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Californication: su Jimmy, sesso e letteratura

Dobbiamo ammetterlo, per noi fan sfegatati di X-Files nonchè profondi estimatori del protagonista, Fox Mulder insieme a Dana Scully, fa un certo effetto vedere l’attore David Duchovny, ricoprire un ruolo del tutto opposto. Si è passati dall’investigatore dell’Fbi, coinvolto anima e corpo nella ricerca della sorella rapita dagli alieni e nel tentativo di scoprire i segreti degli stessi, poco avvezzo ad avventure sentimentali, se non poi con la sua compagna di avventure, ad uno scrittore affetto da sesso compulsivo tal Hank Moody protagonista di Californication.

Il paragone diviene ancora più ovvio, se consideriamo che il doppiatore di Duchovny è Gianni Bersanetti, lo stesso di X-Files. L’impressione che il personaggio di Mulder abbia subito una totale metamorfosi sembra farsi strada e la stessa campagna pubblicitaria, in corso fino la 31 marzo, apparsa sui manifesti e i mezzi pubblici a Milano e Roma, avvalora questa ipotesi: “Da X Files a XXX Files” e “Non ne poteva più di farsela con gli alieni”, allo stesso tempo migliaia di capi intimi femminili, sono stati sparsi sui tram, metro e bus del capoluogo lombardo, (qualcuno afferma anche di Roma, ma noi non li abbiamo visti).

E cosi ieri sera alle 21 abbiamo assistito con piacere alla prima su Jimmy, canale 140 di Sky, di un telefilm che negli Stati Uniti ha fatto scalpore. La serie ideata da Tom Kapinos è stata accompagnata fin dall’inizio dalle polemiche riguardo il titolo, la cui paternità viene rivendicata dallo stesso Kapinos che dice d’essersi ispirato all’adesivo anni ’70, “Don’t Californicate Oregon” e il gruppo rock dei Red Hot Chili Peppers che hanno intitolato Californication un loro album di successo. Certa è l’origine del termine: un neologismo nato dalla fusione tra California e fornicazione.


La season one composta da 12 episodi di 30 minuti ciascuno, racconta le avventure a sfondo sessuale dello scrittore Hank Moody trasferitosi da New York a Los Angeles per seguire la trasposizione cinematografica del suo libro God Hates Us All, divenuto al cinema A Crazy Little Thing Called Love, un adattamento, quello per il grande schermo, che non incontra i favori dell’autore il quale in piena crisi creativa scarica nel sesso tutte la sua frustrazione e disgusto per la vita.

Anche il privato di Moody è in pieno naufragio, l’ex compagna Karen (Natascha McElhone), gli annuncia che sta per sposarsi con il suo nuovo fidanzato Bill, la figlia tredicenne Becca (Madeleine Martin), comincia a provare un’irrefrenabile attrazione per il sesso opposto, creando problemi a non finire in ambito scolastico.

Hank trascorre la sua vita tra un incontro e l’altro e fra le sue conquiste c’è anche la bella Mia (Madeline Zima), che poi scoprirà essere la figlia sedicenne di Bill, compagno di Karen. Nel frattempo in attesa che l’idea per un nuovo libro illumini il suo cammino esistenziale, Charlie (Evan Handler), l’agente di Moody, gli propone di aprire un blog, Hell-A Magazine, dove parlare delle sue fantasie sessuali, fra cui quella che apre il primo episodio della serie dal titolo emblematico “Sesso e Letteratura”, di cui preferiamo invitarvi alla visione.

Californication si pone sulla scia di altri telefilm proposti dal canale televisivo americano Showtime, come Weeds e Dexter, trasmessi anche qui in Italia, dove vengono trattati con una certa crudezza e veridicità argomenti di scottante attualità, come la droga e gli omicidi cruenti, a cui va ad aggiungersi il sesso, argomento base di questa serie che visto il successo della prima stagione, è già stata confermata per una seconda.

A noi il primo episodio è piaciuto, in particolare abbiamo gradito l’immediatezza con cui sono stati disegnati i profili caratteriali dei protagonisti, in particolare dello scrittore, ritratto del classico tipo a metà tra il romantico e il vissuto ma soprattutto molto figlio di…che piace tanto alle donne, senza sottovalutare l’indubbio fascino di David Duchovny con il suo viso da bravo ragazzo, da cui però conviene non lasciarsi incantare.

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