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Branded Entertainment, ecco come è cambiato il modo di fare pubblicità

Negli anni è cambiato il modo di fare pubblicità che è tornato indietro nel tempo, andando a ripescare retaggi del tempo che fu: e allora, così come negli anni Cinquanta Calimero teneva incollata tutta la famiglia davanti all’unico televisore di casa, il nuovo Entertainment punta a fare altrettanto, cercando di concentrare l’attenzione su un unico marchio che possa essere in grado di creare un legame intimo con il telespettatore.

E’ una rivisitazione del tradizionale product placement, solo che adesso è il programma stesso a diventare spot, non promuovendo l’acquisto di un prodotto ma trasmettendo al pubblico identità e valori di un brand.

Spiega Massimo Romano, Media Hunter e A.D. di Spencer & Lewis, continuando:

Le aziende che negli ultimi anni hanno investito in contenuti brandizzati stanno ottenendo un considerevole vantaggio competitivo sulla concorrenza. Questo nuovo paradigma della comunicazione pubblicitaria ha dato vita a programmi come La Casa degli Assi di PokerStars, RDS Academy di RDS e Vanity Fair, o Calzedonia Ocean Girl di Calzedonia. Il Branded Entertainment cosituisce, dunque, un circolo virtuoso in cui le aziende si avvicinano al pubblico in modo meno invasivo, le case di produzione riducono notevolmente il budget per la realizzazione di uno show e i telespettatori hanno a disposizione un’offerta più ricca e inedita di contenuti televisivi.

Il nuovo Branded Entertainment punta proprio sulla creazione di cortometraggi, talent e web series che ruotino intorno ad un unico marchio. E’ il nuovo modo di fare pubblicità dove il consumatore riveste (ovviamente) il ruolo centrale e il marchio è ben distinguibile. Complice la crisi economica che ha investito in Italia anche il settore pubblicitario, ecco che c’è stato una sorta di ritorno alle origini.

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