Il paziente mi fissa in silenzio, ed io faccio lo stesso. Non ho alcuna intenzione di interrompere quel silenzio, non so se più per timore o per rispetto. Lo sguardo intenso del signor Bauer mi blocca. Mi chiedo dove abbia passato gli ultimi anni della sua vita, come sia riuscito a costruire la combattività del suo sguardo, forse respirando l’aria do mondi lontani.
Ha un’aria veramente stanca, stanchissima, non ho mai visto una persona così bisognosa di riposo. Sembra che non dorma da giorni, poi dal suo sguardo capisco che la sua è una stanchezza atavica, e non è certo la carenza di sonno ad essere in cima allo stack dei problemi della sua vita.
Prendo coraggio, prendo l’iniziativa, e lui istintivamente mi intercetta e mi precede: una sorta di difesa personale verbale perfettamente applicata. L’iniziativa intrapresa dalla sua voce mi mette tuttavia a mio agio. Si esprime in modo fluente, le parole escono dalla sua bocca come portate da un fiume in piena, mi chiedo da quanto tempo parli con qualcuno.