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Donna Detective 2 vista da Aldo Grasso

Aldo Grasso non sembra molto convinto della qualità della seconda serie di Donna Detective: il critico del Corriere della sera nella sua rubrica A fil di rete, dice:

la miniserie non riesce mai a essere né così drammatica da togliere il respiro (tutto è abbastanza prevedibile), né così divertente da regalare un sorriso.

L’analisi del lavoro fatto dagli sceneggiatori Marina Garroni, Massimo Melloni e Peter Exacoustos, in certi casi è quasi impietosa:

La «detection» stinge in una normale «attività ispettiva» e la family comedy in macchietta: e il marito (Kaspar Capparoni) che si fa incastrare, e la famiglia, e il lavoro, e la figlia problematica. Prima la Polizia e poi la Famiglia o viceversa? Sembra che Lisa Milani partecipi a un talk del pomeriggio. Così si snodano storie, semplici, edificanti, prive di scrittura, che analfabetizzano lo spettatore sulla complessità del crimine.

Condividete il pensiero di Aldo Grasso o lo trovate forse un po’ troppo estremo, visto che la fiction non vuole far altro che intrattenere il pubblico, cercando il giusto equilibrio tra detection e family?

1 commento su “Donna Detective 2 vista da Aldo Grasso”

  1. per Marina Garroni
    Voglio con questa mia rivolgerle alcune domande e osservazioni.
    Sono un cinquantenne sposato con prole, e di certo come mestiere non faccio lo scrittore. Perdonerà quindi la mia forma ma spero vorrà considerare almeno di striscio il contenuto.
    Faccio riferimento alla sceneggiatura di “donna detective”.
    L’ho guardato in streeming sul sito della Rai, così per farmi un’idea delle fiction italiane. Siamo proprio messi bene! non mi sognerei mai di perdere una serata davanti alla tv per questa “roba”.

    Non riesco a capire come può dare tanta rilevanza e credito ad una figura così incapace e arrogante come il magistrato Farnese. Quest’uomo lei lo fa apparire determinante anche quando sbaglia continuamente nelle sue tesi, fa incarcerare sempre quello sbagliato compreso Mattei, piazza un poliziotto corrotto e alla fine riceve anche le scuse da tutti. L’unico motivo che posso trovare è quello di screditare i pubblici ministeri italiani.

    Parlando di Ludovica poi, una ragazza saputella che anche sapendo di aver sbagliato continua a mentire a tutti e ad avere comunque lo comprensione dei genitori, che oso definire invertebrati, per poi cavarsela con una confessione nel finale, che non ha nessuna conseguenza punitiva e soprattutto nessuna assunzione di responsabilità. Ma dico, se sua figlia mettesse in pericolo la propria vita, la sicurezza di tutta una famiglia compresa quella del piccolo fratellino, lei si comporterebbe come fanno Lisa e Michele?
    Non le sembra che sia del tutto diseducativo come esempio di comportamento. Potremo da questo comprendere il motivo per cui noi italiani siamo tacciati di “mammismo” e di mancanza di senso civico.

    Beh e Michele…. Questo stronzo che tradisce la moglie, fa la vittima in carcere come un cane bagnato, ha l’appoggio di tutti compresa Lisa e poi ha pure la pretesa di voler rompere un matrimonio quando la trova stesa sul divano con Nanni accanto e perlopiù vestita. Non ci credo che ci siano rimasti ancora uomini così nel duemila, se qualcuno avesse ancora quella mentalità mettiamolo pure a marcire in carcere. È d’accordo con me? o forse è premeditato, da parte sua, dipingere noi maschi così deboli e irragionevoli.

    Giordano è un pagliaccio il cui unico merito è quello di aver capito l’intuito della Milani salvo dopo ripetutamente dargli contro per poi scusarsi alla fine della puntata. Ma non mi vorrà mica dire che le nostre forze dell’ordine sono in mano a gente così?

    Gli unici che ne vengono fuori bene sono Lorenzi e Nanni, poliziotti veri con le proprie debolezze e il proprio realismo condito da un bell’umorismo. Sono figure di secondo piano, ai quali non è concessa possibilità decisionale.

    Capisco che lei debba scrivere qualcosa che piaccia alla famiglia media per esigenze commerciali, ma così a mio parere non ci fa mica crescere sa, anzi ci fa sprofondare. Capisco pure che sono delle fiction ma potremo provare a darci un po’ di spessore comunque.
    Di certo lei non è Camilleri e di certo Alberto Sironi si sarebbe rifiutato di collaborare con lei.
    Si guardi anche Claudio Corbucci col suo Ravello nella “Spaccanapoli” e pensi se è ancora il caso che continui a scrivere.
    Ma cosa vuole non è neanche colpa sua, forse è colpa di quei dirigenti che da troppo tempo continuano a trattenerla in Broadway d’Italia piuttosto che lasciarla andare ad occuparsi di taglio e cucito anziché di carabinieri e poliziotti.

    Senza un briciolo di stima la saluto. Bressan gianni

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