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Celi, mio marito! : quando di un programma tv si salva solo il titolo

CELI, MIO MARITO: RECENSIONE  – Ma che programma è? E’ questa la domanda che mi sono posto quando ho finito di visionare la premiere di Celi, mio marito!, trasmissione dell’access prime time di Rai3 che ha segnato il debutto sul piccolo schermo della blogger Lia Celi. Snob, insensato, a tratti irritante: perdonate la cattiveria, ma credo che l’unica cosa da salvare sia il titolo.

SIGLA! – In onda dal lunedì al venerdì alle 20.10 su Rai3 prima di Un posto al sole, con Celi, mio marito! la blogger Lia Celi approfitta del suo terrazzo per interagire su Twitter con i suoi follower. Perchè oggigiorno se non hai dei follower o un toy boy rischi di vivere nell’anonimato. Innanzitutto, mi stupisce la sigla in francese, che non sentivo dai tempi di … Un medico in famiglia. Ma la canzoncina che accompagna le avventure della famiglia Martini è molto più frizzante, questa sembra la colonna sonora di un film transalpino incentrato sulla bisessualità di un pittore surrealista spagnolo. Tranquilli, il film non esiste. O perlomeno, non esiste ancora. A meno che Almodovar non sia tra i lettori di Cinetivu.

LA R UVULARE – Non appena vedo palesarsi Lia Celi capisco la scelta della sigla in francese e non so se definirla la conseguenza di una scrittura ironica o demenziale: la conduttrice infatti parla con la “r” uvulare, quella che volgarmente viene definita la “r” moscia. Un tratto distintivo che riscontrerò più avanti anche nel poeta di compagnia, Guido Catalano. Sarà una coincidenza o l’ennesimo riflesso dell’autorefenzialità della conduttrice?

#CORNAACASALASSIECeli, mio marito! richiama nel titolo l’arrivo a casa del marito  mentre la sua coniuge sta consumando un tradimento, spiega la conduttrice, ed è proprio di corna che si parla nel corso di questa prima puntata. Naturalmente il tema verrà declinato nella maniera più contemporanea possibile, attraverso Twitter e Skype. Nel primo caso la Celi dice di aver rinunciato all’hashtag #cornaacasalassie – peccato, a me piaceva – e di avergli preferito #amanticeposto, a mio avviso decisamente più scialbo.

Più tardi invece la Celi si collega su Skype con una ragazza residente a Londra da sei anni che si è ritrovata suo malgrado a (s)vestire i panni dell’amante di un ragazzo libanese. Ilaria, questo il nome della testimone, infarcisce il suo racconto di anglicismi (“Quando lo incontro lui è molto friendly“) rendendo inconsapevolmente poco credibile il racconto della sua fuga in giardino all’arrivo della fidanzata ufficiale del ragazzo libanese con cui era a letto. Vedo che c’è stata una cura molto attenta dei dettagli. Segue l’Oracolo Rai, spezzoni di fiction della tv di Stato, naturalmente in linea col tema del giorno (Un medico in famiglia, Tutti pazzi per amore, etc.). Ma il video sembra buttato lì a caso.

L’IRONIA DI EMILIANO – Spiace dirlo, ma Lia Celi non mi è sembrata capace di saper porgere le poche battute di spirito che hanno caratterizzato i suoi primi 16 minuti di trasmissione. Quando la conduttrice cerca di accattivarsi la simpatia dello spaesato telespettatore con delle freddure, le pronuncia in maniera così veloce che pare quasi vergognarsene. Per non parlare de “Le 5 cose da dire a un esodato“, prontuario semiserio che mi ha ricordato un segmento di G’Day. Lia Celi almeno televisivamente pare avere la stessa ironia che ha avuto il sindaco di Bari Michele Emiliano quando ha accolto Silvio Berlusconi a Bari: c’è ma non si avverte. Un grande limite per un programma di intrattenimento.

 

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