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Che fine ha fatto la serra creativa?

 La domanda nasce spontanea, tanto per parafrasare un Antonio Lubrano d’annata: se il pubblico televisivo abbandonasse in massa il piccolo schermo cosa accadrebbe? Probabilmente la stessa cosa se gli italiani decidessero di lasciare a casa la propria automobile per qualche giorno: il prezzo della benzina che sale anche quando non sarebbe necessario, calerebbe di brutto, così come per la tv ci si deciderebbe a riscrivere un panorama desolante e ripetitivo. Ma è risaputo come l’italica genìa sia affezionata al proprio mezzo privato, nella stessa misura in cui è legata all’apparecchio televisivo.

La scena che ci si è presentata davanti sabato sera ci ha lasciati per certi versi perplessi: all’ennesima edizione di Ballando con le stelle su Raiuno, Canale 5 che tra la l’altro ha perso la prima sfida, ha opposto Io Canto, fotocopia di Ti lascio una canzone della Rai con protagonisti i piccoli talenti, alla conduzione un Gerry Scotti sempre professionale ma che da punto di forza si è rivelato secondo noi anello debole di una formula consolidata. Alla guida di un programma del genere avremmo visto volentieri una figura femminile così come era accaduto sulla Rai con Antonella Clerici e non a caso l’auditel ha dato ragione all’inossidabile Milly Carlucci. Il discorso è semmai un altro: all’ovest dell’universo televisivo non c’è davvero nulla di nuovo sia a livello creativo che in fatto di volti inediti. Se la Rai si è ridotta ad affidare I Raccomandati ad Enzo Ghinazzi, allora siamo davvero alla frutta.

Nel 1999 l’allora direttore generale della Rai Pier Luigi Celli diede vita a Serra Creativa, un laboratorio con il compito di cercare e progettare programmi innovativi da immettere sul mercato. Serra Creativa aveva valutato oltre 1210 progetti ma solo 45 avevano superato l’esame e appena 4 erano stati venduti, tutti a strutture della Rai. Delle altre 14 trattative in piedi, una sola era intavolata con una realtà esterna a viale Mazzini l’allora Telepiù. Nel 2002 la struttura venne messa il liquidazione, epilogo troppo severo per un’iniziativa rivelatasi tutt’altro che peregrina ma come al solito mal utilizzata. Ci viene da rimpiangere la Rai fine anni ’70, quando l’Azienda di Stato attraversò uno dei periodi più felici dando vita a trasmissioni antesignane delle attuali come Non Stop e Onda Libera con Roberto Benigni, per passare dall’indimenticabile Portobello di Enzo Tortora.

Bisognerebbe avviare un progetto che si ispiri alla formula di Serra Creativa che detto per inciso andava incentivato e non irresponsabilmente cassato, dandola vinta al partito dei format a tutti costi: meglio importare e pagare idee a caro prezzo, già confezionate, piuttosto che una ben più economica e nostrana spremuta di meningi. Ad oggi una possibilità che qualcosa del genere possa rinascere dalle sue ceneri c’è: esiste infatti un Fondo della Creatività di 500mila euro, istituito con la legge finanziaria regionale, nell’ambito della partecipazione della Regione Lazio all’Anno Europeo della Creatività e dell’Innovazione proclamato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo per il 2009, per promuovere la nascita e lo sviluppo di nuove imprese.

Il Fondo è rivolto a tutti gli aspiranti imprenditori e a tutte le piccole e medie imprese del Lazio iscritte da meno di tre anni al Registro delle Imprese, che si impegnino a creare un’attività con un forte connotato creativo, in particolare nel settore dell’audiovisivo, delle tecnologie applicate ai beni culturali, dell’artigianato artistico, del design, dell’architettura e della musica. Se qualcuno ha delle buone idee da proporre anche in tv questo è il momento giusto.

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