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La Corrida: fine di un mito?

Fino a qualche tempo fa avremmo messo la mano sul fuoco, rischiando lo spergiuro, sulla tenuta di una formula come quella de La Corrida-Dilettanti allo sbaraglio, capace di resistere all’usura del tempo, conservando una freschezza che solo le trasmissioni rodate e di un certo spessore sono in grado di mantenere.

Di fatto gli ultimi dati d’ascolto hanno messo seriamente a rischio le nostre certezze, ribaltando una teoria almeno in apparenza inattaccabile. Quel baluardo insormontabile che si proponeva di essere il programma scaturito dalla geniale mente di Corrado Mantoni, ha visibilmente cominciato a incrinarsi come una volta di cristallo intaccata dal suono di tante piccole ma efficaci ugole, quelle dei bambini di Ti Lascio Una Canzone su Raiuno, che ieri sera hanno dato l’ennesimo dispiacere al programma di Canale 5 (5.762 spettatori per la Clerici contro i 4.778 di Scotti)

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Il tris d’assi Scotti-Pregadio-Coppa, calato anche quest’anno da Mediaset sulla rete ammiraglia, non lasciava presagire certo un esito deludente per una trasmissione dai trascorsi cosi decorosi, forte degli encomiabili resoconti dell’audience, riferiti agli scorsi anni. Se ci mettiamo poi che il programma di Raiuno era partito senza i migliori auspici ma con il solo intento di fare a mala pena il solletico a quello di Gerry Scotti, la sorpresa diventa ancora maggiore.


Cosa è capitato alla Corrida? Non pensiamo che il programma sia giunto al capolinea, considerato che i dati d’ascolto non sono certo pessimi, pensiamo semmai che la struttura vada in parte rivista. Osservando la trasmissione di ieri sera per esempio, abbiamo notato come il piatto forte su cui di fatto si basa il canovaccio (consentiteci un’ espressione teatrale) del programma, ovvero la gara, vada ad esaurirsi troppo presto, lasciando posto ad un appendice dove la tensione cala visibilmente toccando in alcune fasi punte di vera e propria noia. Ci riferiamo a quella in cui il pubblico deve indovinare la singolarità nascosta da alcuni signori ospiti del programma, per consentire la vincita in gettoni d’oro di uno spettatore al telefono.

Quello che in un primo momento si proponeva d’essere un incentivo al gradimento del pubblico, si è invece rivelato causa della sua fuga e così mentre sul Cinque, si scopriva che il signore seduto in sala aveva la particolarità d’essere nato in un cimitero, sull’Uno, i bimbi continuavano a cantare godendo di un maggior favore.

Le caratteristiche della trasmissione sono rimaste intatte, dalla simpatia di un incontenibile Scotti, alle battute da gentiluomo attempato del maestro Pregadio, fino al fascino della Coppa. La genuinità e spontaneità dei concorrenti e fuori discussione, ma di fronte al talento artistico dei giovani virgulti della Clerici, non c’è dilettante che tenga e poi sappiamo come il pubblico italiano sia particolarmente sensibile a tematiche che coinvolgano i bambini, da cui neanche una gara canora può sentirsi avulsa.

Dati auditel in mano: una bella soddisfazione per la Clerici, mentre per Scotti e forse giunto il momento delle riflessioni.

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