Sul Doppiaggio – 6 – Dall’embargo alla guerra

Con l’embargo, i doppiatori, che si sono già abituati alla comoda attività del doppiaggio, tremano all’idea di dover ricominciare la vita del girovago attore teatrale e rinunciare ad un guadagno sicuro e consistente.

Durante l’embargo, in soccorso delle poche società di doppiaggio operanti tutte a Roma, arrivano le pellicole di produzione italiana ugualmente da doppiare per la presenza sempre più consistente di attori stranieri, oltre agli italiani che si trovano in difficoltà nel momento di auto-doppiarsi o che sono impossibilitati per altri impegni a partecipare alla post-sincronizzazione.

Un altro aiuto arriva dalle piccole case di produzione italiane che, sempre rimaste in secondo piano rispetto a quelle americane, iniziano a produrre pià film e con i loro soldi allontanano lo spettro della disoccupazione. Dopo un breve periodo di incertezza, le case produttrici come la Columbia, la United Artists, la R.K.O. e la Universal decidono di non aderire più all’embargo concordato con la MGM, la Warner e la Paramount e riprendono ad inviare le loro opere.

Sul Doppiaggio – 3 – La svolta

La 20th Century Fox per evitare al pubblico questo disagio decide di tentare un’altra via, quella del doppiaggio: il sistema creato da poco, dal fisico austriaco Karol Jacob, permette consistenti risparmi di tempo e di denaro, una qualità superiore nel prodotto finito e una gran velocità d’esecuzione.

Il compito di dirigere il doppiaggio è affidato a Louis Loeffler, che dopo essersi sposato con una romana, conosce molto bene l’italiano ed è ben felice di guidare la sperimentazione di questo nuovo sistema. Nel frattempo la stessa Paramount inizia a pensare di utilizzare i suoi stabilimenti a Jointville per dare la possibilità agli attori europei di presentarsi in sala e doppiare il film nella propria lingua d’origine.

L’unica che continua insistentemente a sbagliare strada è la MGM, che dopo aver provato quella delle edizioni multiple, pensa di attirare pubblico facendo dire al divo di Hollywood di turno qualche battuta del film nella lingua del Paese in cui sarebbe stato esportato il prodotto. La cosa, però, risulta ridicola agli occhi della gente, sempre più abituata a sentire le voci dei loro miti doppiate, in un italiano corretto. Non è un caso se i doppiatori di Stanlio e Olio doppiarono i due attori con quella cadenza buffa, dopo averli sentiti recitare in Italiano.

L’inchiesta – USA: sciopero degli sceneggiatori. Cioè?

Oggi voglio occuparmi di un argomento molto delicato e interessante per tutti gli amanti di cinema e serie televisive: lo sciopero degli sceneggiatori negli Stati Uniti. La protesta, iniziata i primi giorni di Novembre, dopo la scadenza del rinnovo contrattuale che doveva avvenire entro il 31 ottobre, si concretizza nella totale sospensione di qualsiasi scrittura per serie televisive, film e show.

Perché protestano le penne dello show business americano? Dovete sapere che loro ricevono il compenso solo sull’opera prima e la sua messa in onda. Di fatto per le repliche, la vendita in Dvd, lo sfruttamento delle loro opere su Internet e qualsiasi supporto portatile, non fanno entrare nemmeno un verdone nelle loro tasche. Vogliono parte del ricavato di queste categorie.

Cosa comporta uno sciopero del genere? Se la WGA (la Writers Guild of America), l’associazione degli autori dello spettacolo, dovesse continuare, come alcuni ben informati sostengono, fino a Marzo, sicuramente oltre ad aver fatto saltare la premiazione dei Golden Globe, potrebbero far saltare anche la premiazione degli Oscar e questo, a livello di immagine (oltre che economica essendo la seconda manifestazione per importanza pubblicitaria dopo il Superbowl), per il cinema statunitense, sarebbe una delle maggiori perdite di immagine della loro storia. Inoltre uno stop alla produzione costringerebbe le società a licenziare molti lavoratori (la Warner Bros già ha già tagliato 1000 dipendenti)