Quando si leggono notizie come quella sulla trasmissione futura di Raitre con Roberto Saviano, che potrebbe essere ridimensionata se non addirittura sparire ancor prima di nascere, quando si annunciano provvedimenti disciplinari nei confronti di questo o quel prodotto televisivo poco “allineato”, camuffati da innovazione e esigenza di “aria fresca” (non certo quello un po’ stantia di Carlo Conti) che dovrebbe traspirare dai palinsesti autunnali, viene da riflettere sul reale ruolo che dovrebbe rivestire il mezzo televisivo.
Non avrà forse ragione Filippo Rossi il direttore di Farefuturo rivista web quando denuncia l’astinenza da cultura dilagante sul piccolo schermo a tutto vantaggio “di nani e ballerine, di zerbini e di veline”? Ma si! Ci viene da dire in un momento di sconforto, in fin dei conti l’italiano medio, oberato dai debiti, dalla crisi economica, in cassa integrazione incipiente, non desidera altro la sera quando entra a casa che sentire buone novelle, magari anche un po’ sceme con cui ci irrorano ormai a ritmo continuo buona parte dei tg . Seduto sul divano, telecomando in mano, il telespettatore medio è alla ricerca di un po’ di pace, la tv trasfigurata in una sorta di specchio delle meraviglie da attraversare, come l’ Alice del racconto, porta d’accesso verso un mondo diverso che faccia dimenticare sia pure per pochi istanti la drammaticità di quello reale.