativa è parsa dall’inizio alla fine una serata di dame della carità, con la povera Paola Perego nei panni di unica madre badessa. E sottolineo “povera” perchè nemmeno Paolo Bonolis e Fabio Fazio con Luciana Littizzetto avrebbero potuto salvare la trasmissione.

E indecifrabile appare la sua progettualità: quale tentativo di controprogrammazione è mai questo davanti al Paperissima formato famiglia e alla genialità di Crozza nel Paese delle meraviglie?

Non vorrei entrare invece più di tanto nel merito delle storie, tutte rispettabili per carità, ma è la confezione a rivelarsi demenziale: possibile che nel 2013 ci sia ancora chi possa credere che il ragazzo che abbia salvato la vita al suo miglior amico non lo veda da mesi? Un velo pietoso anche sulle performance musicali, del tutto decontestualizzate dalla scaletta. Vi siete accorti che la performance di Annalisa Scarrone in Alice e il blu ha subito un taglio? E poi quant’è brutta La felicità di Simona Molinari senza Peter Cincotti e le trombe di Sanremo?

In conclusione, trovo completamente sbagliata l’idea di realizzare un programma in un Gay Pride o Family Day del bene: mi perdonerete il parallelismo, ma Eroi di tutti i giorni mi ha ricordato queste manifestazioni nelle quali viene ostentata da parte dei primi la propria sessualità (naturalmente mi riferisco a una minoranza, per esempio mi domando che senso abbiano gli spogliarellisti) e la positività di formare una famiglia da parte dei secondi (e qui mi riferisco ai cattolici integralisti). Ecco, credo che l’altruismo, la fede religiosa, la bellezza di formare una famiglia o il proprio orientamento sessuale non siano sfaccettature dell’esistenza da dover sbandierare ai quattro venti. Perlomeno non in questa chiave priva di ironia. Altrimenti rischia di diventare tutto banale e irritante.

Dulcis in fundo, mi ha lasciato perplesso il monito di Massimiliano Rosolino al primo piccolo eroe della serata, quando gli si è rivolto più o meno in questo modo: Quando tra dieci anni avrai una ragazza potrai dirle quanto sei stato bravo“. Non voglio cercare il pelo nell’uovo, ma questa frase mi ha fatto pensare a quanto Rai1 sia ancora la nobile principessa prigioniera di retaggi democristiani.  E al retrogrado livello di mentalità nel quale versa inconsapevole  parte del Paese.

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