Consentiteci d’essere un po’ arrabbiati, soprattutto quando i fatti confermano quello che già appariva inoppugnabile e il tempo si rivela arbitro super partes di fronte alle scellerate decisioni del genere umano. Dopo l’articolo dello scorso 1 dicembre eccoci tornare sull’argomento digitale terrestre, ci ritroviamo a denunciare l’eccessiva fretta con cui il Governo ha deciso di convertite in alcune aree geografiche tra cui il Piemonte Occidentale, buona parte del Lazio e della Campania il segnale analogico e di come i soliti inermi ma anche letargici cittadini abbiamo dovuto subire tutta una serie di evitabili disservizi.
“Niente di grave” le maestranze annunciavano, “un passaggio non certo indolore ma meno traumatico del previsto” commentavano altre fonti. Ora veniteci a spiegare come mai nel momento in cui lo switch off si preparava ad interessare le ricche regioni del nord, si è deciso di cambiare le scadenze spostando le stesse a settembre. Per la cronaca, onde evitare ogni possibile obiezione, lo switch off previsto a primavera in Lombardia e nel resto del Piemonte si è tramutato in switch over con il passaggio entro il 18 maggio di Raidue e Retequattro a cui seguiranno solo a settembre il resto dei canali.
Due pesi e due misure da parte del Governo che in questo modo ha ammesso non troppo velatamente d’aver sbagliato nel disporre a tutti costi e in breve tempo, rispetto a una ipotizzabile tabella di marcia più blanda, l’utilizzo di un’unica tipologia di trasmissione in determinate aree geografiche.