Abbiamo avuto modo di poter assistere in prima serata su Raiuno al primo film autobiografico di Steven Spielberg, The Fabelmans. Da tempo Spielberg stava pensando alla realizzazione di questa pellicola, ma ha deciso di realizzarla solo quando poi sono scomparsi entrambi i genitori. Un film che oltre a raccontare la sua grandissima passione per il cinema, come insomma tutto sia nato, spazia anche in una vita privata molto dolorosa per il regista, principalmente per la separazione dei suoi genitori.

Dettagli su The Fabelmans, il film su Steven Spielberg
Spielberg mette in evidenza una mamma pianista che ha dovuto rinunciare alla sua carriera per dedicarsi ai figli, ma anche l’amore che quest’ultima ha poi avuto per un altro uomo che non era suo padre, bensì il miglior amico e socio di quest’ultimo. The Fabelmans non è una pellicola che trascina il pubblico, qui insomma non si nota la forza trascinatrice a cui Spielberg ci ha sempre abituati con i suoi film.
Diciamo che bisogna essere degli estimatori del regista per capire a fondo questa pellicola autobiografica. Senza dubbio però è un film che lancia un segnale importante e che può essere rivolto soprattutto ai più giovani, ossia quello di seguire sempre i propri sogni e far sì che la scintilla resti sempre viva. Il grande Steven Allan Spielberg nasce nel 1946 a Cincinnati, dal padre Arnold Spielberg, ingegnere elettronico e dalla madre Leah Adler, restauratrice e pianista, entrambi di origine ebraica ed ha anche tre sorelle.
Dal 1953 al 1957 vive in Arizona, dove frequenta una scuola ebraica e questo è il motivo principale per il quale veniva deriso da bambino. Spielberg lo ha sempre evidenziato come il periodo più complicato della sua vita, temeva di farsi vedere in giro o conoscere nuove persone perché era ebreo. La sua scintilla per il mondo del cinema scatta nel 1958 quando, durante gli scout, realizza un filmino di 8mm di nove minuti che gli vale la medaglia come migliore foto ed era intitolato The Last Gunfight.
L’anno dopo ritenta con un film amatoriale bellico di 40 minuti, Escape to Nowhere, e a sedici anni, nel 1963, riesce a convincere il papà a dargli 500 dollari per realizzare un’opera di fantascienza di ben 140 minuti, Firelight, che riesce a proiettare una sola sera in un cinema vicino casa, a Phoenix in Arizona. Nel 1965 termina il liceo e cerca di entrare alla scuola di cinema della University of Southern California, ma viene respinto per la sua media non brillante avuta al liceo. Si iscrive allora a lettere a Long Beach, mentre si propone come stagista di montaggio presso gli Universal Studios.
Nel 1968 riesce a recuperare i fondi per realizzare un cortometraggio in 35mm di 26 minuti: è Amblin’, nome col quale poi battezzerà anni dopo la sua casa di produzione. Il corto è notato dal vicepresidente della Universal, Sidney Sheinberg, che lo mette sotto contratto per sette anni di regie televisive. Uno di questi è Duel (1971), che viene espanso anche per il cinema e con cui approda in Europa. Il primo vero lungometraggio è Sugarland Express (1974), seguito l’anno successivo da Lo squalo che ha un successo strepitoso, risultando all’epoca il film con i maggiori incassi di sempre e che gli vale la prima candidatura al Golden Globe come miglior regia.
Con Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) conquista la prima candidatura all’Oscar. Da qui ha inizio una carriera impressionante che lo rende uno dei registi più importanti del panorama cinematografico mondiale.