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I Cesaroni 4, La Padania: “Puntate ricalcano il solito cliché dei buoni borgatari”

La Padania torna all’attacco de I Cesaroni: il quotidiano della Lega Nord dedica un articolo alla fiction di Canale 5 (che torna domani con la quarta stagione) elencandone i difetti (fonte Repubblica.it):

Alla quarta serie oramai le enciclopediche puntate ricalcano il solito cliché dei buoni borgatari che, tra un banchetto dei Castelli e un amorazzo finito male, si barcamenano in un paese dove il furbetto del quartierino vale sempre un pizzico più degli altri: dove la solita fantasia italica impera solitaria nel modello di gestione familiare.

Il quotidiano non crede che le storie rappresentino realmente la famiglia italiana, in quanto i problemi come la disoccupazione e le crisi in famiglia vengono solamente sfiorate nelle storie, che invece sono dominate dagli amori:

Il resto della fiction è solo un collegamento tra un innamoramento e l’altro: tutto in perfetta salsa romanesca, compreso, ovviamente, quello del linguaggio declinato in ogni spessore semantico dai veri personaggi e protagonisti.

Un altro aspetto che non convince è l’uso massiccio di dialetto romanesco:

Abbiamo cercato di trovare anche un solo vocabolo in lingua toscana nel trailer ma è stato veramente difficile. Una ricerca inefficace anche con un qualsiasi lanternino verbale: tutto rigorosamente in dialetto romanesco. In sé la cosa potrebbe anche non essere del tutto negativa nel rispetto della parlata di quella città quello che stride è che si cerca di far passare quelle vicende per storie comuni.

Alcune annotazioni: I Cesaroni, la cui storia è volutamente romanzata, spesso iperbole della vita quotidiana (le guest star servono anche a ricordarci la differenza tra fiction e realtà), non rappresenta con i suoi protagonisti tutta l’Italia, ma sicuramente alcuni macrogruppi di persone; è vero che i temi più impegnativi di carattere sociale non sono centrali nella narrazione (almeno non quanto le storie d’amore e d’amicizia), ma I Cesaroni è una fiction volutamente d’evasione, che cerca di trattare a modo suo, sempre con dignità, certi argomenti; non ci si può stupire dopo quattro anni che tutto sia rigorosamente in dialetto romanesco, sarebbe strano semmai il contrario.

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