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Recensione: Speed Racer

Pulsante A: crick a molla; Pulsante B: copri abitacolo antiproiettile; Pulsante C: scudi per le ruote; Pulsante D: gonfia gomma d’emergenza; E: lame a sega; F: ramponi per le gomme; G: uccellino radiocomandato capace di trasmettere immagini da qualsiasi zona.
Questa è la Mach 5, l’auto guidata da Speed Racer (Emile Hirsch), un ragazzo di sani principi, fidanzato sin da bambino con Trixie (Christina Ricci), figlio di un noto creatore di auto da corsa (John Goodman) e fratello del campione di automobilismo prematuramente scomparso durante l’ultima gara della World Racing League, Rex Racer (Scott Porter).
Alla fine della sua prima gara, Speed viene contattato da Royalton (Roger Allam), della omonima multinazionale Royalton, una società che gestisce, oltre che la propria scuderia, anche l’intero campionato attraverso ogni mezzo intimidatorio, perché lo vogliono come corridore di punta. Il suo rifiuto potrebbe corrispondere alla sua rovina: l’onore della famiglia viene messa in discussione a causa di false testimonianze montate ad arte e la sua vita è costantemente in pericolo perché tutte le altre auto (tranne quella del fantomatico Racer X, interpretato da Mattew Fox), che sono al soldo della Royalton, hanno l’ordine di eliminarlo.


Speed Racer, il nuovo film dei fratelli Wachowsky, liberamente ispirato al cartone animato anni sessanta Superauto Mach 5, è un avvincente film d’azione che, se entusiasma per gli effetti speciali, non soddisfa totalmente per la storia: fondali 2D, fumetto, diversi piani sovrapposti, messe a fuoco particolari, primissimi piani mescolati a campi lunghissimi, fusi ad effetti da videogame (nella prima gara Speed si confronta anche con il fantasma dell’automobile che ha fatto il giro record della pista; prima della terza gara vediamo le trappole che ogni macchina ha al suo interno, come se avessimo dei raggi infrarossi) e velocità spaventose (che rendono adrenaliniche, ma al tempo stesso caotiche le gare), lasciano senza parole all’inizio, piacciono durante, ma non bastano alla fine, per fare di un bel film un must.
Tre i punti principali, che deludono: in una totale rivisitazione tecnologica dell’originale, vengono sviluppate poco le capacità speciali dell’automobile , viene spiattellata tutta la spettacolarità delle corse già nella prima gara a tal punto da far sembrare le altre dei replay modificati e la parte ludica viene lasciata totalmente in mano alla scimmietta Chim-Chim e al fratellino minore Spritle (Paulie Litt), che invece di divertire, trasformano un film per adulti in uno per bambini.
Concludendo: da un film d’azione non si richiedono concetti profondi, anche se il film approfondisce fino alla nausea il valore della famiglia, dell’amicizia e del rispetto delle regole, ma scene che incollino lo spettatore alla sedia e in Speed Racer non si può dire che manchino. Se il film è tratto da un fumetto ci si aspetta che in qualche modo lo ricordi e, a parte gli effetti speciali che rendono onore all’anime giapponese, anche i personaggi, tra tutti John Goodman e Susan Sarandon (la mamma), sono fumettisticamente perfetti. Se la storia non fosse stata così debole (a parte il colpo di scena del finale, le parti dove non si corre sono abbastanza stupide o inutili), in questo momento parleremmo di un capolavoro del genere. Peccato!

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