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Da Grey’s Anatomy a Private Practice, a Cinetivù Barbara Castracane

Personaggi come il vice capo Brenda Leight Johnson (Kyra Sedgwick) di The Closer, o Miranda Bailey (Chandra Wilson) di Grey’s Anatomy, sono diventati beniamini del pubblico italiano grazie alla voce di Barbara Castracane doppiatrice e spesso anche alla direzione del doppiaggio, che abbiamo incontrato in una pausa lavorativa, per conoscere un po’ meglio questo affascinante mestiere.

Barbara, in questi ultimi tempi grazie all’avvento dei canali digitali ci sono in circolazione molte più serie tv di una volta, il che equivale a un maggior impegno per voi, ne derivano solo vantaggi o esiste qualche aspetto meno “esaltante”?

E’ molto difficile rispondere a questa domanda; il vantaggio di un maggior numero di ore da doppiare è allo stesso tempo anche uno svantaggio, cercherò di spiegarmi: sicuramente c’è più lavoro per tutti e sicuramente abbiamo la possibilità di vedere prodotti (magari sui canali tematici) che una volta venivano ignorati dalle tv cosiddette “generaliste”. Allo stesso tempo la grande quantità di lavoro ha fatto si che nascessero delle realtà un po’ “improvvisate”, con una conseguente minore qualità del prodotto doppiato. Capita che a volte si sentano dei doppiaggi sinceramente non bellissimi, per fortuna sono casi rari perché comunque la grande professionalità dei doppiatori italiani consente di avere sempre (o quasi) degli ottimi prodotti.

Si pensa che il mestiere del doppiatore possa essere intrapreso solo dai giovani, lo consiglieresti anche a un pubblico “attempato”?

E perché no? Magari hai avuto bisogno di sedimentare per tanti anni le tue esperienze di vita per riuscire ad avere la maturità e le appropriate capacità per esprimere le tue emozioni, certo, ovviamente i tuoi ruoli sarebbero limitati a personaggi da una certa età in poi (non puoi cominciare a 50 anni doppiando gli adolescenti). La cosa importante da dire è che non ci si improvvisa, il doppiaggio è una specializzazione del mestiere dell’attore: non solo devi saper recitare, devi essere in grado di seguire i modi e i tempi recitativi di un altro, insomma non è una cosetta da poco che uno si sveglia una mattina e, siccome è appena andato in pensione, dice: voglio fare il doppiatore! Però mai dire mai, magari si scoprono vocazioni e abilità nascoste!

Veniamo a te, sappiamo che i tuoi esordi artistici risalgono alle prime radio private italiane, cosa ricordi di quel periodo?

Ricordo innanzitutto il fatto di essere poco più che adolescente! E poi era bellissimo sentirsi un po’ “pionieri” e fare parte di quello che io consideravo un nuovo “gioco” bellissimo. Ho sempre amato la musica, mio padre, che era uno straordinario pianista, mi insegnava a suonare e ad ascoltare il jazz già da quando avevo quattro anni, il fatto che si potesse lavorare con la musica mi sembrava fantastico! E’ stato uno dei periodi più belli della mia vita, forse il più bello. Ho conosciuto tante persone, tanti musicisti, partecipato a progetti e serate, ho imparato, divertendomi, a lavorare, perché, pur se in allegria, quello era un lavoro vero e proprio, fatto di tempi da rispettare, cose da dire e cose da non dire, responsabilità di cui farsi carico, insomma, mi sentivo fortunatissima, perché potevo fare una cosa che mi piaceva moltissimo e mi pagavano pure per farla! (Anche se poco). Guarda, mi fermo qui perché della radio potrei parlarti per ore ed ore!

Torneresti a fare radio se te lo chiedessero?

La risposta, ovviamente, è si!

Come sei approdata al doppiaggio?

Una mattina (proprio alla radio, in trasmissione) il mio fonico mi fa leggere un annuncio di un corso di doppiaggio. Io penso fra me: “secondo me questa cosa io la so fare”, ho fatto l’audizione, ho seguito il corso e dopo un anno facevo la doppiatrice.

Fra i personaggi televisivi e molti cinematografici doppiati da te ( ricordiamo la dott.ssa Jean Grey di X-Men, Fiona Brewer di About a boy, Tanya di Mamma Mia!) ne esiste uno a cui sei rimasta particolarmente affezionata?

Adoro doppiare Chandra Wilson (Miranda Bailey di Grey’s Anatomy), una piccola, grandissima attrice che spesso mi mette in difficoltà perché è talmente brava! Ogni volta mi mette alla prova, ogni volta penso:“oddio, ce la farò a restituire quella stessa emozione?”. Mi diverto moltissimo con Queen Latifah, grazie anche ai reciproci (si fa per dire) passati musicali (per lei anche presenti!!). E’ stato molto emozionante il doppiaggio di Sigourney Weaver in un film difficilissimo che si chiamava La morte e la fanciulla, una storia terribile di una donna che aveva subito sevizie di ogni tipo che incontra dopo anni il suo carnefice. Mi ricordo di aver comprato tutti i video delle interviste a Maria Callas per studiare la sua voce e i suoi modi prima di doppiare Fanny Ardant in Callas Forever di Zeffirelli insomma, che ti devo dire, io adoro il mio lavoro e lo faccio con una grande passione, e ogni volta mi metto lì a cercare di fare del mio meglio. Spero di riuscirci.

Ti piace “dirigere” altri colleghi?

Ripeto, mi piace il mio lavoro e nella veste di direttore cerco, insieme ai miei colleghi, di restituire le emozioni del film a cui stiamo lavorando.

Molti di loro si divertono quando lavorano sui cartoni animati, qual’ è il tuo punto di vista?

I cartoni animati, secondo me, richiedono un attenzione ancora maggiore. Ho diretto molte serie di cartoni dedicati ai bambini e lì bisogna stare molto attenti alle parole che si usano e ai messaggi che “passano”. A me piacciono molto e, soprattutto, mi piace lavorare con i bambini.

Hai recitato al cinema in The House of Chicken e in tv in Una donna per amico e Lo zio d’America: considerato che il doppiatore è un attore a tutti gli effetti, hai mai pensato di intraprendere la carriera davanti alla macchina da presa?

No. Le poche volte che l’ho fatto è stato per vanità o (come in House of Chicken) per gioco. Il set mi distrae troppo, perché mi piace e sono curiosa di capire cosa fa il fonico, il direttore della fotografia, la segretaria di edizione etc. Un vero attore resta concentrato su se stesso non è per me.

Cosa rispondi a coloro che difendono la proiezione di film in lingua originale?

Che non tutti conoscono tutte le lingue: è provato che i sottotitoli fanno perdere il 40% del film. Penso, comunque, che chi conosce le lingue abbia tutto il diritto di guardarsi il film nella sua versione originale.

Cosa stai preparando in questo periodo?

La nuova stagione di Grey’s Anatomy, la nuova stagione di Private Practice e altri progetti di cui non posso ancora parlare…ne vedrete delle belle!

Grazie Barbara e buon lavoro!

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