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Sul Doppiaggio – 4 – Il periodo d’oro

Negli stabilimenti della Cines, nel 1932, si iniziano a doppiare una quantità impressionante di pellicole, anche di quelle un tempo insonorizzate. La forte domanda di doppiaggio comporta non solo l’interesse per il cinema di molti industriali, che lo vedono come un ottimo campo in cui investire, ma anche uno stimolo a migliorarsi qualitativamente per non perdere mercato.

Seguendo l’esempio della Cines sorgono, tra il 1932 e il 1933, diversi stabilimenti di post-sincronizzazione: l’ingegner Gentilini fonda la Fotovox e affida la direzione a Franco Schirato, che già aveva lavorato a Jointville al che decide di lasciare il teatro per dedicarsi unicamente al doppiaggio; Vince Sorelli apre la Itala Acustica; l’ingegner Persichetti fonda la Fono Roma.

E’ proprio quest’ultimo che si contraddistingue come vero e proprio impresario delle voci: crea un gruppo stabile di attori, pagandogli uno stipendio per la loro nuova professione di doppiatori. Il nuovo lavoro inizia ad attrarre gli attori perché dà la possibilità a questi di stabilirsi definitivamente in una città e di poter guadagnare anche 500 lire al mese. La Fox, la Warner e la Paramount a questo punto ritengono che sia più conveniente far doppiare i propri film alla Fono Roma piuttosto che creare un proprio stabilimento in Italia.


Non è della stessa idea la Metro che ne impianta uno a Roma nel febbraio del 1933 e invia Augusto Galli a dirigerla. L’ultima società ad affacciarsi con un proprio stabilimento sulla scena del doppiaggio è la Caesar di Barattolo, alla fine del 1933. I film vengono doppiati nel giro di pochi giorni, cosicché le società risparmiano in tempo e in denaro. In pochi anni gli attori che diventano doppiatori sono ritenuti, senza ragione alcuna, attori dimezzati. E’ inconcepibile, infatti, come attori dei più bravi, soltanto per una loro scelta artistica, siano declassati dalla stampa agli occhi della gente. Gli intellettuali, nel 1940, dibattono sul tema del doppiaggio e lanciano un sondaggio pro o contro i doppiatori e lo perdono: il pubblico vuole il film doppiato, è conscio che le voci non sono originali, ma dicono di essere più trasportati emotivamente da quelle voci già conosciute, piuttosto che dalla semplice scena con didascalia.

Tra il 1937 e i 1938 due riviste di cinema dedicano, alla fine della recensione dei film, un breve spazio al doppiaggio e agli attori che lo hanno realizzato. Tutto ciò è indice dell’importanza che sta assumendo questa professione in Italia. Eppure piano piano, nel giro di pochi anni, il doppiaggio sarà un male oscuro di cui non parlare più e i doppiatori torneranno nell’anonimato. Neppure nelle code dei film si troveranno i loro nomi. Bisognerà aspettare il 1968 e una dura lotta sindacale, per ritrovare alla fine del film almeno i nomi dei doppiatori principali. Sempre nel 1968 si decide che non si possono più doppiare attori italiani.

Continua…

Ken Loach (Regista)

Il doppiaggio uccide l’umorismo, uccide la lingua, uccide il film.

Nella foto: Leo Gullotta

1 commento su “Sul Doppiaggio – 4 – Il periodo d’oro”

  1. nell araldo dello spettacolo n 7del gennaio 1965 si parla dei 35 anni della fonoroma e di come nel 1930 1931 furono sonorizzati i primi lungometrggi il primo fu i pini di roma con musica di ottorino respighi parlare del sistema di registazione è troppo lungo vi rimando oltre al gia citato araldo al cinecoriere di giugno 1977 con un articolo a firma vinicio marinucci a vostra disposizione roberto biraschi 3405369929

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