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Psicotivu – Indiana Jones

Guardo con ammirazione il signor Jones Junior. Conosco le sue imprese, e chi non le conosce? Mi trovo davanti forse l’archeologo più famoso e in parte controverso del mondo. E’ stato coinvolto in imprese avventurose nei luoghi più disparati.

L’ho visto molte volte in foto, non l’avevo mai visto dal vivo, e adesso che lo guardo dritto in faccia mi rendo conto che è molto più carismatico di quanto immaginavo. Gli anni sembrano essere passati con gentilezza sui suoi occhi.

Ha lo sguardo luminoso. E’ venuto da me perché gli ultimi due anni sono stati duri, e voleva capire quanto. Il povero Henry Jones Senior infatti se n’è andato. Il rapporto con suo padre rappresenta una delle costanti della sua vita, accanto al cappello e alla frusta.


Dalle sue parole emerge la volontà di addentrarsi nei meandri reconditi delle cose, di comprendere i significati occulti. Non è uno che si ferma alla superficie, e mi dice, e ci credo, di aver visto cose irripetibili.

Mi dice che considera il rischio come la necessaria moneta di scambio per ottenere la conoscenza. Niente di più, il rischio fine a se stesso non rappresenta niente, e tutto quello che ha affrontato lo ha affrontato con gli occhi fissi sull’obiettivo.

La sua fama è niente rispetto a ciò che dà l’impressione di aver scoperto, e che magari non può dire, anche solo guardandolo in faccia. Ha un sorriso ironico costante, col quale accompagna le sue stesse parole.

L’avventura della sua vita non si è letteralmente mai fermata, un orologio che se ne frega del passare del tempo, e l’intensità del suo cuore sembra voler far esplodere il vestito elegante che al momento ha addosso ora.

Suo padre era per Henry molto più di quanto avesse mai voluto o potuto manifestare. Tutto per Indiana Jones – così qualcuno lo chiama – funziona in questo modo. Le cose che ama in qualche modo prima o poi si allontanano, per poi ritornare, magari dopo vent’anni, nella sua vita.

Capisco bene che quello di cui sta parlando. E’ una persona con caratteristiche di umanità assolutamente preponderanti; ma quando si tratta poi di trattenere un amore, o semplicemente di affrontare un vecchio problema, gira le spalle e scappa.

Non teme di combattere contro i nazisti, e nemmeno di volteggiare attaccato alla sua frusta sospeso nel vuoto, ma lo sguardo di una donna amata lo paralizza, e lo spinge ad allontanarsi di corsa, perché ha la sensazione che qualcosa di duraturo potrebbe in qualche modo alterare lo scorrere avventuroso della sua vita, e allo stesso tempo teme di non poter essere all’altezza di ciò che lo circonda.

Gli dico che è assurdo, ma so che lo sa già. E’ venuto qui perché sente che qualcosa sta cambiando. La vita rocambolesca che ha vissuto finora e che per molto tempo ancora vivrà, è compatibile forse anche col resto.

Camminando sotto le catacombe, inseguito e braccato, trova paradossalmente un modo di fuggire da qualcosa di difficilmente affrontabile che caratterizza la quotidianità che tutti gli altri vivono in superficie, alla luce del sole.

Adesso sta affrontando una nuova avventura, nuove scelte, nuove difficoltà. La sua impareggiabile ironia lo rende in grado di affrontare qualsiasi avversità, di resistere, senza impazzire, alla vista delle cose più pazzesche.

E lo aiuterà anche in questo caso, dato che di fronte allo scorrere del tempo e’ l’unica arma a disposizione di tutti. Insieme alla frusta e al cappello, ovviamente.

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