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Enrico Vaime: “Silvio Berlusconi capisce di tv quanto un salumaio”

Oggi su Il fatto quotidiano è stata pubblicata un’intervista ad Enrico Vaime, storico autore televisivo, radiofonico e teatrale (ma anche di libri), il quale ha regalato superbe chicche di umorismo parlando di Rai e non solo. La premessa comunque è che, secondo Vaime, classe ’36, non è poi così vero che “C’era una volta la Rai”:

Guardi io c’ero, e la gente s’è sempre lamentata. Sbuffavano. Che noia questo, che brutto quello.

Anche se ai quei tempi a lavorare nella tv pubblica al fianco di Vaime c’erano talenti quali Villaggio, Mina, Cochi e Renato. L’autore ripercorre con la sua consueta ironia i suoi inizi in Rai, ove approdò grazie a concorso pubblico:

Formula pericolosissima, che venne abolita per evitare altri ingressi nefasti. […] Tipo Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Enzo Tortora, roba così. […] Poi hanno evitato accuratamente di rifarli, quei benedetti concorsi pubblici. Siamo pazzi a metterci in casa persone informate dei fatti? Soggetti che si credono messi lì per occuparsi di cultura, spettacolo e informazione in totale autonomia? Per carità, non sia mai.

La svolta in negativo in Rai, secondo Vaime, si sarebbe consumata alla fine degli anni ’70, con il passaggio dai tecnici alla politica, ai partiti, “alla sottopolitica e alle frattaglie partitiche“.

Il perugino non si nasconde, facendo notare l’evidenza scandalosa delle cose:

Se adesso un direttore di rete se lo sceglie direttamente una segreteria di partito o il consiglio di amministrazione di una banca, di che vogliamo parlare?

Vaime, inoltre, tira in ballo Fiorello: prima lo definisce “il Vianello dei nostri giorni, per versatilità e intuito“, poi ne spiega i motivi della sua preferenza della radio rispetto alla tv:

Fiorello non vuole parlare con un sottosegretario di governo quando decide la scaletta o gli ospiti del suo programma.

Vaime, che a settembre tornerà su La7 con una rubrica mattutina a margine di Omnibus, ne ha anche per Silvio Berlusconi e per l’opposizione di centrosinistra, in merito alla quale dice “non mi piace parlare degli assenti“:

Silvio capisce di televisione quanto un salumaio.

Un ultimo riferimento velenoso, e molto divertente, è dedicato al Tg1:

Quelle sono situazioni macabre, preferirei non parlarne. Alla fine, sono sempre in vacanza.

 

 

 

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