Home » RAI FICTION: lettera del Movimento Centoautori

RAI FICTION: lettera del Movimento Centoautori

Il movimento Centoautori (per chi non ne fosse a conoscenza è un gruppo di registi, autori e produttori, presieduto da Paolo Virzì) continua la sua campagna di denuncia in campo cinematografico e televisivo e, dopo la denuncia dei tagli al cinema italiano, che vi abbiamo riportato su Il Cinemaniaco, oggi scrive all’intero Consiglio di Amministrazione Rai. Argomento: riformare la Rai per sostenere i diritti degli spettatori (il diritto ad essere informato correttamente, il diritto ad un’offerta ampia di spettacolo, il diritto all’innovazione e alla ricerca, il diritto a vedere rappresentato il nostro Paese in modo originale, autentico, diversificato).

Riporto la lettera in versione integrale e lascio la parola a voi amici lettori e diretti interessati (come spettatori).


Roma, 25 luglio 2008

Al Presidente del Consiglio di Amministrazione Rai,

Sen. Claudio Petruccioli

Ai Consiglieri di Amministrazione della Rai

On Bianca Clerici

Prof. Sandro Curzi

On. Gennaro Malgari

Dott. Nino Rizzo Nervi

On. Carlo Rognoni

Dott. Marco Staderini

On. Giuliano Urbani

On. Angelo Maria Petroni

Al Direttore Generale della Rai

Dott. Claudio Cappon

E per conoscenza,

Al Ministro dei Beni Culturali

On. Sandro Bondi

Al Sottosegretario del Ministero delle Comunicazioni

On. Paolo Romani

La situazione della Rai, la maggiore azienda culturale del Paese, è sotto gli occhi di tutti: è in atto una continua e devastante guerra per bande, trasversale anche agli schieramenti politici, fatta di veleni, regolamenti di conti, paralisi progettuale.

Questo stato di cose è il trionfo della cattiva politica, che trascura l’interesse generale e sostiene clientele, lobby e gruppi di potere.

È nostro diritto come cittadini e nostro dovere come autori chiedere che il legame tra Rai e cattiva politica venga spezzato. Compito della politica è dettare regole certe perché si affermino il pluralismo culturale, la libertà di espressione e di mercato, ripensare meccanismi che favoriscano l’emersione del talento e il riconoscimento del merito, non raccomandazioni e pressioni dei comitati di affari.

La Fiction televisiva, con il suo potenziale enorme nel racconto del Paese, è insieme all’informazione il settore strategicamente più importante di una grande televisione pubblica. Nel resto d’Europa, oltre che negli USA, è ormai riconosciuta la necessità di una diversa struttura dell’industria audiovisiva, che attraverso le suddivisioni dei diritti tra network, produttori indipendenti e autori, consente una reale crescita culturale ed economica di tutto il settore. La mancanza di trasparenza nelle scelte editoriali abbassa la qualità e svilisce le professionalità.

Punti di riferimento del servizio pubblico, nella fiction e nell’informazione, devono essere i diritti dello spettatore: il diritto ad essere informato correttamente, il diritto ad un’offerta ampia di spettacolo, il diritto all’innovazione e alla ricerca, il diritto a vedere rappresentato il nostro Paese in modo originale, autentico, diversificato.

È necessario cambiare al più presto il modello organizzativo e gestionale della Rai, cancellare feudi e potentati ansiosi di compiacere i potenti di turno.

Prima di scegliere gli uomini che dovranno dirigere queste strutture, vogliamo che siano fissati (come nelle altre televisioni pubbliche europee) i criteri e le caratteristiche professionali, i curricula ideali che i candidati che ambiscono a questo posto devono avere.

Com’è già avvenuto per RaiCinema, chiediamo che le persone che saranno chiamate a ricoprire incarichi così importanti possiedano qualità morali, capacità professionali, e godano della stima degli operatori del settore. Così deve agire una grande impresa pubblica che opera in un campo delicato e sensibile come quello culturale.

È il momento di cambiare questo stato di cose, affinché la Rai possa mantenere il suo grande patrimonio di identità, e non smarrire definitivamente il suo ruolo.

Dopo le dure critiche mosse da Pippo Baudo, Mike Bongiorno Enzo Iacchetti nei giorni scorsi, quello diretto di Valeria Golino alla fiction italiana (“La fiction italiana è brutta e lobotomizza la gente”) e le annotazioni di Pierfrancesco Favino sulla grande differenza tra produzioni italiane e americane, continua, con la lettera dei Centoautori, la polemica sul mondo del piccolo e grande schermo italiano.

Lascia un commento