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Calcio: gli Stati possono vietare l’esclusiva pay di un evento. Lo dice la Comunità Europea

Foto: AP/LaPresse

La sentenza del Tribunale della UE ha stabilito che uno stato può vietare la trasmissioni in esclusiva su pay tv dei mondiali o degli europei di calcio, in quanto, per questi eventi di particolare rilevanza pubblica deve prevalere il diritto all’informazione e la possibilità per tutti i telespettatori di accedere liberamente alle partite. L’Unione Europea ha respinto il ricorso di Fifa e Uefa contro la Commissione Ue, che diede ragione a Belgio e Gb sul divieto di trasmettere le partite a pagamento.

La sentenza è valida non solo per gli incontri definiti prime (la partita inaugurale, le semifinali, le finali e le partite della nazionale del proprio Paese), ma per tutti gli incontri, perché tutti rappresentano eventi unici che suscitano l’interesse di gran parte del pubblico, anche di coloro che solitamente non è interessata al calcio.

Questa decisione danneggia le pay tv europee che non avranno più il monopolio di tutti gli incontri e i due organi calcistici per eccellenza Fifa e Uefa, che si vedranno drasticamente ridurre gli introiti derivati dalla cessione dei diritti televisivi.

In Italia i diritti dei mondiali 2014 in Brasile li ha Sky: la società di Murdoch ha già un accordo con la Rai per vendere le partite cosiddette PRIME, ma a questo punto la tv di stato potrebbe acquisirli con più facilità, spendendo meno, scegliendo anche tra altre partite che non erano incluse nel pacchetto.

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