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Mistery CSI – Molto mistery e poco CSI

La trasmissione Mistery CSI va in onda il lunedi alle 23:45 su Italia1, ed è condotta da Adriana Fonzi Cruciani (Rai Futura, Il Bivio). Il titolo può ingannare. Il titolo della trasmissione, non quello della recensione.

Cominciamo a “sfrondare”. Di CSI non c’è poi molto, o almeno io non sono riuscito a coglierne. La presenza delle autorità, forse, e di una sorta di velleità investigativa che fa da filo conduttore alle puntate. Ora che abbiamo detto cosa non è, cerchiamo di dire cosa questo Mistery CSI effettivamente sia.

Si tratta di accurate e affascinanti ricostruzioni di scene del crimine caratterizzate da grande efferatezza. Niente di nuovo, si può pensare. Ma ci sono delle “marce in più”.


A parte la sigla finale – stupenda – Into the Night, cantata da Julee Cruise e parte integrante della colonna sonora di Twin Peaks, ci sono diversi aspetti curati e interessanti.

Prima di tutto i servizi sono molto dettagliati. Mentre assistiamo con curiosità alle ricostruzioni degli eventi reali, la voce narrante ci accompagna mentre ci addentriamo in torbide vicende di cronaca nera. I particolari sui delitti sono svelati seguendo una successione calibrata in modo intelligente, senza “spiattellare” tutto in un’unica portata.

Una tecnica che funziona e che suscita nello spettatore interesse e curiosità, nonchè un velato senso di inquietudine. Non si sa mai quale altro agghiacciante particolare ci sorprenderà non appena avremo svoltato l’angolo della prossima scena.

Un altro dei “boost” della trasmissione è costituito dal fatto che vengono narrati eventi di tetra cronaca (spesso decisamente nera) in cui sono coinvolte figure di medium e di sensitivi che sono riusciti con il loro contributo a dare un apporto consistente allo svolgersi delle indagini.

Le ricostruzioni sono intervallate da interviste a persone che in qualche modo hanno preso parte ai drammi narrati, da attori o da passivi spettatori. Si tratta di parenti, esponenti delle forze dell’ordine, e degli stessi medium.

Le interviste a questi ultimi sono molto interessanti. Questi descrivono con naturalezza le tecniche adottate nella ricerca di tracce degli scomparsi, e poi ci raccontano le sensazioni che provano quando finalmente riescono a stabilire un contatto con l’obiettivo.

La presentatrice nel corso della trasmissione svolge un ruolo didascalico, enuncia e preannuncia gli eventi di cui si parla, ci introduce con gentilezza nelle tenebre senza rovinarci in alcun modo la sorpresa.

Alcune storie sono da brivido, e mi piace che il loro essere da brivido sia esaltato dagli espedienti di regia. Si apprendono svariate notizie di interesse, che aiutano ad avere idea di quante persone muoiono o scompaiono misteriosamente ogni anno. E’ quasi consolante il momento in cui ci viene finalmente svelata la fine – spesso tragica – fatta dallo scomparso di turno.

A quel punto a una persona che soffre viene concesso un “punto zero” da cui partire per cominciare a stare male in modo “ufficiale”, a elaborare un lutto.

Ma prima di quel momento, ahimè, tutto rimane avvolto nel mistero.

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