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Mediaset vs You Tube, il web spaventa la tv?

Odio e amore, sentimenti che inebriano gli animi e ottundono le menti. Si fa un gran parlare in questo periodo di come gli istinti perniciosi debbano essere accantonati a favore di migliori propositi. Il clima di distensione dovrebbe essere totale, in vista di un Natale che per molti non sarà certo felicissimo. Sui siti web e in particolare sui social network divenuti in breve tempo parte integrante della nostra vita è un incedere di auguri, video, di tutto quell’auspicato bene con cui molti amano riempirsi a sproposito la bocca.

Protagonista è lo stesso Facebook che di recente il Governo nella figura del Presidente del Senato Renato Schifani ha schernito affermando:”si leggono dei veri e propri inni all’istigazione alla violenza. Negli anni ’70, che pure furono pericolosi, non c’erano questi momenti aggregativi che ci sono su questi siti“. Ma questa gente lo accende il computer o si basa sul sentito dire?

Tanti dimenticano come la rete sia ormai l’unica autentica espressione di libertà, anche in Paesi dove il vento della politica spira verso gli inospitali lidi dell’assolutismo, anche lì dove Governi cercano in ogni modo di tarpare le ali al giudizio degli internauti, l’impresa risulta ostica con il risultato di mettere in luce ciò che si sarebbe voluto nascondere. Gli stessi business man ancora non si sono resi conto di come proprio il web sia in grado di costruire e distruggere i miti del nostro tempo. Sarà per questo che i signori di Mediaset dopo tre anni hanno vinto la prima di una lunga battaglia nei confronti di You Tube– Google, accusati di pubblicare materiale coperto da copyright in particolare relativo al Grande Fratello, tutto questo per favorire un nuovo servizio gratuito (ma sarà vero?) gestito dal Biscione, disponibile a Gennaio.

Già nel 2008 Mediaset aveva depositato al tribunale Civile di Roma un atto di citazione contro YouTube e Google per illecita diffusione e sfruttamento commerciale di file audio-video di proprietà delle società del Gruppo, con la richiesta di 500 milioni di euro in risarcimento dei presunti danni subiti.

Tullio Camiglieri, coordinatore del Centro Studi per la protezione dei diritti degli autori e della libertà di informazione, ha dichiarato: ”YouTube e’ uno strumento di grande utilità, ma oltre ad aver dato la possibilità a milioni di utenti di condividere i propri contenuti online, sfrutta senza averne diritto contenuti di ogni genere protetti da copyright. E il confine con la pirateria on line è abbastanza labile. YouTube non riconosce il valore della proprietà intellettuale”.

Se è vero da un lato che con la pubblicazione di siffatto materiale Google si è arricchito, come recentemente ammesso da Michael Moritz, partner di Sequoia Capital, uno dei maggiori venture capital della Silicon Valley e tra i primi investitori di Google nel 1999 e di YouTube, il canale video sta facendo profitti da oltre 18 mesi, non è altrettanto assodato che le citate piattaforme web, sono servite da cassa di risonanza (gratuita) sancendo il successo o meno di molti prodotti televisivi?.

La risposta di Google non si è fatta attendere e ci sembra alquanto sensata:“In realta’ noi andiamo al di la’ di quanto previsto dalla legge e offriamo ai detentori dei diritti strumenti efficaci per gestire se e come i loro contenuti debbano essere resi disponibili. Si tratta in particolare di un programma chiamato Content ID che oltre 1.000 broadcaster nostri partner, tra cui Rai e Fox Channels Italy, hanno scelto di utilizzare. Mediaset potrebbe semplicemente unirsi a questi altri partner e utilizzare questi strumenti. Oppure, in alternativa, basterebbe che ci segnalasse le Url dei video e noi provvederemmo alla loro rimozione“.

Qualcuno da questo orecchio non vuole proprio ascoltare e preferisce dare addosso a quello che viene ritenuto un semplice ladro di profitti, siamo consapevoli che certe scellerate decisioni non faranno che ritorcesi contro gli stessi autori e se il Grande Fratello, programma trash per antonomasia, venisse chiuso prima della naturale scadenza a marzo, per mancanza di pubblico?

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